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Digha Nikaya – Raccolta dei discorsi lunghi

Il Digha Nikaya è la prima delle cinque raccolte [nikaya] che compongono il canestro [pitaka] dei sutta. Essa contiene 34 discorsi, suddivisi in tre gruppi [vagga]:

  • Silakkandhavagga -La divisione che riguarda la moralità [sutta 1-13]
  • Mahavagga – La grande divisione [sutta 14-23]
  • Pathikavagga – La divisione Pathika [sutta 24-34]

Il commentario più autorevole del Digha Nikaya è la Sumangalavilasini composta da Buddhaghosa nel V secolo d. C.

[La numerazione dei versi (dove presente) è stata condotta su quella di T.W. Rhys Davids]

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Silakkhandha-vagga – La divisione che riguarda la moralità [13 sutta]

DN 1: Brahmajâla Sutta – La suprema rete o la rete di Brahma

Questo discorso ci riporta una disputa tra Suppiya, asceta errante, ed il suo discepolo Brahmadatta, dove il maestro diffama il Buddha, il Dhamma ed il Sangha, mentre il discepolo rende loro omaggio. In questi casi specifici, il Buddha esortava i suoi discepoli ad abbandonare il risentimento, il dispiacere o la collera, perché nocivi per la pratica ascetica. Parimenti, consigliava loro di non provare piacere alle lodi verso i Tre Tesori, perché ciò poteva rivelarsi un ostacolo per essi sulla Via.  Il Buddha, inoltre, dà un’analisi dettagliata di tutte le false teorie e fa notare che nascono dalle sensazioni attraverso i sei sensi. Non soltanto la moralità, sîla, ma anche la concentrazione, samâdhi, e la liberazione, vimutti, la saggezza, pañña trascendono tutte queste false teorie. Tutti i samana e i bramani sostenendo queste false teorie sono presi nella rete , come lo sono i pesci nella rete di un abile pescatore.

DN 2: Samaññaphala Sutta – I frutti della vita ascetica

Il re Ajatasattu chiede al Buddha: “Quali sono i frutti della vita ascetica visibili in questa stessa vita?” Il Buddha risponde mostrando (i) come un capofamiglia abbandona la vita di famiglia per quella ascetica, (ii) come si stabilisce nelle tre categorie di Sîla, maggiore, media e minore; (iii) come prende il controllo delle sue facoltà sensoriali; (iv) come ottiene la presenza mentale, la chiara comprensione e la contentezza; (v) come, abbandonando i cinque ostacoli, raggiunge i quattro jhâna; (vi) come raggiunge gli otto tipi di conoscenza superiore. Così, quando sopraggiunge in lui lo scibile della sua liberazione, sa che ha vissuto una vita di purezza.

DN 3: Ambatta Sutta – Ambattha

Ambattha, giovane discepolo di Pokkharasâti, il sapiente bramano, è mandato dal suo padrone a verificare se Gotama è un autentico Buddha dotato delle trentadue qualità di un grande uomo. Il suo comportamento insolente porta il Buddha a sottometterlo e gli prova che un khattiya è in effetti superiore ad un bramano. Il Buddha spiega, inoltre, che la nobiltà della nascita non proviene dall’uomo, ma dalla sua perfezione nelle tre categorie di moralità, la realizzazione nei quattro jhâna, ed i compimenti negli otto tipi di conoscenza superiore.

DN 4: Sonadanda Sutta – Sonadanda

Questo discorso fu dato dal brâmano Sonadanda che aveva avvicinato il Buddha mentre quest’ultimo risiedeva al Lago Gaggara, nel paese di Anga. Il Buddha gli chiede allora quali sono gli attributi necessari per farsi riconoscere come brâmano. Sonadanda gli enumera l’alta nascita, la conoscenza dei Veda, la buona personalità, la moralità e la conoscenza come qualità essenziali. Poi, alla sua richiesta, il Buddha gli espone il senso della moralità e della conoscenza di cui confessava essere ignorante.

DN 5: Kûtadanta Sutta – Kûtadanta

Alla vigilia di offrire una grande festa sacrificale, il brâmano Kûtadanta va a vedere il Buddha per chiedergli il suo parere sul miglior modo di condurre il sacrificio. Dandogli l’esempio del vecchio re Mahâvijita che aveva fatto la stessa cosa, il Buddha espone il principio del consenso delle quattro parti delle province, i nobili, i ministri, i ricchi bramani e capifamiglia, le otto qualità necessarie al re per fare le offerte, le quattro qualità del brâmano, consigliere reale, per condurre le cerimonie ed i tre atteggiamenti mentali verso i sacrifici. Il brâmano chiede allora al Buddha se esiste un sacrificio che si potesse condurre senza fare altrettante spese e sforzi, pure producendo un risultato probante. Il Buddha gli espone allora la pratica tradizionale di offrire ai monaci di alta moralità le cose necessarie. Come dare un monastero all’ordine dei monaci, meno problematico ed ancora più proficuo, e meglio ancora, seguire le seguenti pratiche, per ordine crescente di effetti benefici: (i) prendere rifugio nel Buddha, nel Dhamma, nel Sangha, (ii) osservare i cinque precetti, (iii) lasciare la vita di famiglia e condurre la vita santa, invalso in moralità, compiuta nei quattro jhâna ed attrezzata degli otto tipi di conoscenza superiore, ciò che risulta nell’estinzione degli asava, il sacrificio che trascina meno spese e sforzi, ma che supera tutti gli altri.

DN 6: Mahali Sutta – Mahali Otthaddha

Mahali Otthaddha, capo dei Licchavî, viene a vedere il Buddha a cui racconta ciò che Sunakkhatta, un principe Licchavî gli aveva detto. Sunakkhatta era stato discepolo del Buddha per tre anni dopo che aveva lasciato l’insegnamento. Aveva detto a Mahali come aveva ottenuto il Potere della Visione, grazie alla quale aveva potuto vedere delle miriadi di forme piacevoli e desiderabili che appartengono al mondo dei deva, ma non aveva potuto sentire dei suoni. Mahali voleva sapere se esistevano, perciò Sunakkhatta non li aveva potuti sentire. Il Buddha gli spiega che in effetti, Sunakkhatta non li ha sentiti perché non aveva sviluppato la concentrazione: quella di acquistare il Potere della Visione divina ma non quello dell’udito divino. Gli spiega anche che i suoi discepoli praticano la santa vita sotto la sua direzione, non per acquistare tali poteri, ma in vista di realizzare il dhamma che eccelle e trascende di molto questi tipi di concentrazioni mondane.

DN 7: Jaliya Sutta – Jaliya

(simile a Digha NIkaya 6)

DN 8: Kassapa Sihanada Sutta – Il grande ruggito del Leone

Si definisce, in questo sutta, chi sia un vero bramano. Il Buddha soggiorna al Parco dei Daini di Kannakathala ad Uruñña. L’asceta nudo Kassapa va a trovarlo e gli dice che aveva sentito dire che il samana Gotama rigettava tutte le pratiche di automortificazione e disprezzava tutti coloro che conducevano la vita austera. Il Buddha gli spiega la futilità dell’automortificazione estrema e gli dice che soltanto quando un asceta è compiuto in moralità, in concentrazione ed in conoscenza, coltivando la bontà uno può definirsi un samana o un bramano. Alla fine, Kassapa decide di unirsi all’ordine del Buddha.

DN 9: Potthapada Sutta – Potthapada

Il Buddha si trova nell Boschetto di Jeta, presso Savatthi, e rende visita alla sala Ekasalaka dove si dibattono diversi argomenti. L’asceta errante Potthapada gli pone allora delle domande sulla cessazione della Coscienza (sañña). Il Buddha spiega che una certa forma di coscienza è suscitata dalla pratica, Adhicitta Sikkha, ed un altra cessa grazie alla pratica. Queste pratiche sono l’osservazione di sila e lo sviluppo della presenza mentale, e meditando si progredisce fino ad arrivare alla cessazione di ogni forma di coscienza, nirodha samapatti.

DN 10: Subha Sutta – Il giovane Subha

Questo discorso non è del Buddha, ma del Venerabile Ananda. Il Buddha è già deceduto , ed il giovane Subha vuole sapere dalla bocca del suo più vicino assistente quali erano i dhamma che praticava ed insegnava il Buddha. Ananda gli dice che il Buddha aveva delle parole lusinghiere per i tre aggregati di dhamma, e cioè l’aggregato di moralità, di concentrazione e di conoscenza. Alla fine ill giovane Subha diventa un discepolo laico devoto.

DN 11: Kevatta Sutta – Kevatta

Questo discorso esplora il ruolo dei miracoli e delle conversazioni con gli esseri celesti in quanto base possibile per la fede. Il Buddha non nega la realtà di tali esperienze, ma fa notare che – di tutti i miracoli possibili – il solo al quale si possa fidare è il miracolo della conoscenza e della perfetta pratica.

DN 12: Lohicca Sutta – A Lohicca

Un non buddista pone alcune domande: se il Dhamma è qualcosa che si deve realizzare per se stessi, qual è dunque il ruolo di un maestro? Non ci sono maestri che meritano una qualsiasi forma di critica? La replica del Buddha include un ampio riassunto di tutta la via della pratica: c’è (i) colui che non è ancora compiuto nella nobile pratica e insegna a discepoli che non l’ascoltano; (ii) colui che non è ancora compiuto nella nobile pratica e insegna a discepoli che praticano ; (iii) colui che è compiuto pienamente nella nobile pratica, ma insegna a discepoli che non l’ascoltano. Il maestro degno di elogi è colui che è compiuto pienamente nella nobile pratica, ed insegna a discepoli che praticano come insegna loro e raggiunge la liberazione.

DN 13: Tevijja Sutta – La triplice conoscenza

Due giovani brâmani, Vasettha e Bharadvaja, si recano dal Buddha. Gli chiedono di insegnare loro la retta via che conduce al mondo di Brahma, e ognuno di loro crede che il metodo insegnato dal proprio maestro sia il migliore. Il Buddha insegna loro , come nessuno dei loro maestri abbia visto Brahma, i quali sono come una fila di ciechi che si tengono gli uni con gli altri. Mostra loro poi la vera via che conduce al mondo di Brahma, cioè, quella della moralità e della concentrazione, e lo sviluppo della bontà, della compassione, dell’amore universale e dell’equanimità verso tutti gli esseri sensibili.

Maha-vagga – La grande divisione [10 sutta]

DN 14: Mahâ-padâna Sutta – I Buddha del passato

A Savatthi, i monaci stanno discutendo della conoscenza delle esistenze passate del Buddha. Questo ultimo parla loro dei sette ultimi Buddha, e racconta loro la vita intera di uno di essi, Vipassi. Dice loro che questa capacità di ricordarsi delle esistenze passate è dovuta alla pratica meditativa di visione profonda (vipassana).

DN 15: Mahânidâna Sutta – Il discorso delle grandi cause

A Kammâsadhamma, il Buddha corregge l’idea erronea di Ananda, e cioè che la dottrina della co-produzione condizionata, paticca samuppada, sia solo apparente. La dottrina è non solo profonda in apparenza, ma: è profonda nel significato, profonda in quanto dottrina, profonda rispetto al modo come è insegnata, e profonda rispetto all’esperienza. Insegna poi che gli esseri sono in trappola, e non possono evitare, questo disgraziato e rovinoso ciclo delle rinascite. Conclude facendo notare che, senza una chiara comprensione di questa dottrina, anche la mente di coloro che sono compiuti nei jhâna sarebbe oscurato dalle idee di atta (esistenza di un Sé).

DN 16: Maha-parinibbana Sutta – Gli ultimi giorni del Buddha

Questo sutta, il più lungo di tutto il Canone Pali, descrive gli avvenimenti che hanno condotto e seguito immediatamente la morte e la liberazione finale (parinibbana) del Buddha. Questa narrazione pittoresca contiene dei tesori di insegnamenti del Dhamma, ivi compreso le ultime istruzioni del Buddha su come bisognerebbe vivere e praticare il Buddismo dopo la sua morte – fino ai nostri giorni. Ma questo sutta descrive, in un linguaggio semplice, il dramma umano che si svolge tra i numerosi fedeli del Buddha al momento della morte del loro amato maestro.

DN 17: Mahâsudassana Sutta – Il grande splendore

Sul suo letto di morte, nel boschetto di Salasti dei Malla, quando Ananda l’implora di non realizzare il parinibbâna in un luogo insignificante, il Buddha gli risponde che Kusinârâ non era un luogo insignificante. Molto tempo prima, si chiamava Kusâvatî, capitale dei Monarchi Universali che regnavano sui quattro quartieri del mondo. Gliene descrive la magnificenza e la grandezza, all’epoca del re Mahâsudassana.

DN 18: Janavasabha Sutta – Il dio Janavasabha

In questo sutta Ananda vuole sapere i destini dei discepoli laici del paese del Magadha. Il Buddha gli dice che gli innumerevoli magadha hanno raggiunto il mondo dei deva in virtù della loro fede nel Buddha, nel Dhamma e nel Sangha.

DN 19: Mahâgovinda Sutta – Il bodhisatta Mahâgovinda

Pañcasikha, un gandhabba, presente all’assemblea dei deva dove Sanankumâra Brahmâ insegna il Dhamma come l’aveva mostrato Mahâgovinda, il bodhisatta che aveva raggiunto il mondo di Brahmâ. Il Buddha spiega che questo Mahâgovinda non era altro lui stesso e il Dhamma che insegnava, in quel tempo, poteva condurre solamente al mondo di Brahmâ. Mentre adesso, insegnando come Buddha Risvegliato, diventava possibile arrivare alle realizzazioni superiori, come queste di Sotâpatti, di Sakadâgâmi, di Anâgâmi, e più elevata, quella di Arahatta phala.

DN 20: Maha-samaya Sutta – La grande riunione

Delle divinità rendono visita al Buddha. Questo sutta illustra la cosmologia del Buddismo antico.

DN 21: Sakkapañha Sutta – Le domande di Sakka (estratto)

Mentre il Buddha risiedeva nella grotta di Indasâla, vicino a Râjagaha, Sakka, il re dei deva, viene a porgli certe domande. Vuole sapere perché c’è odio e violenza tra gli esseri . Il Buddha gli dice che sono l’invidia e l’egoismo che trascinano queste ostilità, e che questa invidia e questo egoismo sono causati dalle avversioni, che prendono le loro radici nel desiderio. Quest’ultimo deriva dall’applicazione mentale (vitakka) che trae la sua origine dalle illusioni samsâriche (papañca-sañña-sankha).

DN 22: Maha-satipatthana Sutta – I quattro fondamenti della presenza mentale

Questo sutta è uno dei discorsi dottrinali più importanti del Buddha, dato direttamente ai monaci a Kammâsadhamma, descrive come lo sviluppo della presenza mentale nei quattro satipatthana (“fondamenti della presenza mentale”, o “cornici di riferimento”) — sul corpo, sulle sensazioni, sulla mente e sugli oggetti mentali – possa condurre al perfetto risveglio.

DN 23: Pâyâsi Sutta – Il governatore Pâyâsi

Questo discorso racconta come il Venerabile Kumârakassapa abbia mostrato la retta via al governatore Pâyâsi a Setabyâ, nel Kosala. Questo governatore sosteneva la credenza erronea che non c’è altro mondo; nessuno essere ritorna dalla morte; non ci sono conseguenze delle buone o delle cattive azioni.”

Pathika-vagga – La divisione Pathika [11 sutta]

DN 24: Pathika Sutta – Pathika il ciarlatano

All’epoca del Buddha, c’erano altri maestri coi loro propri discepoli che sostenevano delle teorie differenti riguardo alla vita santa, all”origine e allo sviluppo dell’universo. Sunakkhatta, principe Licchavî, diventò un discepolo del Buddha e fu ammesso nell’ordine. Ma trovò la disciplina e l’insegnamento al di là delle sue forze e della sua comprensione; fu attirato dagli insegnamenti pratici di altre scuole. Dopo tre anni, lasciò l’ordine, e, passando ad una delle altre scuole, si mise a denigrare gli insegnamenti del Buddha, ed a calunniare quest’ultimo così come i suoi discepoli.

DN 25: Udumbarika Sutta – Il ruggito del leone a Udumbarika

Questo discorso si rivolge all’asceta errante Nigrodha ed ai suoi discepoli, nel parco della regina Udumbarikâ, presso Râjagaha, per distruggere la loro falsa dottrina e di stabilire una dottrina solida. Ma sono assillati talmente dalle loro cattive credenze che non seguono l’insegnamento del Buddha.

DN 26: Cakkavatti Sutta – Il ruggito del leone sulla messa in moto della Ruota del Dhamma

In questo brano, il Buddha spiega come l’azione meritoria possa portare lunga vita, bellezza, felicità e forza. L’insieme del sutta riferisce che nella città di Mâtulâ, al Magadha, il Buddha racconta ai monaci la storia di Dalhanemi, il Monarca Universale che possedeva la Ruota Celeste tra i suoi sette tesori.

DN 27: Agañña Sutta – Sulla conoscenza delle origini

I bramani pretendevano di essere i più nobili , venivano poi i khattiya, nobiltà e monarchia, seguiti dai vessa, classe commerciante ed i sudda, la classe inferiore. Il Buddha confuta questa pretesa ed insegna a due novizi, Vâsettha e Bhâradvâja, che queste credenze sono erronee. Spiega loro come il mondo è soggetto ai processi dell’evoluzione e dello scioglimento, e descrive loro come gli esseri umani sono apparsi sulla terra e come sono emersi le classi sociali. Spiega che la nobiltà di una persona non è decisa dalla sua nascita e dal suo lignaggio, ma dalla sua moralità e dalla sua conoscenza delle Nobili Verità. “Chiunque sostiene delle false credenze e commette delle cattive azioni non è nobile, qualunque sia la sua nascita. Chiunque si modera in azioni, in parole ed in pensieri e sviluppa i Bodhipakkhiya Dhamma fino a completo sradicamento degli influssi impuri in questa vita stessa è la guida, più nobile degli uomini e dei deva, senza riguardo alla nascita”.

DN 28: Sampasâdanîya Sutta – Calma fede

Il Venerabile Sâriputta proclamò un giorno ad alta voce la sua profonda fiducia nel Buddha in questo eloquente elogio pronunciato in sua presenza.

DN 29: Pasâdika Sutta – L’affascinante sermone

Il Venerabile Ananda, accompagnato dal monaco Cunda, si reca dal Buddha per riferire del decesso di Nigantha Nâtaputta, guida di una scuola molto conosciuta, e dello scisma avvenuto tra i suoi discepoli. Costoro, i Jaïn, si sono divisi tra coloro che vivono nudi, e coloro che vivono vestiti. Il Buddha spiega loro che è naturale ed inevitabile quando una dottrina è male insegnata.

DN 30: Lakkhaña Sutta – I segni caratteristici di un Grande Uomo

A Savatthi, al monastero di Anâthapindika, il Buddha dà un discorso sulle trentadue qualità di un grande uomo. Per una tale persona non ci sono che due linee di condotta possibile.
“Se vive la vita domestica, diventa un Monarca Universale che regna con giustizia sui quattro continenti. Se lascia la vita domestica, diventa un Buddha Risvegliato.”

DN 31: Siñgâlovada Sutta – Il sermone a Sigâla

Il codice di disciplina del capofamiglia, così come descritto dal Buddha al laico Siñgâla. Questo sutta offre dei consigli preziosi sul modo di comportarsi dei laici.

DN 32: Atânâtiya Sutta – La protezione Atânâtiya

Uno dei “versetti di protezione” (paritta recitato ancora oggi dai monaci e dalle monache della tradizione theravada).

DN 33: Sañgîti Sutta – Recitando insieme a memoria

Il Buddha è di passaggio per il paese dei Malla quando arriva a Pâvâ. La morte di Nigantha Nâtaputta non ha avuto luogo che recentemente ed i suoi fedeli sono restati in dissenso ed in conflitto, battendosi a proposito delle dottrine.
Il Venerabile Sâriputta che pronuncia questo discorso, attribuisce questo scisma tra i fedeli di Nâtaputta in quanto i suoi insegnamenti non sono stati insegnati bene né impartiti, e non conducevano alla liberazione del ciclo delle esistenze, insegnati da qualcuno che non era perfettamente risvegliato.

DN 34: Dasuttara Sutta – Decade espansa

In questo discorso del Venerabile Sâriputta, pronunziato mentre il Buddha si trovava a Campâ, si ripete la disposizione del Dhamma in gruppi di Uni, di Due, di Tre, ecc., fino a Dieci.