Questo ho sentito. Una volta il Sublime soggiornava presso Savatthî, nella Selva del Vincitore, nel parco di Anathapindiko. Là egli così si rivolse ai monaci: “Un monaco indagatore che comprende l’animo del suo prossimo, deve proporsi riguardo al Compiuto questo esame: ‘ egli il perfetto Svegliato o non lo è?’ Ciò gli deve essere chiaro.”
“Dal Sublime deriva il nostro sapere, Signore, da lui scaturisce ed a lui ritorna. Sarebbe bene se il Sublime ci volesse spiegare questo particolare. Noi conserveremo la sua parola.”
“Allora, monaci, ascoltate e fate ben attenzione al mio discorso. Un monaco indagatore deve esaminare il Compiuto in due cose: in quelle visibili e in quelle udibili: ‘Le cose impure che sono visibili ed udibili si trovano nel Compiuto, o no?’ E mentre lo esamina egli riconosce che le cose impure, visibili e udibili non si trovano in lui. E se ha riconosciuto ciò, egli continua l’esame chiedendosi: ‘Le cose mutevoli, visibili e udibili, si trovano in lui, o no?’ E mentre lo esamina egli riconosce che le cose mutevoli non si trovano in lui. E, riconosciuto ciò, continuando l’esame si chiede: ‘Le cose rischiarate, visibili e udibili, si trovano in lui?’ E, riconoscendo che esse sono in lui, continua l’esame chiedendosi: ‘ già da lungo tempo che l’onorevole ha scoperto questa regola eccellente, o ciò è avvenuto proprio ora?’ E, riconoscendo che egli ha scoperto questa regola eccellente da lungo tempo, allora egli continua ad esaminarlo: ‘L’onorevole ha acquisito reputazione, è divenuto un monaco celebre: quindi si troverà in lui qualche miseria’. Poiché, monaci, di solito, appena un monaco è divenuto celebre, reputato, allora si presenta in lui qualche miseria. Ma se esaminandolo riconosce che in lui non v’è alcuna miseria, continua l’indagine: ‘L’onorevole è tranquillo senza timore, o è tranquillo per timore?
E ancora. ‘privo di brama, non coltiva alcun piacere?’ Ed egli riconosce che non è tranquillo per timore; che è privo di brama e non coltiva alcun piacere. Se ora, monaci, si chiedesse a questo monaco quale motivo ha l’onorevole fratello per riconoscere tutto ciò, egli risponderebbe con giustizia:
‘Eguale rimane quell’onorevole, sia che si trovi tra i discepoli o solo; compagni miti e compagni aspri, quali che siano i capi dell’Ordine, figli del mondo e vincitori del mondo: egli non disprezza nessuno. E io dalla bocca del Sublime ho sentito questo:
Tranquillo sono senz’alcun timore,
Non certo per timore io son tranquillo:
Di bramosia e di piacer vacante,
Spento s’è ben quel ch’era già desio.’
Ed ora se interrogaste ancora il Compiuto stesso egli vi confermerebbe che cose impure e cose mutevoli, visibili ed udibili, non sono in lui. Invece sono in lui le cose rischiarate, visibili ed udibili.
‘Ma son solo mie orme,
Son solo mie tracce:
Diverso sono io.’
Un maestro che parli così, l’uditore può ben cercarlo per sentirne la dottrina. E il maestro gli espone la dottrina, sempre più ampiamente, sempre più profondamente, con le sue parti di bianco e di nero. E mentre il maestro espone la dottrina, essa diviene all’uditore sempre più chiara e gli si svela un principio dopo l’altro, ed egli riconosce il maestro: ‘Perfetto Svegliato è il Sublime, ben annunciata la dottrina, ben guidati i discepoli’. Se ora si chiedesse a quel monaco perché dice così, egli risponderebbe giustamente: ‘Ecco, ero andato dal Sublime per sentire la sua dottrina. Ed egli me la espose sempre più ampiamente, sempre più profondamente, con i suoi risvolti favorevoli e sfavorevoli; ed ecco che essa mi divenne sempre più chiara’.
In chi ora confida nel Compiuto per tale motivo, in tale guisa, tra tali circostanze ha trovato terreno, ha affondata radice, ha emesso germoglio; quella viene chiamata fiducia motivata, radicata nella visione, salda; e nessun penitente o religioso, nessun dio o diavolo, nessuno santo spirito, né chicchessia può distruggerla.
Questo è il modo in cui si esamina la dottrina presso il Compiuto, e questo è il modo in cui il Compiuto è bene esaminato conforme alla dottrina.”
Così parlò il Sublime. Contenti si rallegrarono i monaci, della sua parola.
Riscrittura a partire dall’italiano di De Lorenzo, da Pier Antonio Morniroli ed Enrico Federici.
Per distribuzione gratuita esclusivamente.
Testo: Majjhima Nikaya