Il Canestro dei Discorsi, Suttapitaka, comprende più di 10.000 sutta (discorsi) del Buddha o, meno frequentemente, dei suoi discepoli più autorevoli. A differenza del Vinayapitaka contiene una grande varietà di opere che differiscono notevolmente sia per stile letterario sia per contenuto.
I sutta sono raggruppati in cinque nikaya o raccolte:
i) DIGHA NIKAYA – Raccolta [dei discorsi] lunghi
ii) MAJJHIMA NIKAYA – Raccolta [dei discorsi] medi
iii) SAMYUTTA NIKAYA – Raccolta [dei discorsi] riuniti
iv) ANGUTTARA NIKAYA – Raccolta dei discorsi in progressione
v) KHUDDAKA NIKAYA – Raccolta [dei testi] brevi:
- Khuddakapatha – Lezioni brevi
- Dhammapada – Versi della Legge
- Udana – Versi ispirati
- Itivuttaka – Così è stato detto
- Suttanipata – Raccolta dei discorsi
- Vimanavatthu – Dimore celesti
- Petavatthu – Storie di spettri
- Theraghatha – Canti dei monaci
- Therighata – Canti delle monache
- Jataka – Le nascite
- Niddesa – Esposizione
- Patisambhidavamsa – Sentiero della completa discriminazione
- Apadana – Gesta
- Buddhavamsa – Stirpe del Buddha
- Cariyapitaka – Cesta della condotta
· Milindapañha – Le domande del re Milinda
(solo nell’edizione Birmana del Tipitaka)
Le prime quattro raccolte comprendono i discorsi del Buddha – o, meno frequentemente, dei suoi discepoli più autorevoli – tenuti nel corso di incontri con monaci, laici o appartenenti ad altre tradizioni. L’ultima raccolta, il Khuddaka Nikaya, differisce dalle altre perché i testi in essa compresi sono assai eterogenei. Nel Khuddaka Nikaya sono confluite opere inizialmente indipendenti, in alcuni casi molto antiche, dotate ciascuna di uno stile proprio e di caratteristiche peculiari: abbiamo quindi discorsi o detti memorabili del Buddha, ma anche massime o aforismi, raccolte di poesie anonime o attribuite a questo o quel monaco.
I sutta (o suttanta) delle prime quattro raccolte sono usualmente in prosa e talvolta hanno forma dialogica, ma non mancano versi intercalati che spesso ne riassumono i concetti fondamentali. Quasi sempre all’inizio del racconto vengono precisate le circostanze, il luogo, il tempo in cui si svolse la vicenda narrata, nonché gli interlocutori che, di volta in volta, motivarono i discorsi del Buddha, ognuno in sé compiuto.
Per molto tempo, – il canone fu tramandato oralmente. L’opera di memorizzazione e la conseguente conservazione del Suttapitaka fu svolta dai bhanaka, i «cantori». Ogni gruppo di cantori era tenuto a conoscere perfettamente la lettera e lo spirito dei testi appartenenti al proprio repertorio.
I testi contenuti nel Suttapitaka, a differenza del Vinayapitaka, che in ultima analisi è stato organizzato secondo un piano generale unitario, non sono stati aggregati e suddivisi in base a un unico criterio. L’organizzazione dei testi non tiene conto in nessun caso del fattore cronologico: non si riscontra alcuna successione temporale nella disposizione dei discorsi. Si tiene conto, invece, di almeno tre fattori estrinseci: la lunghezza, l’uniformità del contenuto e il numero degli argomenti. (…)
Poiché non viene mai rispettato un criterio cronologico nel disporre i testi, accade che in una stessa raccolta ci siano discorsi molto antichi a fianco di discorsi più recenti, che alcuni vengano ripetuti più volte, che altri siano simili – se non identici – a discorsi presenti in altre raccolte. Esistono dunque discorsi «unici» e discorsi paralleli o comuni, dovuti forse all’opera di memorizzazione di gruppi differenti di bhanaka, e altri, infine, frutto di ampliamenti di discorsi contenuti in altre raccolte. È dunque difficile per gli studiosi stabilire la formazione e la progressiva espansione delle raccolte.