Questo ho sentito. Una volta il Sublime dimorava presso Sâvatthî, nella Selva del Vincitore, nel giardino di Anâthapindiko. Là il Sublime si rivolse ai monaci: “Ricordate, monaci, i cinque vincoli da me indicati come traenti in basso?”
A queste parole l’on. Mâlunkyâputto rispose: “Io, Signore, li ricordo i cinque vincoli: la credenza nella propria personalità, il dubbio, il ritualismo, la sensualità e la malevolenza.”
“Da chi dunque hai appreso che siano stati così indicati i cinque vincoli traenti in basso? Non potrebbero altri pellegrini e penitenti contrapporsi a ciò con un paragone riguardante un bambino? Infatti ad un tenero infante, ad un irragionevole poppante è ignota la propria personalità: da dove sorgerebbe in lui una tale credenza? Perché però in lui è insita l’ inclinazione a tale credenza. Poiché ad un infante, ad un poppante sono ignote le cose: da dove sorgerebbe in lui il dubbio nelle cose? Perché è insita in lui l’inclinazione al dubbio. Poiché al tenero irragionevole infante sono ignoti i riti: da dove sorgerebbe in lui il ritualismo dei riti? Perché è insita in lui l’inclinazione al ritualismo. Al poppante sono ignoti i piaceri sensuali: da dove sorgerebbe in lui la sensualità dei desideri? A lui sono ignoti gli esseri: da dove sorgerebbe in lui la malevolenza verso gli esseri? Perché sono insite in lui le inclinazioni relative.”
A questo punto l’on. Ânando disse al Sublime: “Questo è il momento che il Sublime indichi i cinque vincoli traenti in basso: i monaci ricorderanno le sue parole.”
“Orsù dunque, Ânando, ascolta allora e fai bene attenzione al mio discorso.
Ecco, un inconsapevole uomo comune, insensibile a ciò che è santo, ignorante della santa dottrina, inaccessibile ad essa, insensibile a ciò che è nobile, ignorante della dottrina dei nobili, inaccessibile ad essa, dimora con la mente posseduta dalla credenza nella propria personalità, irretita da essa, e non riconosce conforme a verità lo scampo da quella sorta credenza: per lui questa credenza, rinforzata, non disciolta, è divenuta un vincolo traente in basso. Egli dimora con la mente posseduta dal dubbio, irretita dal dubbio, e non riconosce conforme alla realtà lo scampo dal sorto dubbio: per lui questo dubbio, rinforzato, non disciolto, è divenuto un vincolo traente in basso. E lo stesso gli accade con la mente posseduta dal ritualismo, con la mente posseduta dalla sensualità, con la mente posseduta dalla malevolenza, e tutti questi sono divenuti altrettanti vincoli traenti in basso.
Ma il consapevole santo uditore, sensibile a ciò che è santo, che conosce la santa dottrina, accessibile ad essa, sensibile a ciò che è nobile, a conoscenza della dottrina dei nobili, accessibile ad essa, dimora con la mente non posseduta dalla credenza nella propria personalità, non irretita da essa, e riconosce conforme a verità lo scampo da quella sorta credenza: da lui svanisce questa inclinazione alla credenza nella propria personalità. Egli dimora con la mente non posseduta dal dubbio, non irretita dal dubbio, e riconosce conforme alla realtà lo scampo dal sorto dubbio: da lui svanisce questa inclinazione al dubbio. E lo stesso gli accade con la mente non posseduta dal ritualismo, con la mente non posseduta dalla sensualità, con la mente non posseduta dalla malevolenza, e riconosce conforme a realtà lo scampo da tutto ciò: da lui svaniscono queste inclinazioni al ritualismo, alla sensualità e alla malevolenza. Egli dimora con la mente libera da quei legami.
Che uno, Ânando, che non ha proceduto per il sentiero, per la via che allontana dai cinque vincoli che traggono in basso, li conosca o li veda o ne scampi, non è possibile. Così come in un grande, alto, massiccio albero non è possibile tagliare il tronco, senza tagliare la corteccia; così non è possibile che uno che non ha proceduto per il sentiero, per la via che allontana dai cinque vincoli che traggono in basso, li conosca o li veda o ne scampi.
Mentre uno che ha proceduto per il sentiero, per la via che allontana dai cinque vincoli che traggono in basso, che li conosca o li veda o ne scampi, è possibile. Così com’è possibile, tagliando la corteccia, tagliare il tronco di un grande, alto, massiccio albero.
Come se il fiume Gange fosse gonfio d’acqua fino agli orli, che i corvi potessero berla, e si avanzasse un debole uomo [che dicesse]: ‘Io, tagliando di traverso con le braccia la corrente, giungerò in salvo all’altra riva’; costui non potrebbe farlo. Così chiunque la cui mente non si sia sollevata, né rasserenata, né pacata, né liberata nel sentire esporre la dottrina della distruzione della personalità è da considerarsi come quel debole uomo. Ma se nella stessa situazione si presentasse, affermando la stessa cosa, un uomo forte, costui riuscirebbe ad attraversare il fiume. Allo stesso modo chiunque la cui mente si sia sollevata, rasserenata, pacata, liberata nel sentire esporre la dottrina della distruzione della personalità è da considerarsi come quel forte uomo.
Qual è però il sentiero, quale la via, che allontana dai cinque vincoli traenti in basso? Ecco, un monaco, evitando l’attaccamento, allontanandosi dalle cose non salutari, calmando interamente le basse eccitazioni del corpo, ben lungi da brame, raggiunge la senziente, pensante beata serenità nata da pace: il grado della prima contemplazione. E tutto ciò che qui è ancora formabile, sensibile, percettibile, concepibile, conoscibile, egli riguarda tali cose come cose impermanenti, dolorose, inferme, malate, tormentose, cattive, mutevoli, caduche, inani, vane, nulle: e da tali cose egli purifica la mente. Avendola purificata, egli raccoglie la mente sul principio immortale: ‘Questa è la pace, questa è la fine: ossia lo svanire di ogni concezione, il distacco da ogni attaccamento, l’esaurirsi della sete, il venir meno del desiderio, la dissoluzione, l’estinzione’. A questo punto egli ottiene l’esaurimento della mania. E, se non l’ottiene, allora, per il suo desiderio e godimento della verità, annientando i cinque vincoli traenti in basso, ascenderà, per poi, là, estinguersi e non più tornare in questo mondo.
E inoltre ancora, Ânando, dopo il compimento del sentire e pensare il monaco raggiunge l’interna calma, l’unità dell’animo, la beata serenità libera di sentire e pensare, nata dal raccoglimento il grado della seconda contemplazione – della terza contemplazione – della quarta contemplazione. E tutto ciò che qui è ancora formabile, sensibile, percettibile, concepibile, conoscibile, egli riguarda tali cose come cose impermanenti, dolorose, inferme, malate, tormentose, cattive, mutevoli, caduche, inani, vane, nulle: e da tali cose egli purifica la mente. Avendola purificata, egli raccoglie la mente sul principio immortale: ‘Questa è la pace, questa è la fine: ossia lo svanire di ogni concezione, il distacco da ogni attaccamento, l’esaurirsi della sete, il venir meno del desiderio, la dissoluzione, l’estinzione’. A questo punto egli ottiene l’esaurimento della mania. E, se non l’ottiene, allora, per il suo desiderio e godimento della verità, annientando i cinque vincoli traenti in basso, ascenderà, per poi, là, estinguersi e non più tornare in questo mondo.
E inoltre ancora, col completo superamento delle percezioni di forma, annientamento delle percezioni riflesse, rigetto delle percezioni multiple, il monaco nel pensiero ‘lo spazio è infinito’ raggiunge il dominio dello spazio infinito; – dopo completo superamento della sfera dell’infinito spazio, il monaco, nel pensiero ‘la coscienza è infinita’, raggiunge il dominio della coscienza infinita; – dopo completo superamento della sfera dell’infinita coscienza, il monaco, nel pensiero ‘niente esiste’ raggiunge il dominio della non esistenza. E tutto ciò che qui è ancora formabile, sensibile, percettibile, concepibile, conoscibile, egli riguarda tali cose come cose impermanenti, dolorose, inferme, malate, tormentose, cattive, mutevoli, caduche, inani, vane, nulle: e da tali cose egli purifica la mente. Avendola purificata, egli raccoglie la mente sul principio immortale: ‘Questa è la pace, questa è la fine: ossia lo svanire di ogni concezione, il distacco da ogni attaccamento, l’esaurirsi della sete, il venir meno del desiderio, la dissoluzione, l’estinzione’. A questo punto egli ottiene l’esaurimento della mania. E, se non l’ottiene, allora, per il suo desiderio e godimento della verità, annientando i cinque vincoli traenti in basso, ascenderà, per poi, là, estinguersi e non più tornare in questo mondo.”
“Se questo, Signore, è il sentiero, questa la via che allontana i cinque vincoli traenti in basso, come avviene che alcuni monaci sono redenti d’animo ed alcuni redenti in sapienza?”
“Ciò dipende, Ânando, dalla differenza delle loro disposizioni: io dico.”
Questo disse il Sublime. Contento si rallegrò l’onorevole Ânando della sua parola.
Riscrittura a partire dall’italiano di De Lorenzo, da Pier Antonio Morniroli ed Enrico Federici.
Per distribuzione gratuita esclusivamente.
Testo: Majjhima Nikaya