Questo ho sentito. Una volta il Sublime soggiornava presso Sâvatthî, nella Selva del Vincitore, nel Parco di Anâthapindiko. Là egli si rivolse ai monaci: “Undici caratteristiche rendono impossibile ad un bovaro di custodire la sua mandria, di farla prosperare. Egli ignora la natura dei corpi, non conosce l’indizio, non allontana ciò che è dannoso, non fascia le ferite, non accende il fuoco, non conosce i guadi, non conosce le sorgenti, non conosce i passi, non conosce i pascoli, munge smoderatamente e non fa speciale attenzione ai tori, ai padri della mandria, ai duci della mandria.
Così pure undici caratteristiche rendono ad un monaco impossibile di giungere in quest’Ordine e dottrina alla riuscita, alla maturità e allo svolgimento. Quali? Egli ignora la natura dei corpi, non conosce l’indizio, non allontana ciò che è dannoso, non fascia le ferite, non accende il fuoco, non conosce i guadi, non conosce le sorgenti, non conosce i passi, non conosce i pascoli, munge smoderatamente e non fa speciale attenzione ai monaci, ai superiori, agli anziani, agli incanutiti nell’ascetismo, ai padri dell’Ordine. E come accade ciò? Un monaco ignora la natura dei corpi, ovvero non considera conforme alla verità tutto ciò che è corporeo, l’intera corporeità, le quattro materie principali e ciò che per esse esiste. Un monaco non conosce l’indizio, ossia non riconosce conforme alla verità che l’azione è ciò che rivela lo stolto e il savio. Un monaco non allontana ciò che è dannoso, ma dà spazio al pensiero bramoso che sorge in lui, non lo respinge, non lo espelle, non lo estirpa; dà spazio a pensieri d’avversione, di rabbia. Non fascia le ferite, ossia, se ha visto una forma, concepisce inclinazione, interesse per essa. Sebbene brama e avversione, cattivi e dannosi pensieri, ben presto soverchino colui che sta con la vista non vigilata, egli non si occupa di questa vigilanza, non guarda la vista. Se egli ha udito un suono, ha odorato un odore, ha gustato un sapore, ha toccato un contatto, ha pensato una cosa, allora egli concepisce inclinazione, interesse per essi. Sebbene brama e avversione, cattivi e dannosi pensieri, ben presto soverchino colui che sta col pensiero non vigilato, egli non si occupa di questa vigilanza. E come non accende il fuoco? Egli non mostra agli altri la dottrina come egli l’ha sentita ed imparata. E come non conosce i guadi? Egli non ricerca di tempo in tempo quei monaci che hanno sentito e sanno, i custodi della dottrina, dell’Ordine, della regola; non li interroga, non s’informa: ‘Com’è ciò, signore, quale ne è il senso?’ E così quegli onorevoli non gli schiudono il chiuso, non gli rischiarano l’oscuro, non gli sciolgono il dubbio. E come non conosce le sorgenti? Egli nell’esposizione della dottrina del Compiuto non giunge all’intelligenza del senso, non all’intelligenza della dottrina, non al godimento della dottrina. E come non conosce i passi? Egli non conosce conforme alla verità il santo ottuplice sentiero. E come non conosce i pascoli? Egli non conosce conforme a verità i quattro pilastri del sapere.
E come munge smoderatamente? Ecco che fiduciosi padri di famiglia invitano un monaco a scegliersi abito, cibo, giaciglio e, in caso di malattia, medicine; e il monaco non conosce moderazione nell’accettare. E come egli non fa speciale attenzione a quei monaci, ai superiori ecc.? Egli non serve i monaci, i superiori, gli anziani, i padri dell’Ordine, né con amorevole azione, né con amorevoli parole e intenzioni sia palesi che intime. Queste undici caratteristiche rendono a un monaco impossibile di giungere in quest’Ordine e dottrina alla riuscita, alla maturità e allo svolgimento. Undici qualità rendono ad un bovaro possibile custodire la sua mandria.
Quali? Un bovaro conosce la natura dei corpi, conosce l’indizio, allontana ciò che è dannoso, fascia le ferite, accende il fuoco, conosce i guadi, conosce le sorgenti, conosce i passi, conosce i pascoli, lascia ancora latte nelle mammelle e fa speciale attenzione ai tori, ai padri della mandria, ai duci della mandria.
Allo stesso modo undici qualità rendono ad un monaco in quest’Ordine e dottrina di giungere alla riuscita, alla maturità ed allo svolgimento. Ecco che un monaco conosce la natura dei corpi, ossia considera conforme alla verità come corporeo tutto ciò che è corporeo, l’intera corporeità, le quattro materie principali e ciò che tramite esse esiste. E come conosce l’indizio? Egli riconosce che è l’azione che indica lo stolto ed il savio. E come allontana ciò che è dannoso? Egli non dà spazio al pensiero bramoso che sorge in lui, lo respinge, lo espelle, lo estirpa; lo stesso fa per pensieri di avversione, di rabbia ed altri cattivi, dannosi pensieri che in lui sorgano. E come fascia le ferite? Se egli ha visto una forma, allora egli non concepisce inclinazione, interesse. Siccome brama e scontento, cattivi e dannosi pensieri ben presto soverchiano colui che sta con la vista non vigilata, egli si occupa di questa vigilanza, osserva la vista, la vigila. Se ha udito un suono, odorato un odore, gustato un sapore, toccato un contatto o pensato una cosa, allora egli non concepisce inclinazione, interesse. Siccome brama e scontento, cattivi e dannosi pensieri ben presto soverchiano colui che sta col pensiero non vigilato, egli si occupa di questa vigilanza, guarda il pensiero, vigila attentamente su di esso. E come accende il fuoco? Egli mostra agli altri la dottrina, come egli l’ha sentita ed imparata. E come conosce i guadi? Egli ricerca di tempo in tempo quei monaci che molto hanno sentito e sanno, i custodi della dottrina, dell’Ordine, della regola, li interroga e s’informa: ‘Com’è ciò, signore, quale ne è il senso?’. E così quegli onorevoli gli schiudono il chiuso, gli rischiarano l’oscuro, gli sciolgono il dubbio su cose che in varia guisa suscitano dubbi. E come conosce le sorgenti? Egli, nell’esposizione della dottrina del Compiuto giunge all’intelligenza del senso, all’intelligenza della dottrina, al godimento di essa. E come conosce i passi? Egli riconosce conforme a verità il santo ottuplice sentiero. E come conosce i pascoli? Egli conosce conforme a verità i quattro pilastri del sapere. E come lascia ancora latte nelle mammelle? Ecco che fiduciosi padri di famiglia invitano un monaco a scegliersi un abito, cibo, giaciglio e, in caso di malattia, medicine, ed il monaco conosce moderazione nell’accettare.
E come un monaco fa speciale attenzione a quei monaci, ai superiori, agli anziani, agli incanutiti nell’ascetismo, ai padri dell’Ordine? Egli serve quei monaci, i superiori, gli anziani e tutti con amorevole azione, parola e intenzione, sia palese che intima. Queste undici qualità rendono ad un monaco possibile in quest’Ordine e dottrina di giungere alla riuscita, alla maturità ed allo svolgimento.”
Così parlò il Sublime. Contenti si rallegrarono quei monaci per la sua parola.
Riscrittura a partire dall’italiano di De Lorenzo, da Pier Antonio Morniroli ed Enrico Federici.
Per distribuzione gratuita esclusivamente.
Testo: Majjhima Nikaya