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Pc 84: Ratana – Cose preziose

… a Sāvatthī, nel boschetto di Jeta, nel monastero di Anāthapiṇḍika. In quel momento un monaco stava facendo il bagno nel fiume Aciravatī. E un brahmano, dopo aver deposto una borsa con cinquecento monete sul terreno asciutto, se ne dimenticò mentre faceva il bagno nel fiume Aciravatī e se ne andò. Allora quel monaco, pensando: “Non bisogna lasciare che questa borsa di quel brahmano vada perduta.”, e la prese. Poi il brahmano, ricordandosi e tornando indietro in fretta, disse al monaco: “Buon signore, hai visto la mia borsa?” Dicendo: “Eccola, brahmano.”, e gliela restituì.
Quindi il brahmano pensò: “Ora, quale scusa devo inventare per non ricompensare questo monaco?” E dicendo: “Buon signore, non c’erano cinquecento (monete), ma mille (monete).”, e dopo averlo maltrattato, lo lasciò andare. Allora quel monaco, recatosi al monastero, raccontò la faccenda ai monaci. I monaci … lo criticarono, dicendo: “Come può questo monaco raccogliere un tesoro?” …
“È vero, come si dice, che tu, monaco, hai raccolto un tesoro?”
“È vero, signore.”, rispose.
L’illuminato, il signore, lo rimproverò dicendo: “Come puoi, stolto, raccogliere un tesoro? Non è per soddisfare coloro che non sono (ancora) soddisfatti… E così, monaci, questa regola di pratica dovrebbe essere così enunciata:
“Se un monaco raccoglie o fa raccogliere ad un altro un tesoro o ciò che è considerato un tesoro, c’è una colpa da espiare.”
E così il Signore stabilì questa regola di pratica per i monaci.

In quel periodo vi era una festa a Sāvatthī. La gente, dopo essersi adornata con ornamenti, si recò al luogo di piacere. Visākhā, la madre di Migāra, pensando: “Avendo adornato me stessa con ornamenti, andrò al luogo di piacere.”, partita dal villaggio, pensò: “Dopo essere andata al luogo di piacere, cosa farò? E se rendessi omaggio al signore?”, dopo essersi tolta i gioielli e averli posti in un fagotto con il mantello, li diede a una serva, dicendo: “Vieni, prendi questo fagotto.” Visākhā, la madre di Migāra, si avvicinò al Signore; dopo essersi avvicinata e aver salutato il Signore, si sedette a una distanza rispettosa. Lì seduta a una distanza rispettosa, il Signore allietò… deliziò Visākhā, la madre di Migāra, con discorsi sul Dhamma. Visākhā, la madre di Migāra, allietata… deliziata dal Signore con discorsi sul Dhamma, si alzò dal suo posto e, dopo aver salutato il Signore con profondo rispetto, se ne andò. Poi la serva se ne andò dimenticando quel fagotto. Un monaco, avendolo visto, raccontò la faccenda al signore. Egli disse: “Allora, monaco, dopo averlo raccolto, mettilo da parte.” Allora il Signore, in questa occasione, a questo proposito, dopo aver fatto un discorso ragionato, si rivolse ai monaci dicendo: “Vi permetto, monaci, se avete raccolto o fatto raccogliere a (qualcuno) un tesoro o ciò che è considerato un tesoro all’interno di un monastero, di metterlo da parte, pensando: ‘Sarà per il legittimo proprietario.’ E così, monaci, questa regola di pratica dovrebbe essere così enunciata:
“Se un monaco raccoglie o fa raccogliere ad un altro un tesoro o ciò che è considerato un tesoro, se non all’interno di un monastero, c’è una colpa da espiare.”
E così il Signore stabilì questa regola di pratica per i monaci.

A quel tempo nella regione del Kāsi c’era un villaggio in cui il capofamiglia Anāthapiṇḍika, faceva affari, tanto che un ospite si raccomandò al capofamiglia, dicendo: “Se vengono i venerati signori, dovete preparare un pasto (per loro).” In quel periodo alcuni monaci, che stavano compiendo il giro delle elemosine nella regione del Kāsi, giunsero al villaggio in cui c’erano affari per il capofamiglia, Anāthapiṇḍika. Quell’uomo vide quei monaci arrivare da lontano e, vedendoli, si avvicinò a quei monaci; dopo essersi avvicinato e averli salutati, così disse: “Possano, i venerabili, acconsentire al pasto del capofamiglia per domani.” I monaci acconsentirono, tacendo. Allora quell’uomo, verso l’alba, dopo aver fatto preparare cibi deliziosi, dopo aver fatto annunciare l’ora, dopo essersi tolto un anello al dito, dopo aver servito questi beni con il pasto, disse: “Dopo aver mangiato, lasciate che i maestri se ne vadano e io tornerò agli affari.” e, avendo dimenticato un anello, se ne andò. I monaci, avendolo visto, dissero: “Se ce ne andiamo, questo anello andrà perduto.”, e rimasero fermi lì. Allora quell’uomo, di ritorno dagli affari, avendo visto quei monaci, disse: “Venerabili, perché siete ancora seduti qui?” Allora quei monaci, dopo aver raccontato la faccenda a quell’uomo, arrivati a Sāvatthī, la raccontarono ai monaci. I monaci riferirono l’accaduto al Signore. Allora il Signore, in questa occasione, dopo aver fatto un discorso ragionato, si rivolse ai monaci dicendo: “Vi permetto, monaci, se avete raccolto o fatto raccogliere a qualcuno un tesoro o ciò che è considerato un tesoro, all’interno di un monastero o di una casa, di metterlo da parte, pensando: “Sarà per il legittimo proprietario.” E così, monaci, questa regola di pratica dovrebbe essere così enunciata:
“Se un monaco raccoglie o fa raccogliere a qualcuno un tesoro o ciò che è considerato un tesoro, se non all’interno di un monastero o di una casa, c’è una colpa da espiare. Ma se un monaco, avendo raccolto o fatto raccogliere a (qualcuno) un tesoro o ciò che è considerato un tesoro, si trova all’interno di un monastero o di una casa, deve metterlo da parte, pensando: ‘Sarà per il legittimo proprietario.’ Questa è la procedura corretta.”

Tesoro significa: perla, cristallo, lapislazzuli, madreperla, quarzo, corallo, oro, argento, rubino, occhio di gatto.
Ciò che è considerato un tesoro significa: ciò che è di profitto, di utilità per le persone, questo è chiamato ciò che è considerato un tesoro.
Tranne che in un monastero o in una casa significa: mettere da parte in un monastero, in una casa.
All’interno di un monastero significa: all’interno di un monastero quando il monastero è recintato; il perimetro del monastero quando non è recintato.
All’interno di una casa significa: all’interno della casa quando la casa è recintata; i limiti della casa quando non è recintata.
Raccogliere significa: se lo raccoglie lui stesso, c’è una colpa da espiare.
Se fa in modo che qualcuno raccolga significa: se fa in modo che un altro raccolga, c’è una colpa da espiare.
Ma se un monaco, dopo aver raccolto o fatto raccogliere un tesoro… deve essere messo da parte, significa: dopo aver fatto un segno con una forma o un segno, dopo averlo messo da parte, deve essere indicato, dicendo: “Venga colui i cui beni sono perduti.” Se arriva, bisogna dirgli: “Signore, quali sono i suoi beni?” Se riesce a ottenerli attraverso la forma o il segno, bisogna darglieli. Se non riesce a ottenerli, bisogna dirgli: “Esaminateli, signore.” Quando parte da quella dimora, può partire dopo averli depositati nelle mani di coloro che sono monaci degni. Ma se i monaci non sono degni, può partire dopo averli depositati nelle mani di coloro che sono degni.
Questa è la procedura corretta qui significa: questo è il procedimento appropriato in questo caso.

Non c’è colpa se, dopo aver raccolto o fatto raccogliere un tesoro o ciò che è considerato un tesoro all’interno di un monastero o di una casa, lo mette da parte pensando: “Sarà per il legittimo proprietario.”; se prende in custodia ciò che è considerato un gioiello; se lo prende per il tempo necessario; se pensa che siano stracci; se è pazzo, se è la prima colpa.

Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di I.B. Horner, The Book of the Discipline.
Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoPācittiya