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Majjhima Nikaya – Raccolta dei discorsi medi (o di media lunghezza)

Il Majjhima Nikaya o “Discorsi di media lunghezza” del Buddha, è il secondo nikaya del Sutta Pitaka del Tipitaka, ossia Il Triplice Canestro.
Questo nikaya comprende 152 discorsi del Buddha e dei suoi principali discepoli, che costituiscono tutt’assieme un corpo completo di tutti gli aspetti degl’insegnamenti del Buddha. Si divide in tre “pannâsa” :

  • Mûlapannâsa (sutta 1/50)
  • Majjhimapannâsa (sutta 51/100)
  • Uparipannâsa (sutta 101/152)

comprendendo ciascuno 50 sutta, tranne il terzo che ne comprende 52. Ognuno di questi pannâsa viene diviso in 5 “vagga“. I compendi dei sutta ti permetteranno di scegliere appositamente il sutta che ti interessa.

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Mûlapannâsa (sutta 1/50)

MN 1: Mulapariyâya Sutta – La sequenza radice

In questo difficile ma importante sutta, il Buddha passa in rivista uno dei principi fondamentali del pensiero e della pratica buddista: cioè che non c’è nulla — e neanche il Nibbana — che possa venir considerato a buon diritto la sorgente da dove provengono ogni fenomeno ed ogni esperienza.

MN 2: Sabbâsava Sutta – Ogni asava

Il Buddha insegna sette metodi per eliminare le sporcizie profondamente ancorate nella mente (sensualità, cortesia, concetti, e ignoranza) che impediscono la realizzazione del Risveglio.

MN 3: Dhamma dâyada Sutta – Eredi della dottrina

Questo sutta contiene due discorsi separati, il primo dato dal Buddha ed il secondo dal Ven. Sâriputta. Il Buddha urge i bhikkhu di ricevere solo il Bodhipakkhiya Dhamma quanto la Sua eredità, e non le cose materiali come i quattro requisiti. Il Ven. Sâriputta consiglia ai bhikkhu di fare una vita solitaria per giungere al jhâna e sforzarsi di arrivare al Nibbâna abbandonando l’avidità, la mala volontà e l’illusione.

MN 4: Bhaya-bherava Sutta – Spavento e terrore

Cosa ci vorrebbe per vivere nella solitudine del deserto, completamente libero dalla paura? Lo spiega il Buddha.

MN 5 -: Anangana Sutta. – Innocenza

In questo discorso, dato alla richiesta del Ven. Mahâ Moggallâna, il Ven. Sâriputta spiega quattro tipi di individui. a) una persona impura che sa di esserlo, b) una persona impura che non sa di esserlo, c) una persona pura che conosce la propria purezza, e d) una persona pura qui ignora la propria purezza.

MN 6: Akankheyya Sutta – Desiderio per desiderio

Questo sutta descrive come un bhikkhu deve sviluppare sîla, samâdhi e paññâ, in vece di correre presso il vantaggio e la gloria; come deve moderare le sue facoltà, vedendo pericolo in ogni minimo errore.

MN 7: Vatthupama Sutta – Il paragone della veste

Con un semplice paragone, il Buddha illustra la differenza tra una mente sudicia e una mente pura.

MN 8: Sallekha Sutta – Discorso sulla cancellazione

Il Buddha spiega come le qualità nocive della mente possono venir sradicate tramite la meditazione. (Traduzione a cura della Comunità Bodhidharma.)

MN 9: Sammâditthi Sutta – La retta conoscenza

Un discorso lungo e importante del Ven. Sâriputta, con sezioni separate sul salubre e l’insalubre, il cibo, le Quattro Nobili Verità, i dodici anelli della coproduzione condizionata.

MN 10: Satipatthana Sutta – I pilastri del sapere

Le istruzioni pratiche complete del Buddha sullo sviluppo dell’attenzione. [Il testo di questo sutta è identico a quello del Mahâ-satipatthana Sutta (DN 22), tranne che quest’ultimo contiene un’esposizione più dettagliata delle Quattro Nobili Verità]

MN 11: Cûlasihanâda Sutta – Il ruggito del leone

Il Buddha dichiara che è solo col praticare d’accordo col Dhamma che è possibile realizzare il Risveglio. L’insegnamento suo si distingue da quello delle altre religioni e filosofie grazie al suo specifico rigetto di tutte le dottrine del Sè.

MN 12: Mahâsihanada Sutta – Il grande ruggito del leone

Il Buddha espone i dieci poteri di un Tathagâta, le sue quattro specie di intrepidità, ed altre qualità superiori che gli permettono di “mandare il ruggito del leone nelle assemblee” e racconta nel dettaglio le mortificazioni che fece prima di ottenere il Risveglio.

MN 13: Mahâdukkhakkhandha Sutta – Il tronco del dolore

In questo brano, il Buddha descrive gl’inconvenienti del perseguimento dei piaceri sensuali. Dal perseguirli risultano invariabilmente dolore ed infelicità.

MN 14: Mahadukkhakkhandha Sutta – Il tronco del dolore (2)

Questo discorso, dato dal Buddha a Kapilavatthu al principe dei Çakya Mahânâma, spiega alla richiesta di quest’ultimo come l’avidità, la mala volontà e l’ignoranza hanno causato delle macchie morali e della sofferenza.

MN 15: Anumâna Sutta – La misura

Questo discorso fu dato dal Ven. Mahâ Moggallâna ad un gran numero di bhikkhu a Susumâragira nel paese di Bhagga. Gli s’incalza di vedere se sono purgati dalle sedici specie d’ostinazioni come il desiderio disordinato, l’umiliare gli altri mentre si loda se stessi, l’aggressività, ecc. Se queste sedici specie di dhamma malavveduti sono scoperte in sé, bisogna fare uno sforzo risoluto per disfarsene.

MN 16: Cetokhila Sutta – Le angustie del cuore

Questo discorso espone le varie specie d’angustie del cuore: dubbi sul Buddha, sul Dhamma, sul Sangha, dubbi sull’efficacia di sîla, di samadhi, e di paññâ; la mala volontà e l’animosità rispetto ad altri bhikkhu. Vengono anche menzionate le cinque catene: l’attaccamento ai desideri dei sensi, al se, agli oggetti materiali; la mancanza di moderazione nel cibo ed il sonno, ed anche il fatto di non fare la vita santa tranne che per obiettivi limitati alle esistenze felici.

MN 17: Vanapattha Sutta – Solitudine silvestre

Il Buddha descrive in quale misura un monaco deve starsene solo nella solitudine o andarsene da dov’è.

MN 18: Madhupindika Sutta – Il buon boccone

Un uomo che sta cercando rogna chiede al Buddha di spiegare la sua dottrina. La risposta del Buddha non solo mistifica quel tipo, ma anche buon numero di monaci. Il Ven. Mahâ Kaccana finisce per dare una spiegazione, e così facendo, spiega quel che ci vuole per porre un termine alle fonti psicologiche di un conflitto.

MN 19: Dvedhavitakka Sutta – Due specie di pensiero

Il Buddha ricorda gli avvenimenti che lo condussero al suo Risveglio, e descrive la sua scoperta che i pensieri connessi con la sensualità, la mala volontà, e la nocività non portano al Risveglio, mentre quelli che sono connessi con i loro opposti (rinuncia, non mala volontà, e innocuità) lo fanno.

MN 20: Vitakkasanthana Sutta – Il rilassamento dei pensieri

Il Buddha offre cinque metodi pratici di reagire saggiamente ai pensieri maldestri (pensieri connessi con il desiderio, l’avversione, o l’illusione).

MN 21: Kakacupama Sutta – Il paragone della sega

Il Buddha racconta la storia di una saggia schiava che di proposito mette alla prova la pazienza della sua padrona. Il Buddha invoca più memorabili paragoni per illustrare come dobbiamo sviluppare la pazienza.

MN 22: Alagaddûpama Sutta – Ad Arittha

Questo discorso fu dato dal Buddha a Sâvatthi. Il bhikkhu Arittha ha mal capito l’insegnamento del Buddha e sostiene che quest’ultimo ha mostrato come approfittare dei piaceri dei sensi senza mettere in pericolo il proprio progresso sulla Via. Quando il Buddha gli rimprovera le sue cattive viste, dimora impenitente. Il Buddha parla allora ai bhikkhu della mala via d’imparare il Dhamma, dando la parabola del cacciatore di serpi, e quello della zattera.

MN 23: Vammika Sutta – Il formicaio

Un deva fa al Ven. Kumârakassapa una serie di quindici domande che egli ha a sua volta portato al Buddha affinché questi gli delucidi. Il Buddha gli spiega il senso delle domande e lo assiste nella loro soluzione.

MN 24: Ratha-vinita Sutta – I carri staffetta

Servendosi del paragone di un assieme di carri-staffetta, il Ven. Punna Mantaniputta spiega la relazione dei fattori della via con lo scopo della vita santa.

MN 25: Nivâpa Sutta – La pastura

Questo discorso fu dato a Sâvatthi dal Buddha a proposito delle trappole che spettano al bhikkhu viandante, usando della parabola del cacciatore, del seguito del cacciatore, della verde pastura e dei quattro diversi branchi di cervi. Il cacciatore è paragonato a Mâra, il seguito del cacciatore a quello di Mâra, la verde pastura che ha preparato, ai piaceri sensuali, ed i quattro diversi branchi di cervi ai quattro diversi tipi d’eremiti che hanno lasciato la vita domestica.

MN 26: Ariyapariyesana Sutta – Il santo fine

In questo sutta dato a Sâvatthi, il Buddha racconta la sua vita al tempo cui era nato al mondo umano come figlio del re Suddhodana sino al momento del grande discorso sulla messa in moto della Ruota del Dhamma, dando dettagli della sua rinuncia, le sue male pratiche ascetiche iniziali e la sua finale scoperta del Nobile Ottuplice Sentiero. Particolarmente, insiste su di due tipi diversi di questua, quella Nobile e quella Ignobile. Egli spiega come sia estremamente maldestro il correre dietro ai piaceri dei sensi che ci assoggettano alla vecchiaia, alla malattia ed alla morte. La più nobile questua è quella di cercare ciò che ci libera dalla vecchiaia, dalla malattia e dalla morte.

MN 27: Cûlahatthipadopama Sutta – L’orma dell’elefante

A Sâvatthi, il Brahmana Jânussoni chiede all’asceta girovago Pilotika, che appena torna dal Buddha, se ha visto tutte il virtù e il realizzazioni del Buddha. L’asceta girovago gli risponde che solo un Buddha può uguagliare un Buddha in realizzazioni e quindi conoscere tutte il virtù dell’altro. Per quel che lo riguarda, può soltanto esercitare la sua immaginazione nel riguardo, allo stesso modo di un cacciatore che giudicherebbe dalle dimensioni di un elefante alla dimensione delle sue orme. Più tardi, quando il brahmana Jânussoni va a vedere il Buddha e gli riferisce questa conversazione, il Buddha gli dice che persino la dimensione delle orme dell’elefante potrebbe ingannare. Questo accade quando si seguono l’orme, e si finisce per vedere lo stesso animale, solo allora è possibile giudicare correttamente delle sue dimensioni. Così le virtù del Buddha e dell’insegnamento suo non possono essere pienamente apprezzate se non si segue l’insegnamento e che non si pratica ciò che egli insegnò, sino alla meta finale dello stato di Arahant.

MN 28: Mahâ-hatthipadopama Sutta – L’orma dell’elefante (2)

Spiegazione delle quattro nobili verità, ponendo l’accento sull’aggregato della forma fisica e che dimostra come tutti gli aggregati sono in relazione mutua e come tutte il quattro nobili verità, così come il principio di coproduzione condizionata, è in relazione con gli aggregati.

MN 29: Mahâsâropama Sutta – Il paragone del legno

A Râjagaha, alludendo a Devâdatta che si accontentava del profitto e della gloria perché aveva realizzato i poteri sopranormali ed aveva lasciato l’insegnamento per causare uno scisma nel Sangha, il Buddha dice che suo insegnamento non è per il profitto e la gloria che sono come le crescite ed i rami di un albero; non solo per l’adempimento in sîla che è possibile paragonare alla corteccia esterna dell’albero; né per l’unico stabilirsi della concentrazione per ottenere i poteri sopranormali che sono come l’alburno dell’albero. Il Dhamma è insegnato per il conseguimento del livello di arahant, e solo somiglia al cuore del tronco.

MN 30: Cûlasâropama Sutta – Il paragone del legno (2)

Questo discorso venne dato da Buddha a Sâvatthi in connessione col Brahmana Piñgalakoccha che chiese al Buddha se tutti i sei insegnanti che dicevano di essere Buddha erano davvero risvegliati. Il Buddha gli spiegò che la pratica del Brahmacariya insegnata da un Buddha porta all’essere un Arahant, e non solo al compimento del guadagno e della gloria, o dei poteri sopranormali.

MN 31: Cûlagosinga Sutta – Nella selva Gosingam (1)

Il Venerabile Anuruddha, il Venerabile Nandiya ed il Venerabile Kimila stanno nel bosco di Sal di Gosinga. Il Buddha li viene a visitare e n’elogia il modo di vivere, così come praticano la vita santa in perfetta armonia e concordia tra loro, così essi formano l’ornamento di quello stupendo parco boscoso.

MN 32: Mahâgosinga Sutta – Nella selva Gosingam (2)

Mentre risiede il Buddha nel bosco di Sal di Gosinga, il venerabile Sâriputta gli chiede: “Chi ornerebbe ancor più quel parco boscoso accrescendone così la bellezza?” Questo discorso riporta le diverse risposte offerte dai venerabili Revata, Anuruddha, Mahâ Kassapa, Mahâ Moggallâna, Sâriputta e dal medesimo Buddha.

MN 33: Mahâgopâlaka Sutta – Il bovaro

Le condizioni grazie alle quali l’Insegnamento crescerà e prospererà e le condizioni in cui declinerà e si corromperà. Si da l’esempio di un vaccaio. Quando vengono dati undici talenti ad un vaccaio per la manutenzione del branco, vi è progresso e accrescimento nel suo lavoro. Parimenti accade quando il bhikkhu è abile e compiuto in undici fattori quali la conoscenza della verità sui khandha, la pratica di sîla, di samâdhi ed di paññâ ecc.

MN 34: Cûlagopâlaka Sutta – Il bovaro (2)

Gli undici fattori la cui mancanza contribuirebbe alla decadenza ed alla rovina del Dhamma. Così come il bestiame che attraversando dal posto sbagliato della riva viene perduto e non giunge sicuramente alla riva opposta perché commesso alla cura di un vaccaio poco avveduto o maldestro , parimenti (o in egual modo) i discepoli degli insegnanti che non sono compiuti nella conoscenza della Verità, dei khandha, ecc., finirebbero in rovina.

MN 35: Cûla-Saccaka Sutta – Piccolo discorso a Saccako

Un dibattito tra il Buddha e Saccaka l’asceta girovago a proposito di atta. Saccaka sostiene che rûpa, vedanâ, saññâ, sankhâra e viññâna sono l’atta di ciascuno. Che sia atta ad approfittare del frutto delle buone azioni e soffrire le conseguenze delle cattive. Il Buddha rifiuta la sua teoria col far notare che nessuno tra i khandha sia atta, ciascuno essendo soggetto alle leggi di anicca, dukkha, ed anatta, ed assolutamente non riconducibili al controllo di chiunque. Saccaka deve ammettere la sconfitta in presenza dei suoi discepoli.

MN 36: Mahâ-Saccaka Sutta – Il discorso maggiore a Saccako

Qua, il Buddha rammenta le sue passate pratiche di meditazione e le austerità che lo portarono finalmente a scoprire la via verso il Risveglio.

MN 37: Cûlatanhâsankhaya Sutta – Annientamento della sete

Alla richiesta di un re dei deva, per sapere come un discepolo del Buddha si allena per realizzare il Nibbâna, il Buddha gli fa una breve descrizione di come un capo di casa, dopo l’aver lasciato la casa, si da un programma di allenamento che gradualmente purifica la sua mente da tutte le lordure morali, e lo porta allo scopo finale.

MN 38: Mahâtanhâsankhaya Sutta – Annientamento della sete (2)

Un discepolo del Buddha, dal nome di Sâti, sostiene la vista che il Buddha ha insegnato: La medesima coscienza trasmigra ed vaga.’ Altri discepoli hanno provato a farlo desistere da questa vista falsa, ma senza risultato. Il Buddha gli dice di non aver mai insegnato tali viste false. Ha soltanto insegnato che ‘la coscienza nasce dalle condizioni; non c’è nascita della coscienza senza le condizioni.’

MN 39: Mahâ-assapura Sutta – Il paragone del legno

La gente di Assapura, un borgo mercataro della contrada di Anga, è ardentemente devota al Buddha, al Dhamma ed al Sangha, aiutando ed assistendo i membri dell’Ordine, offrendo il necessario ai bhikkhu. Per gratitudine per il loro sostegno, il Buddha incalza i bhikkhu nel fare sforzi accaniti nel loro allenamento e nella loro pratica del Dhamma, progredendo tappa per tappa; col cominciare per evitare le azioni cattive, a moderare le azioni fisiche e vocali, procedendo alla moderazione mentale grazie alla meditazione, ed in seguito, progredendo verso l’ottenimento dei quattro livelli di jhâna, e finalmente al livello in cui tutte le lordure morali vengono eliminate ed è ottenuto il Nibbâna.

MN 40: Cûla-assapura Sutta – Presso Assapuram

Per gratitudine per il sostegno portato dai devoti di Assapura, il Buddha incalza i bhikkhu nel mostrarsi degni del nome di samana e di brâhmana. Samana significa colui che ha calmato le passioni, brâhmana colui si è sgomberato delle lordure. Un bhikkhu si deve quindi sottomettere alla disciplina ed alla pratica come mostrate dal Buddha finché abbia eliminato tutte le dodici impurezze che sono l’invidia, la mala volontà, l’inganno, le viste erronee, ecc.

MN 41: Saleyyaka Sutta – I brahmani di Sala

Il Buddha spiega ad un gruppo di signori di casa brahmani come le nostre azioni presenti — di corpo, di discorso, e di mente — determinino le nostre fortune nell’avvenire.

MN 42: Verañjaka Sutta – I bramani di Sala

Simile al sutta precedente.

MN 43: Mahâvedalla Sutta – Le spiegazioni

Il venerabile Mahâkotthhika fa numerose domande al venerabile Sâriputta in Sâvatthi su di una persona senza istruzione che non avrebbe paññâ, e persone colte che avessero paññâ; numerose domande su di viññâna e vedana, e la differenza tra paññâ e viññâna, e tante altre cose. Il venerabile Sâriputta l’obbliga con risposte dettagliate.

MN 44: Cûla-vedalla Sutta – Sutta delle brevi spiegazioni

Ci sono questi cinque attaccamenti agli aggregati: cioè l’attaccamento alla forma, alle sensazioni, alle percezioni, alle tendenze e alla coscienza. Questi cinque attaccamenti agli aggregati sono l’illusione dell’ego esposta dal Beato. (Traduzione a cura della Comunità Bodhidharma.)

MN 45: Cûla-dhammasamâdâna Sutta – Il modo di vivere

Andrà bene qualcosa soltanto a ragione della nostra impressione che sta bene?

MN 46: Mahâ-dhammasamâdâna Sutta – Il modo di vivere (2)

Le quattro pratiche descritte nel Cûladhammasamâdâna Sutta vengono spiegate con più dettagli, con la parabola del succo di frutta avvelenato, del cordiale delizioso e della preparazione medicinale di urina di mucca.

MN 47: Vimansaka Sutta – L’indagatore

Ogni pretesa alla buddhità può venir messa a prova grazie al modo preconizzato in questo sutta che espone la procedura dettagliata.

MN 48: Kosambiya Sutta – A quelli di Kosambî

Il Buddha spiega ai bhikkhu di Kosambî come la bontà amichevole dev’essere alla basi delle loro relazioni, poiché quelli stavano vivendo nella discordia a ragione del loro dissentire su delle bazzecole.

MN 49: Brahmanimantanika Sutta – Visita a Brahma

Il deva Brahmâ Baka reggeva false teorie sull’eternità, credendo nella permanenza, nella stabilità e nella resistenza. Il Buddha gli fa notare quanto sbagliasse dicendo così.

MN 50: Mâratajjanîya Sutta – Mâra respinto

Il Venerabile Mahâ Mogallâna racconta come Mâra lo aveva qualche volta turbato col infliggendoli dolori e fitte allo stomaco. Per farlo desistere dal tormentarlo fu necessario raccontargli come erano andate le cose a suo zio all’epoca.

Majjhimapannâsa (sutta 51/100)

MN 51: Kandaraka Sutta – Per Kandaraka

A Campâ, Kandaraka, l’asceta, e Pessa, figlio d’un cornac, si stupivano del silenzio mantenuto dall’ingente congregazione di bhikkhus, senza fiatare, senza persino starnutire né tossire. Il Buddha gli spiega che tale silenzio è dovuto al compimento della loro samâdhi ed al loro allenamento nei quattro metodi di attenzione costante. Elucida pure i quattro tipi di individuo che s’impegnano nella meditazione.

MN 52: Atthakanâgara Sutta – Atthako

Il capo di casa Dasama di Atthhaka vuole sapere se esiste un semplice dhamma che possa essere causa della liberazione e della realizzazione del Nibbâna. Il venerabile Ânanda lo informa che c’è un gruppo di dhamma, undici nel totale, cioè, i quattro jhâna, le quattro pratiche di Brahmavihâra, e l’Akâsânañcâyatana, il Viññânañcâyatana, anziché l’Akiñcaññâyatana. Contemplare la natura impermanente di ognuno di questi dhamma conduce la persona al Nibbâna.

MN 53: Sekha-patipada Sutta – I passi del combattente

“Compiuto nella chiara conoscenza e nella condotta” è il qualificativo standard per il Buddha. Questo sutta ne spiega il significato, e mostra che può tanto quanto servire a descrivere un arahant.

MN 54: Potaliya Sutta – Per Potaliya

Grazie a sette pittoreschi paragoni sugli inconvenienti delle passioni sensuali, il Buddha insegna a Potaliya il capo di casa, ciò che significa, nella disciplina di un nobile, l’aver totalmente espunto gli affari mondani.

MN 55: Jîvaka Sutta – Jîvaka

A Râjagaha, Jîvaka, il grande medico, chiede sapere se è vero che il Buddha mangia della carne di animali ammazzati proprio per lui. Il Buddha gli risponde di aver fatto una regola per i suoi bhikkhu di non condividere di nessuna carne cui hanno visto o sentito dire o avuto ragione qualsiasi di pensare che sia stata preparata specialmente per loro. Per di più, un bhikkhu non deve mostrare premura alcuna per il cibo ne mostrarsi avido nel mangiarlo; anzi, deve mangiare pensando di aver accettato questo pasto solo per sostentare il suo corpo, al fine di proseguire nella via della liberazione.

MN 56: Upâli Sutta – Upâli

Un eminente e ricco discepolo laico di Niganthha Nâthaputta è stato mandato dal suo maestro per incontrare il Buddha e vincerlo argomentando su di certi aspetti della teoria del Kamma. Mentre il Niganthha insisteva sulle azioni fisiche e vocali quanto più produttive di effetti risultanti, il Buddha sostiene che sia la volizione o l’azione mentale ad essere la prima. Con tale discorso, il Buddha convertì Upâli, e Nâthaputta, sommerso da un’intensa rabbia causata dalla perdita del suo più eminente discepolo, morì.

MN 57: Kukkuravatika Sutta – Il penitente cane

Agisci come un cane e lo diventerai. Bisogna scegliere con cura le proprie azioni!

MN 58: Abhaya Sutta – Abhayo il figlio di re

Il Buddha spiega i criteri per determinare se qualcosa vale o meno la pena di dirla. Questo discorso è un bellissimo esempio dell’agevolezza del Buddha in quanto insegnante: non solo parla a proposito della parola corretta, ma la dimostra persino nell’azione.

MN 59: Bahuvedaniya Sutta – Molte sensazioni

Dopo l’aver risolto una lite sulla classifica dei sentimenti, il Buddha enumera le diverse sorte di piaceri e di gioie che possano sperimentare gli esseri.

MN 60: Apannaka Sutta – Sicurezza

Gli abitanti del paese di Sâlâ, nel Kosala, non avevano ancora accettato nessuno degl’insegnamenti dei capi delle diverse scuole che visitavano il loro paese. Il Buddha gli dimostra la via retta che non gli traviasse. Le viste false degli scolastri vengono messe a contrasto colle viste corrette proposte dal Buddha; Gli vengono spiegati i svantaggi delle viste false ed i vantaggi delle viste corrette.

MN 61: Ambalatthikarahulovâda Sutta – Lezione a Rahulo

Il Buddha ammonisce il suo figlio, il novizio Rahula, sui pericoli della menzogna e sottolinea l’importanza di una riflessione costante sulle nostre motivazioni.

MN 62: Mahârâhulovâda Sutta – Lezione a Râhulo (2)

Discorso sui cinque khandha dato a Sâvatthi dal Buddha a Râhulo all’età di diciott’anni. Il venerabile Sâriputta insegna anche a Râhulo la meditazione sull’Anâpâna. Il Buddha gli spiega in seguito i vantaggi della meditazione di Anâpâna e gli fa un altro discorso sui quattro grandi elementi.

MN 63: Cûla-Malunkyovâda Sutta – Il figlio della Malunkya

Il Ven. Malunkyaputta minaccia di sfrattarsi a meno che il Buddha risponda a tutte le sue domande speculative e metafisiche. Grazie ad un paragone celebre dell’uomo colpito da una freccia avvelenata, il Buddha gli rammenta che certe domande non valgono la pena di venir fatte.

MN 64: Mahâ- Malunkyovâda Sutta – Il figlio della Malunkya (2)

Questo discorso, inizialmente rivolto al bhikkhu Mâlunkyâ, a Sâvatthî, e poi ad Ânando ed a tutti i monaci presenti, chiarisce cinque dei dieci impedimenti (samyojana), che conducono gli esseri a infimi destini: nella personalità (sakkâyaditthi), dubbio scettico (vicikiccha), attaccamento a pratiche errate (sîlabbata-parâmâsa), desideri sensuali (kâmarâga) e avversione (vyâpâda).

MN 65: Bhaddâli Sutta – Bhaddâli

Questo discorso è un’esortazione al bhikkhu Bhaddâli che aveva rifiutato di osservare la regola disciplinare di mangiare una sola volta al giorno e mai dopo mezzogiorno. Il Buddha indica perché i monaci mendicanti devono attenersi alle regole da lui esposte se vogliono conseguire la meta che si propongono. Nella parte finale si accenna al fatto che, ancora vivente il Buddha, nell’Ordine, ormai affermato, si manifestava già un certo decadimento. In ultimo si paragona l’addestramento di un puledro purosangue a quello di un monaco.

MN 66: Lathukikopama Sutta – Il paragone della quaglia

Questo discorso fu fatto al Ven. Udâyî in relazione all’osservanza delle regole della disciplina. Allorché i cinque poteri (bala), cioè fede, energia, consapevole presenza, concentrazione e conoscenza intuitiva (saddhâ, viriya, sati, samâdhi e paññâ) non sono ben sviluppati, il bhikkhu trova persino molto fastidiosa e faticosa una meschina restrizione come astenersi dal cibo al pomeriggio e alla sera. Ma quando i cinque poteri sono completamente sviluppati, anche le più severe regole possono essere osservate senza alcuna difficoltà o disagio.

MN 67: Catûma Sutta – Presso Catûma

Questo discorso fu tenuto, a Câtumâ, ai discepoli dei Ven. Sâriputto e Moggallâno che erano giunti con cinquecento bhikkhu per visitare il Buddha. Il Sublime, sconcertato dal chiasso che facevano nel sistemarsi, dapprima li allontanò, poi li ricevette e insegnò loro i pericoli che, come quelli che si affrontano in acqua, vi sono nella vita dei bhikkhu e dai quali devono stare in guardia, ossia: insofferenza verso coloro che li istruiscono e li guidano; inosservanza delle regole come quella che si riferisce al prendere i pasti, al pericolo rappresentato dalle donne, e al controllo dei sensi.

MN 68: Nalakapâna Sutta – Presso Nalakapâna

Questo discorso, tenuto al Ven. Anuruddho presso Nalakapânam, spiega che il Buddha poteva rivelare cos’era successo ai monaci, alle monache ed ai seguaci laici deceduti, non per ingannare la gente, né per sollecitare elogi, doni ed ammirazione, ma per suscitare utile entusiasmo e fede nei seguaci. Il discorso attesta implicitamente che non solo ai monaci e alle monache, ma anche alle seguaci ed ai seguaci laici era accessibile il Risveglio in vite future.

MN 69: Gulissani Sutta – Gulissani

Questo discorso fu tenuto dall’on. Sâriputto, con riferimento al comportamento del bhikkhu Gulissâni, eremita di bosco, sui doveri che deve osservare chi risiede presso i confratelli dell’Ordine.

MN 70: Kîthâgiri Sutta – Presso Kîthâgiri

Questo discorso, che inizia riguardando i vantaggi del prendere i pasti solo prima del mezzogiorno, si estende a considerare come il maestro esprime con conoscenza i suoi giudizi; elenca quanti tipi di discepoli vi sono al mondo; e indica come un discepolo accorto dovrebbe accogliere con fiducia, senza mercanteggiare, i suggerimenti del maestro su cose da lui provate vantaggiose.

MN 71: Tevijjavaccha Sutta – Vacchagotto

Vacchagotto, un asceta errante, interroga il Buddha per sapere se è giusto dire che Egli è sempre in possesso di chiaro sapere sia camminando, sia da fermo, sia da sveglio che dormendo. Il Buddha risponde che non è giusto dire così. Egli dice che, invece, è in possesso di tre conoscenze: quella del passato, quella della vista divina e quella della liberazione.

MN 72: Aggi-Vacchagotta Sutta – Vacchagotto (2)

Questo discorso fu tenuto dal Buddha a Sâvatthî all’asceta errante Vacchagotto che spesso avvicinava il Sublime per interrogarlo su qualche particolare dell’insegnamento, massime sull’assenza di un sé (anattâ). In questo caso Egli spiega a Vacchagotto che i suoi insegnamenti non sono opinioni o teorie perché Egli ha visto la natura delle cose come esse sono realmente, e gli chiarisce che le congetture sono inappropriate, che la dottrina è complessa e richiede applicazione, e che non ci sono parole per definire ciò che accade dopo il Risveglio.

MN 73: Mahâ-Vacchagotta Sutta – Vacchagotto (3)

Questo discorso fu tenuto dal Buddha a Vacchagotto a Râjagaham. In questa sua visita al Sublime, Vacchagotto, non più ossessionato dalle sue solite incomprensioni della Dottrina, lo interroga su ciò che, in breve, nell’azione è vantaggioso e ciò che non lo è. Poi, rassicurato nell’apprendere che persino numerosissimi seguaci laici hanno praticato l’ascesi con successo, chiede ed ottiene l’ordinazione a mendicante, a bhikkhu. Quindi, seguendo le istruzioni del Sublime e praticando col massimo zelo, raggiunge in vita lo stato di Meritante il Nibbâna.

MN 74: Dîghanaka Sutta – Dîghanako

Questo importante discorso fu tenuto, presso Râjagaham, a Dîghanakho, un asceta errante. Durante il sermone, l’on. Sâriputto che stava amorevolmente rinfrescando il Buddha col ventaglio, pur non essendo il discorso pronunciato per lui, progredì dallo stato di Sotapanna che aveva già conseguito, a quello di Arahant, e Dîghanakho raggiunse quello di Sotapanna.

MN 75: Mâgandiya Sutta – A Mâgandiyo

Nel borgo mercataro di Kammâsadhamma, nel paese dei Kuru, Mâgandiyo, l’asceta girovago, si offende della critica fattagli dal Buddha sulle sue viste sbagliate. IL Buddha lo esorta a praticare il controllo dei sensi e dei pensieri sensuali. Racconta come il Buddha lasciò i suoi palazzi per scoprire la Verità, come conseguì il frutto del Risveglio, e paragona le gioie dell’esistenza samsarica al fittizio piacere che prova un povero lebbroso nell’esporre le proprie piaghe al calore d’una fornace di carboni ardenti. Mâgandiya abbandona quindi le sue viste sbagliate e diventa un discepolo del Buddha.

MN 76: Sandaka Sutta – A Sandako

Discorso tenuto presso Kosambî a Sandako ed ai suoi seguaci da Ânando. In esso sono esaminate criticamente le molteplici dottrine in voga in quel tempo e, in ultimo, è esposta la dottrina del Buddha.

MN 77: Mahâsakuludâyi Sutta – Sakuludâyi

Una volta che il Buddha durante il monsone si trovava presso Râjagaham insieme a sei altri noti asceti capiscuola, l’asceta errante Udâyî gli riferì che gli altri maestri non erano venerati come lui dai loro discepoli. Secondo Udâyî, ciò era causato da cinque ascetiche virtù del Buddha che però gli chiarì quali erano le vere ragioni che determinavano la venerazione di cui godeva persino da parte di quei discepoli che avevano abbandonato l’Ordine.

MN 78: Sâmana-Mundika Sutta – Il figlio della Samanamundika

L’asceta Ugghâhamâno, figlio della Samanamundikâ, asseriva che chi non fa cattive azioni, non dice cattive parole, non ha cattivi pensieri e conduce una vita non malvagia, può raggiungere la meta più alta dell’ascetismo, ma il Buddha, al quale s’era rivolto l’architetto Pañcakango per averne un chiarimento, replicò che, in pratica, solo il seguire l’Ottuplice Sentiero può farlo.

MN 79: Cûlasakuludâyi Sutta – Sakuladâyi (2)

Vivace dialogo, tra il Buddha e il pellegrino Sakuludâyî, avvenuto presso Râjagaham. La conversazione, pur riferendo nel solito modo cristallizzato, circostanze ambientali e brani della dottrina sulle varie contemplazioni (jhâna) da sperimentare per il conseguimento del Risveglio, riporta, con più realismo che in altri sutta, l’atmosfera in cui avvenivano gli incontri con gli spesso turbolenti asceti itineranti.

MN 80: Vekhasana Sutta – Vekhasano

In questo sutta il Buddha, dopo un inizio fotocopia del sutta antecedente, spiega all’asceta errante Vekhanaso com’è necessario vigilare sui sensi, e come un uomo intelligente ed onesto, che segue con zelo le sue istruzioni, non tarda a constatare da sé la loro validità, ed a fruire dei relativi conseguimenti spirituali.

MN 81: Ghatîkârasuttam – Ghatîkâro

Questo racconto viene riferito ad Ânando dal Buddha mentre stanno percorrendo il Kosalo e giungono là dove in un tempo remoto era la città di Vebhalingam. Il Buddha narra di un remoto Svegliato residente nelle sue vicinanze, il Buddha Kassapo, di un suo seguace dalla leggendaria devozione, il vasaio Ghatîkâro, e del suo diletto amico, un giovane brâhmano di nome Jotipâlo. La virtuosissima devozione del vasaio fa sì che il Sublime Kassapo rinunci alla generosa ospitalità del mahâ-râja Kikî, il gran re di Kâsi, che lo vorrebbe ospitare a Benâres, insieme a tutti i monaci che sono con lui, per i tre mesi del monsone, preferendo ritornare a Vebhalingam da Ghatîkâro. Il giovane Jotipâlo, presentato dal vasaio Ghatîkâro al Buddha Kassapo, e da questi efficacemente catechizzato, viene accolto nell’Ordine. In un’altra versione dello stesso sutta, si dice che il Buddha Gotamo riveli che Jotipâlo era lui stesso in un’esistenza anteriore. Cosa che non compare nella versione del De Lorenzo.

MN 82: Ratthapâla Sutta – Ratthapâlo

Ratthapâlo, giovanissimo figlio di un’importante famiglia, dopo aver ascoltato un istruttivo e convincente sermone del Buddha, ottiene dai suoi, comprensibilmente ostili, insistendo ed a fatica, il consenso a diventare asceta nell’Ordine dei mendicanti. Divenutolo, con zelo e dedizione non tarda a diventare un Arahant. Ritornato a visitare i suoi, così com’era nei patti, viene da loro inutilmente tentato, con offerte di ricchezze e delle belle sposine disponibili, ad abbandonare l’ascesi per godersi la vita. Persino un re gli chiede cosa l’abbia indotto ad abbandonare così giovane la ricca casa per la mendicità, ed egli, ormai felicemente realizzato, gli chiarisce in versi per quali ragioni lo ha fatto. Un sutta molto bello e vivace.

MN 83: Makhadeva Sutta – Makhadevo

Il racconto leggendario di una duratura dinastia di re più che longevi, – racconto che sembra appartenere ai Jâtaka più che al Majjhimanikâyo -, se non fosse rivolto solo al fedele cugino e devoto assistente Ânando, si direbbe esser servito al Buddha come espediente per catturare l’attenzione e l’interesse di un pubblico altrimenti distratto, in modo da poter esporre in chiusura, brevissimamente, la “virtuosa regola” dell’Ottuplice Sentiero, e invogliare a seguirla. Senz’altro qualcuno, incuriosito, avrebbe poi chiesto, in separata sede, chiarimenti ed approfondimenti sulla Via di Mezzo.

MN 84: Madhura Sutta – A Madhura

A Madhura, il venerabile Mahâkaccâna rifiuta le pretese dei brahmani ad effetto che i soli brahmani sono nobili e superiori, e gli altri inferiori. Egli spiega al re Madhura che è la moralità di una persona e non la sua nascita che stabilisce la nobiltà. Chiunque, brahmano, khattiya, vessa o sudda che compiesse una cattiva azione rinascerebbe negli stati d’infortunio, mentre chi facesse un’azione buona rinascerebbe negli stati di felicità. Il colloquio tra l’on. Mahâkaccâno ed il re Madhuro di Avanti avviene; come si scopre a sorpresa alla fine del sutta; allorché il Buddha era già estinto. In esso si dimostra che, contro la comune opinione che i brâhmani fossero la casta più elevata, le quattro caste si equivalgono nel bene come nel male. Come il Buddha aveva anche detto: “Non per nascita si è nobili, ma per come si agisce.”

MN 85: Bodhirâjakumâra Sutta – Bodhi, figlio del re

Questo discorso del Buddha, tenuto al principe Bodhi presso la città di Sumsumâragiram nella terra di Bhaggâ, prendendo spunto da una riflessione del principe, racconta come anch’egli in passato l’abbia pensata come lui, e come ciò lo abbia indotto a praticare l’ascetismo. Tuttavia, attraverso le esperienze, dapprima parzialmente infruttuose, di tutta una vita, sia poi giunto, sempre cercando con zelo la Verità, a raggiungere il Risveglio. Curioso il breve cenno, non commentato, in cui il penitente nudo Upako, pur attratto dal più che sereno aspetto dell’appena Illuminato, non accetta che Egli, con ricercati versi, si proclami perfetto Svegliato, e si allontana scrollando scetticamente il capo. Il non aver, nei secoli, voluto omettere questa che appare come una sconfitta del Sublime, sembra conferire una patente di autenticità a tutta la raccolta dei sutta. Importante l’affermazione finale del Buddha che chi possiede fede, salute fisica, integrità, zelo costante e intelligenza può, se istruito da Lui, raggiungere il Risveglio dal mattino alla sera, o viceversa. Peccato non poterne più approfittare! Oppure…?

MN 86: Angulimala Sutta – A proposito di Angulimâlo

In questo sutta frammentato, ecco la storia del brigante Angulimâlo che, benché il suo vero nome fosse proprio Ahimsako, Innocenzo (!), era diventato un brigante che tagliava le dita alle sue vittime e se ne faceva una collana, da cui il soprannome Angulimâlo, anguli f. = dito, mâlâ f. = collana. Nonostante i suoi misfatti, divenne uno dei santi seguaci del Buddha.

MN 87: Piyajatika Sutta – Ciò che si ama

Ad un padre muore il figlioletto e, disperato, si rivolge al Buddha il quale osserva che tale disperazione è naturale per una tale disgrazia, ed osserva che anche l’amore è fonte di dolore. Quest’ultima osservazione non piace al padre che, indignato, si rivolge a dei giocatori di dadi per sfogare la propria amarezza, ed essi condividono il suo parere: ciò che si ama è fonte di gioia, non il contrario. Venuto a conoscenza di questo dissidio, il mahâ-râjâ del mahâjanpad (1) Kâsi-Kosalo, Pasenadi (sansc.:Prasenajit, figlio di Mahâkoshal), prende in giro la moglie per la sua credulità nei confronti dell’asceta Gotamo, ma la regina Mallikâ riesce a convincerlo che il Buddha non ha parlato a sproposito.

MN 88: Bâhitika Sutta – Il panno

Dialogo tra l’on. Ânando e il re Pasenadi del Kosalo sulle azioni, le parole ed i pensieri che risultano graditi oppure sgraditi agli asceti, ai religiosi e agli intelligenti. Dialogo ripetitivo che viene compensato dal re Pasenadi col dono di una balla di panno di Bâhiti – a sua volta ricevuta in dono dal re del Maghadâ, Ajâtasattu (l’Invitto-dai-nemici) – adatta per confezionare l’abito monacale.

MN 89: Dhammacetiya Sutta – Monumenti di verità

In questo sutta il mahârâjâ Pasenadi di Kosalo fa una sperticata propaganda al Buddha, alla Dottrina ed alla Comunità. Come risulta anche da altri sutta, non tutto era così idilliaco: tra i bhikkhu, non mancavano discussioni e persino risse.

MN 90: Kannakatthala Sutta – Alla Pietraspaccata

In questo sutta il re Pasenadi interroga il Buddha sull’onniscienza, chiede se vi sono differenze tra le quattro caste, e lo interroga sugli dèi e su Brahmâ. Il Buddhâ risponde a tutto tranne che al quesito su Brahmâ, perché interrotto, ma il re Pasenadi, non sembra accorgersene e proclama d’essere soddisfatto delle spiegazioni. Il re è ottantenne e si possono capire le sue manchevolezze. Al dialogo partecipano marginalmente Ânando e il generale Vidûdabho. Quest’ultimo si fa anche una magra quando viene contraddetto dal sacerdote Sañjayo a proposito d’un pettegolezzo di corte, ma l’annuncio che i carri sono pronti e la decisione del re che è tempo di partire, lascia tutto irrisolto. Vi è anche la fugace presenza di due devote sorelle di non si sa chi. Cosa strana è che il re Pasenadi non riconosca Ânando, mentre i due s’erano già incontrati nell’ottantottesimo discorso. Tutti i testi indiani, osserva giustamente il De Lorenzo, non badano molto alla successione del tempo.

MN 91: Brahmâyu Sutta – Brahmâyu

In questo sutta il vecchio brâhmano Brahmâyu incarica il suo allievo Uttaro di verificare se il celebrato asceta Gotamo abbia le tradizionali caratteristiche che identificano un uomo eccezionale il cui destino è quello di divenire un sovrano universale o un perfetto Svegliato. Uttaro ne riconosce a vista molti dei trentadue attributi di un grande uomo, ed ha poi la costanza di seguirlo sette mesi per controllarne il comportamento in ogni circostanza. Riferisce poi nei particolari tutto al maestro che, ammirato, coglie l’occasione di una visita del Buddha a Mithilâ, dove il vecchio risiede, per incontrarlo. Il Buddha lo istruisce nella dottrina e il vecchio, eccezionalmente dotato, riesce a trarne il massimo profitto prima di morire. Non tornerà più in questo mondo!

MN 92: Sela Sutta – Selo

Questo sutta racconta la conversione del brâhmano Selo e dei suoi trecento discepoli. Impressionante il numero di monaci mendicanti che seguivano il Buddha in questa occasione: milleduecento! Un grossissimo impegno per chi s’impegnava di nutrirli! E ancora una volta si riconoscono al Buddha i trentadue attributi di un grande uomo, elencati nei sacri testi dei brâhmani.

MN 93: Asslâyana Sutta – Asslâyano

In questo sutta il giovane brâhmano Assalâyano viene invitato, suo malgrado, da cinquecento brâhmani a sostenere davanti al Buddha la superiorità della casta sacerdotale brâhmana sulle altre tre caste. Il Buddha, dopo averlo superato e portato a vergognarsi, racconta che questa falsa opinione ebbe inizio tra sette antichi vati (presunti) brâhmani, e che essa fu smentita dal ragionamento del vate Asilo Devalo che, maledetto dai sette prima di essere da loro riconosciuto, si rafforzò invece di rimanerne incenerito. Tra l’altro questo fatto della maledizione inefficace distingue il miracolo non santo della magia nera – anariyâ iddhi – da quello santo – ariyâ iddhi – che consiste nel dominio su se stessi e nella magia bianca dello Yoga (esposta nei discorsi LXXIII e LXXVII).

MN 94: Ghothamukha Sutta – Ghothamukho

Il brâhmano Gothamukho, incontrando casualmente l’on. Udeno presso Benâres, dice malignamente di dubitare che vi siano veri mendicanti religiosi. Ne nasce un dialogo che riporta il già sentito insegnamento sui tormentatori di sé e del prossimo, e sull’autentica vocazione e disciplina dei mendicanti dell’Ordine del Buddha. Quando il brâhmano manifesta d’essere soddisfatto di ciò che gli è stato insegnato e chiede di essere accettato come seguace dell’Ordine, l’on. Udeno gli rivela che il Buddha è morto.

MN 95: Cankî Sutta – Cankî

In questo sutta si paragonano i brâhmani ed il loro insegnamento ad una fila di ciechi. E il Buddha insegna come indagare su chi insegna la verità, come ricercare la verità, come comprenderla; come farla propria; e quali sono le cose più importanti per il conseguimento della verità.

MN 96: Esukârî Sutta – Esukârî

Ancora una volta il Buddha, contrastando l’opinione dei brâhmani, proclama l’uguaglianza delle caste e conferma che la nobiltà di un uomo non deriva dalla nascita, ma dal comportamento.

MN 97: Dhanañjâni Sutta – Dhanañjani

Nella prima parte di questo sutta si spiega che i gravosi impegni verso le persone che amiamo, che dipendono da noi, o i giusti impegni sociali in genere, non giustificano comportamenti scorretti per essere affrontati e risolti, e non sfuggono alle conseguenze karmiche che ne derivano. Nella seconda parte il sacerdote Dhanañjani, gravemente malato, chiede aiuto all’on. Sâriputto che, sviato da un pregiudizio sulle tendenze dei brâhmani, non lo aiuta a raggiungere il fine supremo dell’ascetismo che poteva essere alla sua portata, prima di morire. Il Buddha, con garbo, glielo fa notare.

MN 98: Vâsettha Sutta – Vâsettho

Lungo sutta quasi tutto in versi, sia nella domanda che nella risposta, dove il Buddha precisa dettagliatamente che considera brâhmano autentico, non chi lo è per nascita, ma chi lo è per comportamento.

MN 99: Subha Sutta – Subho

Il giovane brâhmano Subho, come tutti i brâhmani, pensa che chi lavora assiduamente in casa, ottiene più meriti di chi abbandona la casa per l’ascetismo, ma il Buddha lo convince del contrario paragonando i brâhmani e le loro affermazioni cervellotiche, ad una fila di ciechi.

MN 100: Sangârava Sutta – Sangâravo

La brâhmana Dhanañjanî esprime venerazione per il Buddha, ma suscita la reazione avversa di un giovane brâhmano espertissimo dei tre Veda, Sangâravo, il quale, diffidente, indaga se il Buddha abbia o no raggiunto “l’essenza della santa vita”. Il Buddha gli racconta – come già nel sutta 85 – il percorso spirituale che lo ha condotto al supremo Risveglio. Il giovane gli manifesta la sua ammirazione, ma poi, stranamente, chiede al Buddha se vi sono gli dèi, ottenendo una risposta equivoca che, tuttavia, sembra soddisfare il giovane Sangâravo il quale finisce per chiedere di essere accolto come seguace.

Uparipannâsa (sutta 101/152)

MN 101: Devadaha Sutta – A Devadaha

Sutra dove il Buddha contesta le certezze degli Svincolati Jainâ, i seguaci del Jina, del Vittorioso Nigantha Nâthaputtho, perché non basate sull’esperienza. Solo la rinuncia sa vincere il dolore. Un uomo innamorato soffrirebbe se vedesse la donna dei suoi desideri stare, parlare, ridere e scherzare con un altro uomo, ma se ha la forza di rinunziare al suo amore, la stessa visione non lo farebbe più soffrire. Esercitarsi ad affrontare e vincere il dolore è l’inizio di un cammino che conduce al Risveglio.

MN 102: Pañcattaya Sutta – Cinque e tre

A Sâvatthî, il Buddha spiega ai bhikkhu le credenze erronee delle altre scuole che speculano sul futuro o sul passato dell’anima e del mondo per sapere se la prima sopravviverà o no alla distruzione dell’essere vivente, e se sarà conscia, inconscia o né l’una né l’altra cosa. Cinque o tre campi di opinioni contrapposte, tutti da abbandonare perché non è con le opinioni che si raggiungono certezze, ma il Compiuto insegna come superare le opinioni.

MN 103: Kinti Sutta – A Kusinârâ

A Kusinârâ, il Buddha spiega di aver insegnato il Dhamma non per trarne un utile, come vesti, elemosine di cibo, abitazioni, ecc., né per ottenere future esistenze felici. I suoi insegnamenti, cioè i Quattro Metodi di Attenzione costante, i Quattro Sforzi corretti, ecc., in breve, tutti i Fattori di Risveglio, ci sono per ottenere la conoscenza superiore che porta alla fine della sofferenza. Ogni volta che c’è una lite sulla dottrina rispetto ai significati ed alle parole, la si deve risolvere strettamente d’accordo con questi elementi del Dhamma.

MN 104: Sâmagâma Sutta – A Sâmagâmo

A Sâmagâmo. Nigantha Nâthaputto era di recente morto a Pâvâ ed i suoi discepoli si erano separati in due gruppi. Quando Ânanda fece sapere al Buddha della sua preoccupazione che uno scisma simile si potesse produrre nel Sangha, dopo la morte del Sublime, Egli diede un insegnamento sui maestri e discepoli perfetti ed imperfetti, sulle dispute e la loro origine, e sugli elementi essenziali del suo Insegnamento, in modo che ciò non accadesse.

MN 105: Sunakkhatta Sutta – Sunakkhatto

Vi sono uomini di varie tendenze, ma anche quelli che tendono al Risveglio, non sono esenti dai rischi. Facendo esempi sul vario modo in cui potrebbe comportarsi un ferito da freccia avvelenata che non desse retta al medico chirurgo che l’ha in cura, il Buddha paragona se stesso al medico, la ferita alla sestupla apertura delle sedi interne dei sensi, il veleno all’ignoranza, la freccia alla sete, lo specillo all’indagine e il bisturi alla santa sapienza. Così come il ferito che dà retta alle dettagliate raccomandazioni del chirurgo, evita le complicanze e guarisce perfettamente, nello stesso modo colui che dà retta ai saggi consigli del Sommo Guaritore, vigila attentamente la sestupla porta dei sensi, e non gli accadrà di essere sviato dalla meta finale.

MN 106: Aneñja-sappâya Sutta – Benefica imperturbabilità

L’imperturbabilità, il regno della non esistenza dove spariscono le brame e le immaginazioni sul presente e sul futuro, e quello indescrivibile della non coscienza né incoscienza, sono benefici se non ci si attacca ad essi.

MN 107: Ganaka-Moggallâna Sutta – Mogallâna il contabile

“Nelle costruzioni, nelle scienze e nei mestieri si possono apprezzare i notevoli livelli raggiunti dai singoli. Nell’addestramento d’un contabile si procede per gradi, si può dire lo stesso nell’addestramento d’un asceta?” : chiede il contabile Moggallâno. “E tutti gli asceti ammaestrati dal signore Gotamo raggiungono la meta suprema? E se ciò non accade quale ne è la ragione; pur essendo la dottrina del signore Gotamo, la migliore delle dottrine?”

MN 108: Gopaka-Moggallâna Sutta – Il fattore Moggallâno

Il Buddha è morto da qualche tempo, e il fattore Moggallâno chiede ad Ânando se vi è un monaco che possa essere considerato dotato di tutte le Sue qualità. La risposta è negativa, ma, ad interrompere il discorso, giunge un ministro di Magadhâ, il brâhmano Vassakâro che chiede di cosa si stava parlando. L’on. Ânando lo mette al corrente e, interrogato se il Sublime abbia indicato chi può diventare Suo vicario, aggiunge che il Sublime ha dato dieci regole per valutare chi sia degno di onore e devozione: chiunque pratichi a fondo tali regole, pur non avendo tutte le doti del Compiuto, può degnamente rappresentarlo e sostituirlo.

MN 109: Mahâ-punnama Sutta – Plenilunio

Durante un plenilunio un monaco interroga il Buddha sul quintuplo tronco dell’attaccamento (pañca-upâdâna-khanda), su come sorge la credenza nella personalità, e su cosa non la fa sorgere.

MN 110: Cûla-punnama Sutta – Plenilunio [2]

Durante un plenilunio il Buddha spiega ai monaci chi è un uomo malvagio, chi un uomo buono, e quale destino li attenda alla loro morte.

MN 111: Anupada Sutta – Continua contemplazione

Il Buddha elogia Sâriputto capace di restare in continua contemplazione per quindici giorni, ed espone in modo più dettagliato l’insegnamento sulla progressione dei jhana così come vissuta dal suo discepolo, paragonato ad un figlio spirituale.

MN 112: Chabbisodhana Sutta – Sestupla purificazione

Se un monaco dichiara d’aver conseguito la salvezza bisogna indagare, interrogarlo; se le sue risposte saranno pertinenti e la sua salvezza sarà confermata, dice il Buddha, ci si potrà rallegrare d’avere di fronte un vero asceta.

MN 113: Sappurisa Sutta – L’uomo buono

Un uomo non buono, anche se consegue l’altissimo dominio della non coscienza né incoscienza, non sa far altro che esaltarsi e disprezzare gli altri, mentre l’uomo buono che coglie, come suggerito dal Buddha, l’impermanenza di quell’alto conseguimento, mette fine alle sue manie e raggiunge la meta.

MN 114: Sevitabbâsevitabba Sutta – Da seguirsi e da non seguirsi

In questo sutta Sâriputto spiega estesamente ciò che dal Buddha è stato concisamente detto: “Si deve sempre seguire ciò che fa diminuire le cose non salutari ed accrescere quelle salutari.” Nessun moralismo preconcetto!

MN 115: Bahudhâtuka Sutta – Molti elementi

In questo sutta il Buddha spiega che un monaco può essere definito savio e meditativo quando è pratico degli elementi, delle sedi, dell’origine da cause e del possibile ed impossibile. A proposito di ciò che è possibile o impossibile, il Buddha, – cosa sconcertante -, dice che è impossibile per una donna assurgere allo stato di santo, perfetto Svegliato, o di re universale; o per una donna conquistare il cielo, la natura, l’universo”, mentre tutto ciò è possibile per un uomo.

MN 116: Isigili Sutta – Alla gota del valle

Questo sutta è un mero elenco di nomi di monti e di Svegliati. Solo del monte della Gola del Vate si indica come sia stato attribuito tale nome. L’unica cosa notevole è l’indicazione di “singoli Svegliati” (paccekabuddha), Svegliati che fruirono del Risveglio conseguito da sé, senza poi predicare la verità al mondo.

MN 117: Mahâ-cattârîsaka Sutta – Grande quarantina

In questo sutta il Buddha espone ai monaci il retto raccoglimento: “una grande quarantina di cose che non può essere sovvertita da alcun asceta o sacerdote o dio, da cattivo o buono spirito, o da chicchessia altro al mondo.”

MN 118: Anâpânassati Sutta – Inspirazione ed espirazione meditata

In questo sutta il Sublime, dopo essersi dichiarato lieto dei progressi che stanno facendo i membri dell’Ordine, fa l’elogio dell’ânâpânasati e dei vantaggi che derivano dalla seria attuazione di questa pratica.

MN 119: Kâyagatâ-sati Sutta – Meditazione sul corpo

In questo sutta il Buddha fa un dettagliato elogio dell’importanza della meditazione sul corpo, ed espone i dieci straordinari vantaggi che ne derivano. Il sutta è anche interessante per i molti paragoni che fa: tra essi il paragone – già apparso sul sutta num. 10 di questa raccolta – che testimonia come al tempo di Gotamo, nel sesto secolo a.C., si vendesse normalmente anche carne vaccina, cosa impossibile dopo il terzo secolo a.C., cioè dopo gli editti di Ashoka.

MN 120: Sankhârupapatti Sutta – Risorgere delle predisposizioni

Il Buddha in questo breve sutta dice che, pur dotati di grandi qualità, desiderando rinascere in situazioni privilegiate, o addirittura nei beati mondi degli Dèi e dei molteplici e possenti Brahmâ – solo apparentemente privi di dolore – lo si può fare, ma l’unico modo di sfuggire a “dukkha” è quello di esaurire le manie ed ancora in vita fare a sé palese, realizzare e conquistare la redenzione dell’animo senza manie, redenzione di saggezza.

MN 121: Cûla-suññata Sutta – Vacanza (1)

Questo sutta parla della “vacanza” o vacuità.

MN 122: Mâha-suññata Sutta – Vacanza (2)

Ancora una volta il Buddha, durante la sosta causata dal monsone, ammonisce i monaci a starsene isolati, a coltivare i jhâna e a sperimentare l’ interiore vacuità. Un valido discepolo è colui che ascolta la dottrina, la mette in pratica senza lasciarsi fuorviare e non trasgredisce i precetti. Lui lo aiuterà ripetendo pazientemente più volte gli insegnamenti, senza forzarlo.

MN 123: Acchariya-abbhuta Sutta – Qualità mirabili portentose

In questo sutta si espongono il divino concepimento, la gestazione e la più che prodigiosa nascita del futuro Svegliato. La madre dello Svegliato viene qui rappresentata in un modo che ricorda la Madonna cristiana. Il De Lorenzo nei quattro figli di dèi, custodi delle quattro regioni del mondo, i lokapâlâ, detti anche i quattro re, identifica, in base a quanto appare in “Buddha-Legende” di Seydel (2° ed., pag. 35), quelli che nella leggenda del cristianesimo sono divenuti i Re Magi dell’Oriente. Riferisce il De Lorenzo: “In origine, come si vede in un affresco all’ingresso della catacomba di Domitilla, i Re Magi erano ancora in quattro; poi, quando la Chiesa, per amore della trinità, li ridusse a tre, furono sostituiti da quattro arcangeli, come si vedono nel mosaico di Santa Maria Maggiore a Roma ed in quello di Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna.”

MN 124: Bâkula Sutta – Bakkulo

Questo sutta è l’elogio dell’on. Bakkulo la cui vita monacale, il suo precoce risveglio e la sua completa estinzione al cospetto della comunità dei bhikkhu, sono un notevole e stimolante esempio. Esempio che condusse anche un suo vecchio amico, l’asceta nudo Kassapo, a essere accolto nell’Ordine e ad avere, non molto tempo dopo, conseguito l’estinzione. L’on. Bakkulo è anche ricordato con benevola invidia per la sua proverbiale salute, non essendosi mai ammalato negli ottant’anni della sua vita ascetica.

MN 125: Dantabhumi Sutta – Grado di domato

In questo sutta si paragona l’addestramento d’un monaco al duro addestramento che fa, d’un elefante selvatico, un elefante da combattimento di un râjâ. Interessante la descrizione dell’addestramento dell’elefante.

MN 126: Bhûmija Sutta – Bhûmijo

Praticare la vita religiosa con speranza o senza speranza permette di ottenerne i frutti? Quello che conta, quale che sia la speranza, è agire nel modo appropriato, come chiariscono quattro esempi pratici dati dal Buddha all’on. Bhûmijo.

MN 127: Anuruddha Sutta – Anuruddho

In questo sutta il Buddha per fortuna non compare ad approvare o disapprovare le chiacchiere dell’on. Anuruddho, un venditore di fumo che impartisce sussiegose lezioni al suo ospite e ad altri tre monaci su questioni assai improbabili, e che, rispondendo con faccia tosta ad una provocazione dell’on. Kaccâno, si vanta d’aver a lungo frequentato e colloquiato con dèi d’illimitato e di limitato splendore.

MN 128: Uppakilesa Sutta – Impurità

Sutta interessante perché il Buddha racconta delle sue difficoltà allorché, ancora bodhisatto (bodhi-saktas = attaccato al Risveglio, al Risveglio anelante), dovette affrontare le stesse difficoltà che stanno ora affrontando gli onorevoli Anuruddho, Nandiyo e Kimbilo. Il sutta inizia con gli sconcertanti scontri verbali avvenuti tra i monaci di Kosambî; scontri che non si fermano neppure in presenza e su sollecitazione del Buddha stesso.

MN 129: Bâlapandita Sutta – Lo stolto e il savio

Strano discorso del Buddha, specie perché indirizzato ai suoi monaci, che descrive nei particolari l’inferno e le pene che soffrirà chi si comporta da stolto, e il cielo con le sue incomparabili gioie cui è destinato il savio. Interessante, ma sconcertante, la descrizione dei sette gioielli e dei quattro improbabili poteri di cui è dotato un re imperatore. Più interessante la difficoltà dello stolto a rinascere in condizione umana, paragonata alla remota casualità che avrebbe una tartaruga marina con un solo occhio, emergente soltanto ogni cent’anni, di imbroccare l’unica apertura di una nassa sbatacchiata qua e là dalle onde e dai venti.

MN 130: Devadûta Sutta – Messi divini

Altro lungo sutta di crudeli descrizioni delle torture infernali che attendono chi, incurante dei messi divini, nelle vesti di nascita, malattia, vecchiaia, dolore, morte, agiscono male e cadono nelle mani del giudice e sovrano dell’inferno, Yamo. Quest’ultimo, pur sovrintendendo impietosamente ai tormenti infernali, si augura di poter rinascere uomo, di potere incontrare uno Svegliato che gli predichi la dottrina, e di poterla comprendere.

MN 131: Bhaddekaratta Sutta – Il beato

In questo breve e sintetico sutta il Sublime indica come dev’essere e come si comporta un beato.

MN 132: Ânanda-bhaddekaratta Sutta – Il beato (Esposizione di Ânando)

L’on. Ânando ripete parola per parola quanto esposto nel sutta precedente. E il Sublime approva.

MN 133: Mahâkaccâna-bhaddekaratta Sutta – Il beato (Esposizione di Mahâkaccâno)

Ancora una volta si espone, questa volta da parte dell’on. Mahâkaccâno, l’indicazione e la determinazione del beato.

MN 134: Lomasakangiya-bhaddekaratta Sutta – Il beato (Istruzione a Lomasakangiyo)

Il solito argomento della ‘indicazione e determinazione del beato’ viene qui nuovamente esposto, come nei tre sutta precedenti, questa volta dal Sublime, su richiesta dell’on. Lomasakangiyo a sua volta spinto dal divino Candano.

MN 135: Cûla-kammavibhanga Sutta – Determinazione dell’azione

Il Buddha spiega dettagliatamente al giovane brâhmano Subho come mai gli uomini, eredi delle proprie azioni, vadano in cielo o all’inferno; oppure, rinascendo uomini, si trovino ad avere o no certe qualità e certi vantaggi.

MN 136: Mahâ-kammavibhanga Sutta – Determinazione dell’azione (2)

In questo sutta la “contabilità” del meccanismo del kamma/karma si rivela complessa. In essa si manifestano anche frutti di azioni antecedenti all’esistenza in corso, di azioni successive ad essa, di giuste o di false dottrine accettate in punto di morte, e non solo di corretto o scorretto agire nell’esistenza presente; i cui frutti avranno conseguenze immediate, posticipate o anche future.

MN 137: Salayatana-vibhanga Sutta – Determinazione della sestupla sede

Esame dettagliato della sestupla sede. Le otto direzioni corrispondono alle otto liberazioni.

MN 138: Uddesa-vibhanga Sutta – Determinazione dell’enunciato

Ecco spiegato come vigilando con la coscienza esternamente non distratta e con l’animo internamente non legato, non ci saranno più nascita, vecchiaia, morte e dolore.

MN 139: Arana-vibhanga Sutta – Determinazione dell’innocuo

In questo sutta si indica ciò che è ingiusto e nocivo, e quello che è giusto e innocuo. Non abbandonarsi al piacere del desiderio, e non dedicarsi alla mortificazione di sé. Non persuadere e non dissuadere: esporre solo la realtà. Non dedicarsi al piacere dei sensi, dedicarsi al piacere della rinunzia. Non rivelare segreti se non a fin di bene e nel momento giusto; non esprimere critiche pubblicamente. Non parlare a vanvera. Non dare retta alle chiacchiere della gente.

MN 140: Dhâtu-vibhanga Sutta – Determinazione degli elementi

Famoso sutta in cui il nobile giovane Pukkusati, seguace del Buddha, senza riconoscerlo per non averlo mai visto prima, viene da Lui convenientemente istruito nella dottrina. In seguito a ciò, avendo il giovane riconosciuto di trovarsi in presenza del Maestro, gli chiede d’essere da Lui stesso ordinato bhikkhu. Ma la cosa non è possibile perché il giovane non è in possesso dell’abito e della ciotola per elemosinare il cibo. Il giovane si allontana per procurarseli, ma viene ucciso accidentalmente da una vacca selvatica. Dei monaci riferiscono l’accaduto al Buddha, e chiedono quale sarà la sorte post mortem del giovane. Il Buddha, consapevole che il giovane ha già superato i cinque vincoli che trattengono in questo mondo, li rassicura: il giovane è asceso in un cielo, e là si estinguerà.

MN 141: Sacca-vibhanga Sutta – Determinazione della verità

L’on. Sâriputto espone in questo sutta le Quattro Nobili Verità e l’Ottuplice Sentiero.

MN 142: Dakkhinâ-vibhanga Sutta – Determinazione del dono

Mahâpajâpatî vuole donare una pezza di panno nuovo al Buddha, ma egli le dice che ne sarà onorato se la donerà alla comunità. Ânanda invita il Sublime ad accettare il dono per i meriti reciproci che entrambi hanno. Il Sublime coglie l’occasione per indicare quali sono le quattro purezze legate al dono.

MN 143: Anâthapindikovâda Sutta -Insegnamenti a Anâthapindika

Il ricco mercante e banchiere di Shrâvastî, Sudatta, detto Anâthapindika, “Benefattore dei privi di protezione”, per la sua leggendaria generosità nei confronti dei poveri, fa avvertire il Sublime e l’on. Sâriputto del suo precario stato di salute, invitando quest’ultimo a venire da lui. Sâriputto, insieme all’on. Ânando, va a visitarlo e, vedendolo prossimo a morire, gli dà un insegnamento così profondo da farlo scoppiare in lacrime di gratitudine. Il sutta riferisce che, essendo Sudatta morto poco dopo, l’insegnamento gli ha permesso di rinascere in un “corpo beato”. Il nome Sudatta corrisponde al nostro “Donato”.

MN 144: Channovâda Sutta – Istruzione a Channo

In questo sutta si giustifica il suicidio del monaco Channo alla cui morte non seguirà altra vita perché egli si è liberato in questa vita. La fine di dukkha che è, nell’istruzione del Sublime, la fine dell’agitazione, dell’irrequietudine, fa intravedere il Nibbâna come eterna requie.

MN 145: Punnovâda Sutta – Istruzione a Punno

Il sutta racconta di Punno, che prima di recarsi in missione presso gli Unni, chiede una sintetica istruzione al Buddha. Egli, oltre ad istruirlo, ben sapendo a cosa poteva andare incontro il monaco, ne esamina anche la capacità di sopportare torture e persino di affrontare una crudele morte. Ma l’on. Punno, grazie alle sue doti di coraggio e paziente capacità di sopportazione, avrà successo nella sua missione, e morirà avendo raggiunto il risveglio. Interrogato dai monaci sulla sorte post mortem dell’on. Punno ,il Buddha ne dichiara semplicemente la completa estinzione. Nel sutta si apprende che tra i bhikkhu c’era anche chi, legittimamente, non disapprovato dal Sublime, disgustato del corpo e della vita, si suicidava. In altri sutta si precisa che il suicidio era ammesso per chi avesse già raggiunto la totale estinzione.

MN 146: Nadakovâda Sutta – Istruzione di Nandako

L’on. Nandako, riluttante, sollecitato dal Sublime, istruisce per ben due volte nella Dottrina un gruppo di cinquecento monache condotte da Mahâpajâpatî, nutrice e seconda madre del Buddha. Alla fine il Buddha afferma d’essere sicuro che in questo modo tutte le monache, senza eccezioni, sono entrate nella corrente e procedono ormai sicure verso il pieno risveglio. Anche in questo sutta, come già nel decimo, viene proposto il paragone dell’ uccisione e della macellazione delle vacche, attività che fu poi proibita da Ashoka in poi. La descrizione di questa remota abitudine, pur suscitando sicuramente orrore nei posteri, non è stata eliminata dai testi per rispetto della verità; il che dovrebbe essere testimonianza indiretta che questi testi sono stati tramandati senza manipolazioni postume intenzionali.

MN 147: Cûlarâhulovâda Sutta – Istruzione a Râhulo

Il Buddha, resosi conto che il figlio è ormai pronto, in questo sutta istruisce Râhulo che, ascoltandolo, esaurisce le manie.

MN 148: Chachakka Sutta – Sestupla sestina

Dettagliata esposizione della dottrina che spiega come si forma la personalità e come la si estingue; come, distaccandosi dall’attrazione delle sensazioni piacevoli, dalla repulsione di quelle spiacevoli e dall’ignoranza di quelle neutre, ci si possa liberare ancora in vita dal dolore; come, distaccandosi dalle sei sestine si raggiunga la meta.

MN 149: Mahâ-salâyatanika Sutta – Le sei grandi sedi

Invito a considerare attentamente le cose da riconoscere secondo realtà, quelle da abbandonare, quelle da svolgere e quelle da realizzare per attuare in modo completo l’ottuplice santo sentiero.

MN 150: Nagaravindeyya Sutta – I Nagaravindesi

Discorso del Buddha agli abitanti d’un villaggio del Kosala su cosa debbano rispondere a chi, appartenendo ad altra fede, chieda loro quali asceti o religiosi sono o non sono degni di rispetto e venerazione.

MN 151: Pindapâtapârisuddhi Sutta – Purificazione dell’elemosina

Il Buddha esorta i monaci a vigilare se durante la questua i sensi sono rimasti sotto controllo, se l’intero ottuplice sentiero è stato correttamente praticato in modo da ottenere il puro stato di vacuità egoica. Se ciò è avvenuto, bisogna rallegrarsene e continuare ad esercitarsi, se invece si è riscontrata qualche manchevolezza, bisogna lottare per rimediarvi. Così è stato fatto in passato, così sarà fatto in futuro, così dev’essere fatto anche ora.

MN 152: Indriya-bhâvanâ Sutta – Svolgimento delle facoltà

Nell’ultimo sutta del Majjhimanikâyo il Buddha spiega il supremo svolgimento delle facoltà, nella regola del santo.