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Vibhanga 12: Jhānavibhanga – Analisi dei Jhana

12.1. Analisi secondo i Discorsi

In questo caso un monaco dimora fermo e risoluto nei precetti fondamentali, dotato di un retto comportamento e di un adatto luogo di elemosina, vedendo il pericolo nelle sue colpe più sottili, osservando i precetti egli li pratica, controllando le porte delle facoltà dei sensi, conoscendo la giusta quantità di cibo, nella prima e nell’ultima veglia notturna è vigile, con uno sforzo intenso e una profonda visione pratica lo sviluppo dei dhamma illuminanti; egli, dall’inizio alla fine, agisce con attenzione; in una qualsiasi osservazione egli agisce con attenzione; in ogni movimento egli agisce con attenzione; nel portare la propria veste, la propria ciotola e il proprio intimo egli agisce con attenzione; nel mangiare, nel bere, nel masticare, nel gustare egli agisce con attenzione; nell’obbedire al richiamo della natura egli agisce con attenzione; nel camminare, nello stare fermo, nel sedersi, nel dormire, nell’aspettare, nel parlare, nel restare in silenzio egli agisce con attenzione; egli si reca in un luogo isolato, in una foresta, ai piedi di un albero, presso una montagna, un wadi (valle vicino ad un fiume), in una grotta in una collina, in un cimitero, in una foresta remota, in un luogo desolato, in una dimora di paglia, con poco rumore, in silenzio, libero dalle vicende umane, lontano dagli esseri umani, in un luogo adatto al ritiro; egli, dopo essersi recato in una foresta o ai piedi di un albero o in un luogo solitario, siede a gambe incrociate, con il busto eretto, in piena presenza mentale; egli, dopo aver abbandonato la cupidigia nei riguardi del mondo dimora con coscienza libero da cupidigia; egli purifica la sua coscienza dall’avidità.

Con l’abbandonare la cattiva volontà e l’avversione egli dimora con coscienza senza cattiva volontà, compassionevole verso tutti gli esseri viventi; egli purifica la sua coscienza dalla cattiva volontà e dall’avversione. Con l’abbandonare pigrizia e torpore egli dimora libero da pigrizia e torpore, con una luminosa percezione, attento e mentalmente presente; egli purifica la sua coscienza da pigrizia e torpore. Con l’abbandonare distrazione e rimorso egli dimora senza distrazione con una calma coscienza interiore; egli purifica la sua coscienza da distrazione e rimorso.

Con l’abbandonare il dubbio, vinto il dubbio, egli dimora senza incertezza nei dhamma positivi; egli purifica la sua coscienza dal dubbio. Con l’abbandonare questi cinque ostacoli, che inquinano la mente e bloccano la saggezza, egli, distaccato dai piaceri dei sensi, distaccato dai dhamma negativi, entra e dimora nel primo jhana accompagnato da applicazione iniziale e da applicazione sostenuta, colmo di estasi e piacere nato dal distacco; col reprimere l’applicazione iniziale e l’applicazione sostenuta egli entra e dimora nel secondo jhana con un acume interiore, un elevato sviluppo della mente, senza applicazione iniziale, senza applicazione sostenuta, colmo d’estasi e piacere nato dalla concentrazione; egli – dopo lo svanire dell’estasi dimora mentalmente presente e chiaramente consapevole, e sperimenta una felicità in questo corpo, della quale i Nobili dichiarano: “Felicemente vive colui il quale dimora nell’equanimità ed è mentalmente presente!” – entra e dimora nel terzo jhana; con l’abbandonare il piacere e il dolore, con l’anteriore scomparsa del piacere e del dolore mentale egli entra e dimora nel quarto jhana che è al di là del piacere e del dolore e ha la purezza della presenza mentale dovuta all’equanimità; dopo aver interamente superato le percezioni materiali e abbandonate le percezioni dei sensi e le diversità delle percezioni, concentrato su “Infinito è lo spazio”, egli entra e dimora nello stato dello spazio infinito; dopo aver interamente superato lo stato dello spazio infinito, concentrato su “Infinita è la coscienza”, egli entra e dimora nello stato della coscienza infinita; dopo aver interamente superato lo stato dello coscienza infinita, concentrato su “Non vi è nulla”, egli entra e dimora nello stato della vacuità; dopo aver interamente superato lo stato della vacuità egli entra e dimora nello stato della né-percezione-né-non-percezione.

Qui termina il Sommario

“In questo caso” significa: di questa visione, di questa abilità di comprendere tale scelta, in questa dote, in questa verità, in questa disciplina, in questa dottrina, in questo insegnamento, in questa pratica suprema, in questo insegnamento del Maestro. Ciò si dice “in questo caso”.

“monaco” significa: monaco per designazione; monaco riconosciuto; monaco per la questua; monaco abituato alla questua; monaco per aver raggiunto la condizione di chiedere l’elemosina; monaco per la veste indossata; monaco per la pratica di distruggere i dhamma negativi; monaco per aver distrutto i dhamma negativi; monaco per la pratica di abbandonare gli inquinanti; monaco per aver abbandonato gli inquinanti; monaco per aver raggiunto i sette stadi ultramondani; monaco per aver raggiunto lo stadio finale ultramondano; monaco per la suprema meta; monaco per bontà; monaco per virtù; monaco nel possedere i principi essenziali; monaco ordinato dal Sangha per le sue qualità.

“Precetto fondamentale” significa: moralità, fondamento, inizio, posizione, padronanza, rinuncia, misura, pratica principale per ottenere i dhamma positivi.

“Rinuncia” significa: virtù fisica e verbale.

“Risoluto” significa: possedere tale rinuncia tramite i precetti fondamentali ben posseduti, raggiunti, ben ottenuti, ben dotati, completi. Ciò si dice “fermo e risoluto nei precetti fondamentali”.

“Dimora” significa: assumere le quattro posizioni, esistere, proteggere, mantenere, risiedere, dimorare. Ciò si dice “dimora”.

“Dotato di un retto comportamento e di un adatto luogo di elemosina” significa: vi è un comportamento corretto; vi è un comportamento scorretto.
Qual è il comportamento scorretto? La colpa fisica, la colpa verbale, la colpa fisica e verbale. Ciò si chiama comportamento scorretto. Inoltre tutta la falsa moralità è un comportamento scorretto. Qualsiasi modo di vivere errato descritto dal Buddha. Ciò si chiama comportamento scorretto.
Qual è il comportamento corretto? La virtù fisica, la virtù verbale, la virtù fisica e verbale. Ciò si chiama comportamento corretto. Inoltre tutta la vera moralità è un comportamento corretto. Qualsiasi modo di vivere virtuoso descritto dal Buddha. Ciò si chiama comportamento corretto.

“Adatto al luogo di elemosina” significa: vi è un luogo adatto per la questua; vi è un luogo inadatto per la questua.
Qual è il luogo inadatto per la questua? Chiedere l’elemosina dove vi sono prostitute, vedove, zitelle, eunuchi, monache, case pubbliche; nelle dimore dei re, dei ministri dei re, degli eretici, dei seguaci degli eretici; inoltre dove vi sono famiglie senza fede, infelici, non indulgenti, abusive e illegali, cattive, colme di avversione, disagiate, che non desiderano il benessere dei monaci, delle monache, dei devoti maschi e femmine; non frequentare e non dipendere da tali famiglie. Ciò si chiama luogo inadatto per la questua.
Qual è il luogo adatto per la questua? Non chiedere l’elemosina dove vi sono prostitute, vedove, zitelle, eunuchi, monache, case pubbliche; nelle dimore dei re, dei ministri dei re, degli eretici, dei seguaci degli eretici; inoltre dove vi sono famiglie colme di fede, soddisfatte, indulgenti, lecite e rispettose della legge, buone, senza avversione, che desiderano il benessere dei monaci, delle monache, dei devoti maschi e femmine; frequentare e dipendere da tali famiglie. Ciò si chiama luogo inadatto per la questua.

“Vedendo il pericolo nelle colpe più sottili” significa: quali sono le colpe più sottili? Quelle colpe insignificanti, irrisorie, leggere che causano padronanza e rinuncia, che fanno sorgere la coscienza e l’attenzione. Queste sono chiamate colpe più sottili. Ed egli in tali colpe deve vedere il peccato, il pericolo, il danno e l’abbandono. Perciò si dice “vedendo il pericolo nelle colpe più sottili”.

“Osservando i precetti egli li pratica” significa: quali sono i precetti? Vi sono quattro tipi di precetti: i precetti per i monaci, per le monache, per i discepoli laici e per le discepole laiche. Questi sono chiamati precetti. Egli vive per osservare totalmente e completamente questi precetti senza alcun ripensamento. Perciò si dice “osservando i precetti li pratica”.

“Controllando le porte delle facoltà” significa: vi è il controllo e il non controllo delle porte delle facoltà.
Cos’è il non controllo delle porte delle facoltà? In questo caso si vede un oggetto visibile con l’occhio a livello generale e in dettaglio. Per una qualsiasi ragione una persona sta dimorando senza controllare la facoltà dell’occhio, la cupidigia e il dolore mentale, di conseguenza possono sorgere cattivi dhamma. Egli non esercita tale controllo; non protegge la facoltà dell’occhio; non mantiene sotto osservazione la facoltà dell’occhio. Ascoltando un oggetto udibile con l’orecchio … Odorando un oggetto odorifero con il naso … Assaporando un oggetto sapido con la lingua … Venendo in contatto con un oggetto tangibile con il corpo … Avendo cognizione di un oggetto ideazionale con la mente … possono sorgere dhamma negativi. Egli non esercita tale controllo … non mantiene sotto osservazione la facoltà della mente. Queste sei facoltà non sono controllate, non sono protette, non sono salvaguardate. Ciò è chiamato “non controllare le porte delle facoltà”.

Cos’è il controllo delle porte delle facoltà? In questo caso si vede un oggetto visibile con l’occhio a livello generale e in dettaglio. Per una qualsiasi ragione una persona sta dimorando senza controllare la facoltà dell’occhio, la cupidigia e il dolore mentale, di conseguenza possono sorgere cattivi dhamma. Egli esercita tale controllo; protegge la facoltà dell’occhio; mantiene sotto osservazione la facoltà dell’occhio. Ascoltando un oggetto udibile con l’orecchio … Odorando un oggetto odorifero con il naso … Assaporando un oggetto sapido con la lingua … Venendo in contatto con un oggetto tangibile con il corpo … Avendo cognizione di un oggetto ideazionale con la mente … possono sorgere dhamma negativi. Egli esercita tale controllo … mantiene sotto osservazione la facoltà della mente. Queste sei facoltà sono controllate, sono protette, sono salvaguardate. Ciò è chiamato “controllare le porte delle facoltà”.

“conoscendo la giusta quantità di cibo” significa: Vi è “la conoscenza della giusta quantità di cibo” e “la non conoscenza della giusta quantità di cibo”.
Quindi cos’è “la non conoscenza della giusta quantità di cibo”? In questo caso una persona non riflette, consuma impropriamente cibo per scopi superflui, per orgoglio, per un desiderio e uno scopo fisico. Tutto ciò è per insoddisfazione, per mancanza di conoscenza della giusta quantità, senza riflettere sul valore del cibo. Ciò è chiamato “la non conoscenza della giusta quantità di cibo”.

Cos’è “la conoscenza della giusta quantità di cibo”? In questo caso una persona riflette, consuma propriamente cibo e non per scopi superflui, per orgoglio, per un desiderio o per uno scopo fisico, ma solo ciò che è appropriato per mantenere in salute il proprio corpo, per alleviare i morsi della fame, per sviluppare la suprema pratica; (pensando): Io distruggo questa atavica sensazione; non produrrò una nuova sensazione (cioè senso di sazietà); e per me ci sarà sostentamento, assenza di colpa e una serena dimora. Tutto ciò è soddisfazione, conoscenza della giusta quantità e riflettendo sul cibo. Ciò è chiamato “la conoscenza della giusta quantità di cibo”.

E in che modo un monaco pratica la vigilanza nella prima e nell’ultima veglia notturna? In questo caso un monaco durante il giorno mentre cammina, mentre siede, purifica la sua coscienza dai dhamma negativi; durante la prima veglia notturna mentre cammina, mentre siede, purifica la sua coscienza dai dhamma negativi; durante la veglia notturna intermedia giace sul lato destro nella posizione del leone, con una gamba appoggiata sull’altra, mentalmente presente, attento e vigile al risveglio; durante l’ultima veglia notturna, appena sveglio, mentre cammina, mentre siede, purifica la sua coscienza dai dhamma negativi. In questo modo un monaco nella prima veglia e nell’ultima veglia notturna esercita la pratica dell’attenzione.

“Sforzo intenso” significa: tutto ciò che è il sorgere dell’energia mentale, il retto sforzo.
“Penetrazione” significa: tutto ciò che è saggezza, conoscenza, assenza di ignoranza, vera investigazione, retta visione.

“Pratica dello sviluppo dei dhamma illuminanti” significa: cos’è il risveglio dei dhamma? I sette fattori d’illuminazione cioè, il fattore d’illuminazione della presenza mentale, il fattore d’illuminazione dell’investigazione della realtà, il fattore d’illuminazione dell’energia, il fattore d’illuminazione dell’estasi, il fattore d’illuminazione della tranquillità, il fattore d’illuminazione della concentrazione (samadhi), il fattore d’illuminazione dell’equanimità. Questi sono chiamati i dhamma illuminanti. In questo modo egli persegue, sviluppa e ripete i dhamma illuminanti. Perciò si dice “pratica lo sviluppo dei dhamma illuminanti”.

E in che modo un monaco, quando arriva e quando se ne va, agisce con attenzione; nell’osservare e nel guardare, agisce con attenzione; nel piegarsi e nel distendersi, agisce con attenzione; nell’indossare la veste, la sottoveste e la ciotola per le elemosine, agisce con attenzione; nel mangiare, nel bere, nel masticare, nel gustare, agisce con attenzione; nella propria intimità, agisce con attenzione; nel camminare, nel fermarsi, nel sedersi, nel dormire, nel destarsi, nel parlare, nel l’osservare il silenzio, agisce con attenzione? In questo caso un monaco quando arriva è attento e mentalmente presente; quando se ne va è attento e mentalmente presente; quando osserva è attento e mentalmente presente; quando guarda è attento e mentalmente presente; quando si piega è attento e mentalmente presente; quando si distende è attento e mentalmente presente; quando indossa la veste, la sottoveste e la ciotola per le elemosine è attento e mentalmente presente; quando mangia, beve, mastica, gusta è attento e mentalmente presente; quando è nella propria intimità è attento e mentalmente presente; quando cammina, è fermo, siede, dorme, si desta, parla, osserva il silenzio è attento e mentalmente presente.

Cos’è la presenza mentale? Tutto ciò che è presenza mentale, costante consapevolezza, ricordare, l’azione del ricordare, osservazione della mente, non essere superficiali, non dimenticare, la facoltà della presenza mentale, il potere della presenza mentale, la retta presenza mentale. Ciò è chiamata presenza mentale.

“consapevole” significa: Cos’è la consapevolezza? Tutto ciò che è saggezza, conoscenza, investigazione, ricerca, ricerca della verità, discernimento, discriminazione, differenziazione, erudizione, competenza, sottigliezza, analisi, considerazione, ampiezza, sagacia, guida, intuizione, consapevolezza, saggezza, la facoltà della saggezza, il potere della saggezza, la spada di saggezza, la torre della saggezza, la luce della saggezza, lo splendore della saggezza, il gioiello della saggezza, assenza di delusione, investigazione della verità, retta visione. Ciò è chiamata consapevolezza. Così un monaco agisce con presenza mentale e con consapevolezza, quando si muove, quando si piega, quando si distende, quando indossa la veste, la sottoveste e la ciotola per le elemosine, quando mangia, beve, mastica, gusta, quando è nella propria intimità, quando cammina, è fermo, siede, dorme, si desta, parla, osserva il silenzio.

“isolato” significa: quando il luogo, vicino o lontano, non è affollato da laici o da monaci.
“dimora” significa: il letto, la sedia, il cuscino, il tempio, il tetto di una casa, il tetto di una capanna, la torre di guardia, l’atrio, la cella, la grotta, ai piedi di un albero, il boschetto di bambù o dove i monaci si ritirano, tutto questo è dimora.

“egli si reca in un luogo isolato” significa: egli si reca in questo luogo isolato, felicemente, ne fa uso, e lo rende utile. Quindi si dice “egli si reca in un luogo isolato”.

“foresta” significa: Tutto ciò che si trova oltre l’uscio della propria dimora.

“ai piedi di un albero” significa: ai piedi di un albero, una montagna, una valle, una grotta, un cimitero, un luogo desolato, un mucchio di paglia.

“foresta remota” significa: dimore lontane, dimore in una giungla, dimore lugubri, dimore terrificanti, dimore esterne, dimore vicine ad insediamenti umani, dimore scomode.

“con poco rumore” significa: quando la dimora, vicina o lontana, a persone laiche e a monaci, vi è un po’ di rumore.
“dopo essersi recato in una foresta o ai piedi di un albero o in un luogo solitario” significa: che è andato in una foresta o ai piedi di un albero o in un luogo solitario.

“siede a gambe incrociate” significa: siede a gambe incrociate.

“con il busto eretto” significa: il corpo eretto, stabile e ben saldo.

“in piena presenza mentale” significa: Cos’è la presenza mentale? Tutto ciò che è presenza mentale, costante consapevolezza, ricordare, l’azione del ricordare, osservazione della mente, non essere superficiali, non dimenticare, la facoltà della presenza mentale, il potere della presenza mentale, la retta presenza mentale. Ciò si dice “in piena presenza mentale”.

“dopo aver abbandonato la cupidigia nei riguardi del mondo” significa: cos’è la cupidigia? Tutto ciò che è lussuria, infatuazione della coscienza. Ciò è chiamata cupidigia.
Cos’è il mondo? I cinque aggregati dell’attaccamento e i loro oggetti sono il mondo. Ciò è chiamato mondo. Questa cupidigia nei riguardi del mondo è calmata, tranquillizzata, inibita, terminata, dissolta, distrutta, appassita, ben avvizzita, eliminata.

“dimora con coscienza libero da cupidigia” significa: cos’è la coscienza? Tutto ciò che è coscienza, mente, ideazione, …. (vedi Vibhanga 3) l’elemento della coscienza mentale. Ciò si chiama coscienza. Questa coscienza è libera dalla cupidigia. Perciò si dice: “dimora con coscienza libero da cupidigia”.

“dimora” significa: assumere le quattro posizioni, esistere, proteggere, conservare, mantenere, dimorare. Quindi si dice “dimora”.

“purifica la sua coscienza dall’avidità” significa: cos’è l’avidità? Tutto ciò che brama, passione, infatuazione, … (vedi Vibhanga 6) infatuazione della coscienza. Ciò si chiama avidità. Inoltre cos’è la coscienza? Tutto ciò che è coscienza, … (vedi sopra). Questa coscienza egli la purifica e la rende libera da tale cupidigia. Quindi si dice: “purifica la sua coscienza dall’avidità”.

“abbandonando la cattiva volontà e l’avversione” significa: vi è cattiva volontà; vi è avversione. Cos’è la cattiva volontà? Tutto ciò che è vessazione e risentimento di coscienza, repulsione, ostilità, irritazione, esasperazione, odio, antipatia, disordine mentale, detestare, rabbia, ira, collera, antagonismo, assenza di gioia della coscienza. Ciò si chiama cattiva volontà.
Cos’è l’antipatia? Tutto ciò che è cattiva volontà è avversione; tutto ciò che è avversione è cattiva volontà; se, invece, questa cattiva volontà e avversione sono calmate, tranquillizzate, inibite, terminate, svanite, distrutte, dissolte, eliminate, allora si dice “abbandonando la cattiva volontà e l’avversione”.

“egli dimora con coscienza senza cattiva volontà” significa: cos’è la coscienza? Tutto ciò che è coscienza, mente, … (come prima). Questa coscienza è senza cattiva volontà. Perciò si dice “dimora con coscienza senza cattiva volontà”.

“dimora” (come prima)
“dimora con coscienza libero da cupidigia” (come prima)

“con l’abbandonare pigrizia e torpore” significa: vi è pigrizia; vi è torpore.
Cos’è la pigrizia? Tutto ciò che è malessere della coscienza, difficoltà, declino, decadenza, indolenza, l’essere pigro, lo stato di essere pigro, pigrizia, accidia, stato della coscienza accidioso. Ciò si chiama pigrizia.
Cos’è il torpore? Tutto ciò che è malessere del corpo (degli aggregati mentali), invadente, avvolgente, tepore, sonno, sonnolenza, lo stato di sonno. Ciò si chiama torpore. Quando questa pigrizia e questo torpore sono calmati, tranquillizzati, inibiti, terminati, dissolti, distrutti, eliminati allora si dice “con l’abbandonare pigrizia e torpore”.

“Libero da pigrizia e torpore” significa: dopo aver abbandonato, rifiutato, liberato, lasciato, rigettato quella pigrizia e quel torpore. Perciò si dice “libero da pigrizia e torpore”.
“dimora” (come prima)

“Con una chiara percezione” significa: cos’è la percezione? Tutto ciò che è percezione, il percepire, lo stato del percepire. Ciò si chiama percezione. Tale percezione è chiara, libera, molto pura e limpida. Quindi si dice “con una chiara percezione”.

“Attento e mentalmente presente” significa: cos’è la presenza mentale? Tutto ciò che è consapevolezza, costante presenza mentale … (vedi Vibhanga 5) retta presenza mentale. Ciò si chiama presenza mentale.
Cos’è l’attenzione? Tutto ciò che è saggezza, conoscenza, assenza di ignoranza, vera investigazione, retta vision. Ciò si chiama attenzione. Quindi egli possiede tale presenza mentale ed attenzione … (vedi Vibhanga 7). Quindi si dice “attento e mentalmente presente”.

“con l’abbandonare pigrizia e torpore” … (come prima)

“con l’abbandonare distrazione e rimorso” significa: vi è distrazione; vi è rimorso. Cos’è la distrazione? Tutto ciò che è distrazione della coscienza, inquietudine, il vacillare e l’esitare della coscienza. Ciò si chiama distrazione.

Cos’è il rimorso? Percepire ciò che è giusto in ciò che è sbagliato, percepire ciò che è sbagliato in ciò che è giusto, percepire una colpa come se non fosse una colpa, percepire ciò che non è una colpa come se fosse una colpa; tutto ciò che è simile, il rimorso, provare rimorso, lo stato dell’avere rimorso, il dispiacere mentale. Ciò si chiama rimorso. Quindi questa distrazione e questo rimorso sono calmati, tranquillizzati, inibiti, distrutti, dissolti, eliminati. Perciò si dice “con l’abbandonare la distrazione e il rimorso”. Quindi si chiama “senza distrazione”.

“Dimora” (come prima)
“Internamente” significa: ciò che è personale, riferito al sé.
“Calma coscienza” significa: cos’è la coscienza? (vedi sopra)
“Purifica la sua coscienza dalla distrazione e dal rimorso” significa: (come prima) … Cos’è la distrazione? Tutto ciò che è distrazione della coscienza, inquietudine, esitazione mentale, agitazione della coscienza. Ciò si chiama distrazione.
Cos’è il rimorso? … Cos’è la coscienza? (come prima) … Ciò si chiama coscienza. Questa coscienza egli purifica, pulisce, libera dalla distrazione e dal rimorso. Perciò si chiama “purifica la sua coscienza dalla distrazione e dal rimorso”.

“Abbandonare il dubbio” significa: Cos’è il dubbio? Tutto ciò che è perplessità, dubbio, esitazione, incertezza, rigidità della coscienza, scarificazione mentale. Ciò si chiama dubbio. Tale dubbio è calmato, tranquillizzato , inibito, terminato, dissolto, distrutto, estinto. Quindi si dice “abbandonare il dubbio”.

“Vinto il dubbio” significa: Questo dubbio è superato, vinto, (egli) è giunto sull’altra sponda, sull’altra riva. Quindi si dice “vinto il dubbio”.

“dimora senza incertezza nei dhamma positivi” significa: relativo a tale dubbio per i dhamma positivi, egli non ha più dubbio, è senza incertezza, ha rimosso l’incertezza, è libero dall’incertezza. Quindi si dice “dimora senza incertezza nei dhamma positivi”.

“purifica la sua coscienza dal dubbio” significa: Cos’è il dubbio? … (come sopra).
… Cos’è la coscienza? … (come prima) … tale coscienza è libera dal dubbio. Quindi si dice “purifica la sua coscienza dal dubbio”.

“Abbandonare questi cinque ostacoli” significa: questi cinque ostacoli sono calmati, tranquillizzati, inibiti, terminati, dissolti, distrutti, eliminati. Perciò si dice: “abbandonare questi cinque ostacoli”.

“Inquinanti mentali” significa: questi cinque ostacoli inquinano la coscienza.
“Attenuazione della saggezza” significa: Per questi cinque ostacoli non sorge la saggezza o se appena sorta cessa.

“Distaccato da piaceri sensuali, distaccato da dhamma nocivi” significa: Cosa sono i piaceri sensuali? Il desiderio è un piacere sensuale, la brama è un piacere sensuale, il desiderio bramoso è un piacere sensuale, il pensiero è un piacere sensuale, il pensiero bramoso è un piacere sensuale. Questi sono chiamati piaceri sensuali.
Cosa sono i dhamma nocivi? Il desiderio per il piacere sensuale, la cattiva volontà, la pigrizia, il torpore, la distrazione, il rimorso, il dubbio. Questi sono chiamati dhamma nocivi. Quindi egli è distaccato da questi piaceri sensuali e da questi dhamma nocivi. Quindi si dice “Distaccato da piaceri sensuali, distaccato da dhamma nocivi”.

“Accompagnato da applicazione iniziale e da applicazione sostenuta” significa: Vi è applicazione iniziale; vi è applicazione sostenuta.
Cos’è l’applicazione iniziale? Tutto ciò che è attività mentale, pensiero, il pensare, fissazione, il focalizzare, applicazione della mente, retto pensiero. Ciò si chiama applicazione iniziale.
Cos’è l’applicazione sostenuta? Tutto ciò che è ricerca, analisi, analisi costante, esaminare, connessione costante e analisi costante della coscienza. Quindi egli possiede questa applicazione iniziale e questa applicazione sostenuta. (vedi Vibhanga 7). Perciò si chiama “Accompagnato da applicazione iniziale e da applicazione sostenuta”

“Nate dal distacco” significa: applicazione iniziale, applicazione sostenuta, estasi, piacere, unicità della coscienza; esse in tale distacco nascono, si creano, esistono, esistono pienamente, appaiono. Perciò si dice “nate dal distacco”.

“Estasi e piacere” significa: vi è estasi; vi è piacere.
Cos’è l’estasi? Tutto ciò che è estasi, gioia, rapimento, gaiezza, allegria, felicità, esaltazione, gioia della coscienza.
Cos’è il piacere? Tutto ciò che è pace mentale, piacere mentale, esperienza piacevole nata dal contatto mentale, sensazione piacevole nata dal contatto mentale. Ciò si chiama piacere. Tale piacere è accompagnato, nasce con, unito a, associato all’estasi. Ciò si chiama “estasi e piacere”.

“Primo” significa: primo in un ordine specifico.

“Jhāna” significa: applicazione iniziale, applicazione sostenuta, estasi, piacere, unicità della coscienza.

“Entra” significa: tutto ciò che si ottiene, che si ottiene ripetutamente, che si acquisisce, che si acquisisce bene, che si realizza, il raggiungimento del primo jhana.

“Dimora” significa: (come prima)
“Inibire l’applicazione iniziale e l’applicazione sostenuta” significa: vi è applicazione iniziale; vi è applicazione sostenuta. Cos’è l’applicazione iniziale? (come prima) … Cos’è l’applicazione sostenuta? (come prima) …

“Interno” significa: ciò che è personale, riferito al sé.

“Puro” significa: Ciò che è fede, avere fede, fiducia, fede implicita.

“Elevato sviluppo della mente” significa: tutto ciò è implica la stabilità della coscienza .… retta concentrazione.

“senza applicazione iniziale, senza applicazione sostenuta” significa: vi è applicazione iniziale; vi è applicazione sostenuta.
Cos’è l’applicazione iniziale? Tutto ciò che è attività mentale, il pensare, … retto pensiero. Ciò si chiama applicazione iniziale.
Cos’è l’applicazione sostenuta? Tutto ciò che è ricerca, costante ricerca, analisi, costante analisi, verifica, costante connessione e costante analisi della coscienza. Ciò si chiama applicazione sostenuta. Quindi questa applicazione iniziale e questa applicazione sostenuta vengono calmate, tranquillizzate, inibite, terminate, svanite, distrutte, avvizzite, abrogate. Pertanto ciò si dice “senza applicazione iniziale, senza applicazione sostenuta”.

“nate dalla concentrazione” significa: purezza, estasi e piacere che nascono ed esistono da questa concentrazione. Perciò si dice “nate dalla concentrazione”.

“Estasi e piacere” significa: Vi è un’estasi; vi è un piacere. Cos’è l’estasi? … Cos’è il piacere? … (vedi prima).

“Secondo” significa: Secondo in un ordine stabilito.

“Jhāna” significa: purificazione, estasi e piacere, focalizzazione della coscienza.

“Entra” significa: ciò che il raggiungere, l’ottenere, acquisire, ben acquisito, realizzazione, il raggiungimento del secondo jhana.

“Dimora” significa: (vedi prima).

“Privo di desiderio d’estasi” significa: Cos’è l’estasi? Ciò che è estasi, gioia, allegria, felicità, gioia della coscienza. Ciò è chiamata estasi. Tale estasi viene calmata, tranquillizzata, inibita, terminata, svanita, distrutta, ben distrutta, appassita, ben appassita, eliminata. Perciò si dice “privo di desiderio d’estasi”.

“Equanime” significa: Cos’è l’equanimità? Ciò che è equanimità, l’avere equanimità, la suprema equanimità, lo stato di equilibrio della coscienza. Ciò è chiamato equanimità. Di questa equanimità è posseduto, …. Perciò è chiamato “equanime”.

“Dimora” significa: (vedi prima) …

“Attento e consapevole” significa: (vedi prima) …

“Esperienze di piacere tramite il corpo (degli aggregati mentali)” significa: Cos’è il piacere? Tutto ciò che è pace mentale, piacere mentale, esperienza piacevole nata dal contatto mentale. Ciò è chiamato piacere.
Cos’è il corpo (degli aggregati mentali)? L’aggregato della percezione, delle formazioni mentali, della coscienza. Ciò è chiamato il corpo (degli aggregati mentali). Tale piacere viene sperimentato tramite il corpo (degli aggregati mentali). Perciò si dice “Esperienze di piacere tramite il corpo (degli aggregati mentali)”.

“della quale i Nobili dichiarano” significa: chi sono i Nobili? Il Buddha e i discepoli del Buddha sono chiamati Nobili; ciò essi dichiarano, predicano, definiscono, stabiliscono, rivelano, analizzano, rendono manifesto, spiegano. Perciò si dice “della quale i Nobili dichiarano”.

“Felicemente vive colui il quale dimora nell’equanimità ed è mentalmente presente” significa: cos’è l’equanimità? Tutto ciò che è equanimità, il possedere l’equanimità, la suprema equanimità, lo stato d’equilibrio della coscienza. Ciò è chiamato equanimità.
Cos’è la presenza mentale? (vedi prima) …
Cos’è il piacere? (vedi prima) …

“Terzo” significa: Terzo in un ordine seriale.

“Jhana” significa: Equanimità, presenza mentale, attenzione, piacere, focalizzazione della coscienza.

“Entra” significa: ciò che si è ottenuto, che si è ottenuto ripetutamente, che si è acquisito, che si è ben acquisito, realizzato, raggiunto il terzo jhana.

“Dimora” significa: (vedi prima)

“con l’abbandonare il piacere e il dolore” significa: vi è piacere; vi è dolore
Cos’è il piacere? … cos’è il dolore? (vedi prima) ….

“con l’anteriore scomparsa del piacere e del dolore mentale” significa: vi è piacere mentale; vi è dolore mentale.
Cos’è il piacere mentale? … il dolore mentale? (vedi prima) …

“al di là del piacere e del dolore” significa: tutto ciò che è né piacere né sofferenza mentale, esperienza o sensazione né piacevole né dolorosa nata dal contatto mentale. Ciò si dice “al di là del piacere e del dolore”.

“la purezza della presenza mentale dovuta all’equanimità” significa: cos’è l’equanimità? Tutto ciò che è equanimità… (come prima)
Cos’è la presenza mentale? Tutto ciò che è presenza mentale costante consapevolezza … (come prima) … Tale presenza mentale dovuta a questa equanimità è libera, pura, chiara. Perciò si dice “la purezza della presenza mentale dovuta all’equanimità”.

“Quarto” significa: quarto come in un ordine stabilito; è quarto perché si è raggiunto il quarto.

“Jhāna” significa: equanimità, presenza mentale, focalizzazione della coscienza.

“Entra” significa: (come prima).

“Dimora” significa: (come prima).

“dopo aver interamente superato le percezioni della forma” significa: cos’è la percezione della forma? La percezione, il percepire, lo stato di percepire, lo stato di percezione di colui che ha raggiunto, di chi possiede, chi in questo mondo dimora nel piacere del conseguimento dello stato caratteristico del piano della forma/materia. Queste sono chiamate percezioni della forma. Queste percezioni della materia che ha superato, oltrepassato, abbandonate. Perciò si dice “dopo aver superato le percezioni della forma”.

“abbandonate le percezioni dei sensi” significa: cosa sono le percezioni dei sensi? La percezione dell’oggetto visibile, dell’oggetto udibile, le percezioni dei sensi intermedi, la percezione dell’oggetto tangibile. Queste sono chiamate percezioni dei sensi. Queste percezioni dei sensi sono calmate, tranquillizzate, inibite, terminate, dissolte, distrutte, eliminate, estinte. Perciò si dice “abbandonate le percezioni dei sensi”.

“e le diversità delle percezioni” significa: cosa sono le diversità delle percezioni? La percezione, il percepire, lo stato di percepire di colui che ha raggiunto i jhana e di colui che possiede l’elemento mentale, l’elemento della coscienza mentale. Queste sono chiamate le diversità delle percezioni. Egli non si fa influenzare da queste diversità delle percezioni. Quindi si dice “e le diversità delle percezioni”.

“Infinito è lo spazio” significa: cos’è lo spazio? Tutto ciò che è spazio, spaziale, vuoto, vacuità, interstizio, interstiziale, non in contatto con i quattro essenziali. Ciò è chiamato spazio. In questo spazio egli si colloca, si stabilisce ed espande la coscienza infinitamente. Perciò si dice “Infinito è lo spazio”.

“Lo stato dello spazio infinito” significa: la coscienza e i dhamma concomitanti mentali di colui che ha raggiunto, che possiede, che in questo mondo dimora nel piacere dello stato dell’infinità dello spazio.

“Entra” significa: … (come prima)
“Dimora” significa: … (come prima)

“dopo aver interamente superato lo stato dello spazio infinito” significa: questo stato di infinità dello spazio lo ha superato, oltrepassato. Perciò si dice “dopo aver interamente superato lo stato dello spazio infinito”.

“Infinita è la coscienza” significa: egli medita ed espande infinitamente la coscienza che entra in contatto con lo stesso spazio. Perciò si dice “Infinita è la coscienza”.

“lo stato della coscienza infinita” significa: la coscienza e i dhamma dei concomitanti mentali di colui che ha raggiunto, che possiede, di colui che in questo mondo dimora nel piacere dello stato dell’infinità della coscienza.

“Entra” significa: … (vedi prima)
“Dimora” significa: … (vedi prima)

“dopo aver interamente superato lo stato dello coscienza infinita” significa: questo stato di infinità della coscienza lo ha superato, oltrepassato. Perciò si dice “dopo aver interamente superato lo stato della coscienza infinita”.

“Non vi è nulla” significa: quella stessa coscienza si sviluppa, cessa, scompare, e finalmente egli vede che “non vi è nulla”. Perciò si dice “non vi è nulla”.

“lo stato della vacuità” significa: la coscienza e i dhamma dei concomitanti mentali di colui che ha raggiunto, che possiede, di colui che in questo mondo dimora nel piacere dello stato dell’infinità della vacuità.

“Entra” significa: … (vedi prima)
“Dimora” significa: … (vedi prima)

“dopo aver interamente superato lo stato della vacuità” significa: questo stato di vacuità lo ha superato, oltrepassato. Perciò si dice “dopo aver interamente superato lo stato della vacuità”.

“lo stato della né-percezione-né-non-percezione” significa: la coscienza e i dhamma dei concomitanti mentali di colui che ha raggiunto, che possiede, di colui che in questo mondo dimora nel piacere dello stato della né-percezione-né-non-percezione.

“Entra” significa: … (vedi prima)
“Dimora” significa: … (vedi prima)

(Qui termina) Analisi secondo i Discorsi

12.2. Analisi secondo l’Abhidhamma
12.2.1. I Dhamma positivi Caratteristici del Piano della Forma

I quattro jhana sono: Primo jhana, secondo jhana, terzo jhana, quarto jhana.
Cos’è il primo jhana? … cos’è il secondo jhana? … cos’è il terzo jhana? … cos’è il quarto jhana? … (vedi prima)

(Qui termina la Tetrade Jhanica) …
(Qui termina la Pentade Jhanica)

12.2.2. I Dhamma positivi caratteristici del Piano della Forma

Qui nel momento in cui un monaco sviluppa il sentiero per la rinascita nel piano senza forma, egli, avendo superato interamente lo stato di vacuità, abbandonando il piacere, ecc … entra e dimora nel quarto jhāna accompagnato dalla percezione dello stato della né-percezione-né-non-percezione; in quel momento vi sono i due jhana costituenti dell’equanimità, unicità della coscienza. Questo è chiamato quarto jhana. (Come lo sono anche) I rimanenti Dhamma associati al jhāna.

12.2.3. I Dhamma Positivi Ultramondani

I quattro jhana sono: Primo jhana, secondo jhana, terzo jhana, quarto jhana.
Cos’è il primo jhana? … cos’è il secondo jhana? … cos’è il terzo jhana? … cos’è il quarto jhana? … (vedi prima)

(Qui termina la Tetrade Jhanica) …
(Qui termina la Pentade Jhanica)

Qui nel momento in cui un monaco sviluppa il sentiero per la rinascita nel piano senza forma, egli, avendo superato interamente lo stato di vacuità, abbandonando il piacere, ecc …

12.3.4. I Risultanti caratteristici del Piano della Forma

I quattro jhana sono: Primo jhana, secondo jhana, terzo jhana, quarto jhana.
Cos’è il primo jhana? … cos’è il secondo jhana? … cos’è il terzo jhana? … cos’è il quarto jhana? … (vedi prima)

(Qui termina la Tetrade Jhanica) … (Qui termina la Pentade Jhanica)

Qui nel momento in cui un monaco sviluppa il sentiero per la rinascita nel piano senza forma, egli, avendo superato interamente lo stato di vacuità, abbandonando il piacere, ecc …

12.2.5. I Risultanti caratteristici del Piano Immateriale

… (come prima)

12.2.6. I risultanti ultramondani

… (come prima)

12.2.7. I Dhamma non operativi caratteristici del Piano della Forma e del Piano Immateriale

… (come prima)

(Qui termina) L’Analisi secondo l’Abhidhamma

12.3. Quesiti

I quattro jhana: in questo caso un monaco distaccato … entra e dimora nel primo jhana … entra e dimora nel secondo jhana … nel terzo jhana … nel quarto jhana …
Dei quattro jhana quanti sono positivi; quanti negativi; quanti né-positivi-né-negativi; quanti con causa di lamento; quanti senza causa di lamento?

12.3.1. Le Triplici

(I quattro jhana) A volte sono positivi; a volte sono neutri. Tre jhana sono associati alla sensazione piacevole, tranne per la stessa sensazione piacevole sorta in essi. Il quarto jhana è associato con la sensazione neutra, tranne per la stessa sensazione neutra sorta in essi. Quattro jhana a volte sono effetti; a volte producono effetti; a volte non sono né effetti né producono effetti. A volte sono con attaccamento (alla brama e a false visioni), sono oggetti dell’attaccamento; a volte non sono oggetti dell’attaccamento, sono oggetti dell’attaccamento; a volte non sono né oggetti dell’attaccamento, né non sono oggetti dell’attaccamento. A volte non sono inquinanti, sono oggetti di inquinanti; a volte non sono inquinanti né sono oggetti di inquinanti. Il primo jhana è accompagnato da applicazione iniziale, da applicazione sostenuta tranne per le stesse applicazioni, iniziale e sostenuta, sorte in esso. Tre jhana sono senza applicazione iniziale, senza applicazione sostenuta. Due jhana sono accompagnati da estasi tranne per la stessa estasi sorta in essi. Tre jhana sono accompagnati da estasi tranne per la stessa estasi sorta in essi. Il quarto jhana è accompagnato da equanimità tranne per la stessa equanimità sorta in esso.

(I quattro jhana) Non sono abbandonati né dal primo sentiero né dai successivi. Non hanno radici da essere abbandonate dal primo sentiero e dai successivi. A volte sono cumulativi (del ciclo di morte e rinascita); a volte sono dispersivi; a volte non sono né cumulativi né dispersivi. A volte fanno parte dei sette stadi ultramondani; a volte dello stadio finale ultramondano; a volte né dei sette stadi ultramondani né dello stadio finale ultramondano. A volte sono sublimi; a volte sono incommensurabili. Di tre jhana non si dovrebbe affermare di avere oggetti inferiori o sublimi; a volte hanno oggetti incommensurabili; a volte non si dovrebbe affermare di avere oggetto incommensurabile. Il quarto jhana a volte ha un oggetto inferiore; a volte ha un oggetto sublime; a volte ha un oggetto incommensurabile; a volte non si dovrebbe dire di avere un oggetto inferiore o un oggetto sublime o un oggetto incommensurabile.

(I quattro jhana) A volte sono intermedi; a volte sono superiori. A volte sono retti dhamma con tempo fisso e effettivo; a volte non sono con tempo fisso e effettivo. Tre jhana non hanno il sentiero come loro oggetto; a volte hanno il sentiero come loro causa; a volte hanno il sentiero come loro fattore dominante; a volte non dovrebbero essere considerati come avere il sentiero come loro causa o come loro fattore dominante. Il quarto jhana a volte ha il sentiero come oggetto; a volte ha il sentiero come causa; a volte ha il sentiero come fattore dominante; a volte non dovrebbe essere considerato come avere il sentiero come causa o come fattore dominante.

(I quattro jhāna) A volte sorgono; a volte non sorgono; a volte sono vincolati a sorgere. A volte sono remoti; a volte sono futuri; a volte sono presenti. Tre jhana non dovrebbero essere considerati come avere oggetti remoti, futuri o presenti. Il quarto jhana a volte ha un oggetto remoto; a volte un oggetto futuro; a volte un oggetto presente; a volte non dovrebbe essere considerato come avere un oggetto remoto, futuro o presente.

(I quattro jhana) A volte sono interni; a volte sono esterni; a volte sono sia interni sia esterni. Tre jhana hanno oggetti esterni. Il quarto jhana a volte ha un oggetto interno; a volte esterno; a volte sia interno sia esterno; a volte non dovrebbe essere considerato come avere un oggetto interno; un oggetto esterno; o esterno e interno.

(I quattro jhana) Non sono visibili, non sono influenti.

12.3.2. Le Coppie

(I quattro jhana) Non sono radici. Sono accompagnati da radici. Sono associati a radici. Non dovrebbero essere considerati come radici e accompagnati da radici; sono accompagnati da radici ma non sono radici. Non dovrebbero essere considerati come radici e associati a radici; sono associati a radici ma non sono radici. Non sono radici, sono accompagnati da radici.

(I quattro jhana) Sono con causa. Sono condizionati. Non sono visibili. Non sono influenti. Non sono materiali. A volte sono mondani; a volte ultramondani. Sono conoscibili in un modo non in un altro.

(I quattro jhana) Non sono influssi impuri. A volte sono oggetto degli influssi impuri; a volte non lo sono. Sono associati a influssi impuri. Non dovrebbero essere considerati come influssi impuri e oggetto degli influssi impuri; a volte sono oggetto degli influssi impuri ma non sono influssi impuri; a volte non dovrebbero essere considerati come oggetto degli influssi impuri ma non sono influssi impuri. Non dovrebbero essere considerati come influssi impuri e associati a influssi impuri o associati a influssi impuri ma non sono influssi impuri. A volte non sono associati a influssi impuri, sono oggetto degli influssi impuri; a volte non sono associati a influssi impuri e non sono oggetto degli influssi impuri.

(I quattro jhana) Non sono catene … legami … flussi … vincoli … ostacoli … perversioni … Hanno oggetti. Non sono coscienza. Sono formazioni mentali. Sono associati alla coscienza. Sono collegati alla coscienza. Sono generati dalla coscienza. Sono co-esistenti con la coscienza. Accompagnano la coscienza. Sono collegati, generati dalla coscienza. Sono collegati, coesistenti, generati dalla coscienza, accompagnano la coscienza. Sono esterni. Non sono derivati. A volte sono con attaccamento; a volte no.

(I quattro jhana) Non sono attaccamento … inquinanti … non devono essere abbandonati dal primo sentiero né dai successivi. Non hanno radici da essere abbandonati dal primo sentiero e dai successivi. Il primo jhana è accompagnato da applicazione iniziale tranne per la stessa applicazione iniziale sorta in esso. Tre jhana sono senza applicazione iniziale. Il primo jhana è accompagnato da applicazione sostenuta tranne per la stessa applicazione sostenuta sorta in esso. Tre jhana sono senza applicazione sostenuta. Due jhana sono con estasi tranne per la stessa estasi sorta in essi. Due jhana sono senza estasi. Due jhana sono accompagnati da estasi tranne per la stessa estasi sorta in essi. Due jhana non sono accompagnati da estasi. Tre jhana sono accompagnati da piacere tranne per lo stesso piacere sorto in essi. Il quarto jhana non è accompagnato da piacere, è accompagnato da equanimità tranne per la stessa equanimità sorta in esso. Tre jhana non sono accompagnati da equanimità.

(I quattro jhana) Non sono tipici del piano del desiderio. A volte sono tipici del piano della forma; a volte non sono tipici del piano della forma. Tre jhana non sono tipici del piano immateriale. Il quarto jhana a volte è tipico del piano immateriale; a volte non lo è.

(I quattro jhana) A volte sono mondani; a volte sono ultramondani. A volte tendono alla liberazione; a volte non tendono alla liberazione. A volte sono fissi con tempo effettivo; a volte non sono fissi con tempo effettivo. A volte sono superabili; a volte non sono superabili. Sono senza causa di lamento.

Qui terminano i Quesiti.
L’Analisi dei Jhana è terminata.

Traduzione in inglese dalla versione Pali di U Thittila, The Book of Analysis, Published by Pali Text Society, 1969. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoVibhanga