Questo ho sentito. Una volta il Sublime dimorava presso Râjagaham, nel parco di bambù, nel sito degli scoiattoli. In quel tempo l’on. Sâriputto, verso sera, avendo terminato la meditazione, si recò dal Sublime, lo salutò riverentemente e si sedette accanto.
Il Sublime gli disse: “Sâriputto, ora i tuoi sensi sono calmi: chiaro e puro è il colore della tua pelle. In quale stato tu adesso per lo più ti trovi?”
“Nello stato di vacuità, Signore.”
“Bene, Sâriputto, bene. Tu adesso ti trovi in quello che si dice lo stato di grande uomo, stato di vacuità. Perciò se un monaco desiderasse: ‘Vorrei trovarmi nello stato di vacuità’; allora il monaco dovrebbe riflettere così: ‘Nel sentiero per il quale mi sono recato al villaggio per l’elemosina, nei posti in cui mi sono fermato ad aspettare l’elemosina, nel sentiero per il quale sono tornato, mi è forse sorta nell’animo voglia, attrazione, repulsione, ignoranza, o avversione verso le forme penetrate tramite la vista nella coscienza?’ Se in quelle circostanze il monaco riconosce: ‘In me è sorta nell’animo voglia, attrazione, repulsione, ignoranza, o avversione verso le forme penetrate tramite la vista nella coscienza’; allora il monaco deve lottare per staccarsi da queste cose negative, dannose’. Se invece il monaco riconosce che ciò non è accaduto, allora il monaco deve stare sereno e lieto, esercitandosi giorno e notte in queste utili cose.
E inoltre ancora il monaco deve riflettere così: ‘In quelle stesse circostanze in me è sorta nell’animo voglia, attrazione, repulsione, ignoranza, o avversione verso i suoni, gli odori, i sapori, i contatti, verso le cose penetrate nella coscienza, tramite i relativi sensi?’ Se il monaco riconosce che ciò è accaduto, allora egli deve lottare per staccarsi da queste cose negative, dannose; ma se riconosce che ciò non è accaduto, allora il monaco deve stare sereno e lieto, esercitandosi giorno e notte in queste utili cose.
E inoltre ancora il monaco deve riflettere così: ‘Sono state da me abbandonate le cinque corde del desiderio?’ Se riconosce che ciò non è accaduto, allora il monaco deve lottare per staccarsi dalle cinque corde del desiderio; mentre se riconosce di averla abbandonate, allora deve stare sereno e lieto, esercitandosi giorno e notte in queste utili cose.
E inoltre ancora il monaco deve riflettere così: ‘Sono stati da me rigettati i cinque impedimenti?’ Se egli riconosce che i cinque impedimenti non sono ancora stati rigettati, allora egli deve lottare per il loro distacco; se invece egli riconosce d’averli rigettati, allora deve stare sereno e lieto, esercitandosi giorno e notte in queste utili cose.
E inoltre ancora il monaco deve riflettere così: ‘Sono stati da me intuiti i cinque tronchi dell’attaccamento?’ Se egli riconosce di non averli ancora intuiti, allora deve lottare per intuirli; se invece riconosce d’averli intuiti, allora deve stare sereno e lieto, esercitandosi giorno e notte in queste utili cose.
E inoltre ancora il monaco deve riflettere così: ‘Sono state da me svolte le quattro avanzate della meditazione?’ Se egli riconosce di non averle ancora svolte, allora deve lottare per svolgerle; se invece riconosce d’averle svolte, allora deve stare sereno e lieto, esercitandosi giorno e notte in queste utili cose.
E inoltre ancora il monaco deve riflettere così: ‘Sono state da me svolte le quattro complete esercitazioni?’ Se egli riconosce di non averle ancora svolte, allora deve lottare per svolgerle; se invece riconosce d’averle svolte, allora deve stare sereno e lieto, esercitandosi giorno e notte in queste utili cose.
E inoltre ancora il monaco deve riflettere così: ‘Sono state da me svolte le quattro vie miracolose?’ Se egli riconosce di non averle ancora svolte, allora deve lottare per svolgerle; se invece riconosce d’averle svolte, allora deve stare sereno e lieto, esercitandosi giorno e notte in queste utili cose.
E inoltre ancora il monaco deve riflettere così: ‘Sono state da me svolte le cinque facoltà?’ Se egli riconosce di non averle ancora svolte, allora deve lottare per svolgerle; se invece riconosce d’averle svolte, allora deve stare sereno e lieto, esercitandosi giorno e notte in queste utili cose.
E inoltre ancora il monaco deve riflettere così: ‘Sono stati da me svolti i inque poteri?’ Se egli riconosce di non averli ancora svolti, allora deve ottare per svolgerli; se invece riconosce d’averli svolti, allora deve stare sereno e lieto, esercitandosi giorno e notte in queste utili cose.
E inoltre ancora il monaco deve riflettere così: ‘Sono state da me svolte le sette parti del risveglio?’ Se egli riconosce di non averle ancora svolte, allora deve lottare per svolgerle; se invece riconosce d’averle svolte, allora deve stare sereno e lieto, esercitandosi giorno e notte in queste utili cose.
E inoltre ancora il monaco deve riflettere così: ‘È stato da me svolto il santo sentiero ottopartito?’ Se egli riconosce di non averlo ancora svolto, allora deve lottare per svolgerlo; se invece riconosce d’averlo svolto, allora deve stare sereno e lieto, esercitandosi giorno e notte in queste utili cose.
E inoltre ancora il monaco deve riflettere così: ‘Sono state da me raggiunte la calma e la chiaroveggenza?’ Se egli riconosce di non averle ancora raggiunte, allora deve lottare per raggiungerle; se invece riconosce d’averle raggiunte, allora deve stare sereno e lieto, esercitandosi giorno e notte in queste utili cose.
E inoltre ancora il monaco deve riflettere così: ‘Sono state da me realizzate la sapienza e la redenzione?’ Se egli riconosce di non averle ancora realizzate, allora deve lottare per realizzarle; se invece riconosce d’averle realizzate, allora deve stare sereno e lieto, esercitandosi giorno notte in queste utili cose.
Tutti gli asceti o religiosi dei tempi passati che abbiano purificato l’elemosina, lo hanno fatto proprio così considerando e riconsiderando. Lo stesso faranno gli asceti o religiosi del futuro. Così gli asceti o religiosi fanno anche ora. Quindi ora voi dovete esercitarvi così: ‘Considerando e riconsiderando purificheremo l’elemosina’.
Questo disse il Sublime. Contento l’on. Sâriputto approvò le sue parole.
Riscrittura a partire dall’italiano di De Lorenzo, da Pier Antonio Morniroli ed Enrico Federici.
Per distribuzione gratuita esclusivamente.
Testo: Majjhima Nikaya