Questo ho sentito. Una volta soggiornava il Sublime a Savatthi, nella selva del Vincitore, nel parco di Anathapindiko. La’ ora si volse il Sublime ai monaci cosi’:
‘Se un monaco, o monaci, desidera: “Che io sia caro e gradito ai fratelli dell’ordine, sia ritenuto degno e importante; che io abbia vestimenti, nutrimento, giaciglio, e medicine in caso di malattia; a quelli che mi danno vestimenti, nutrimento, giaciglio, e medicine in caso di malattia, questi doni devono portare gran merito, gran bene; i consanguinei defunti, che pensarono a me con amore, debbono per questo avere gran merito, gran bene”; allora egli deve esercitare solo perfetta virtù, conquistare intima tranquillità di spirito, non riluttare alla contemplazione, guadagnare penetrante sguardo, essere amico di vuoti eremi.’
‘Se un monaco, o monaci, desidera: ” Voglio essere padrone della malinconia, la malinconia non deve padroneggiarmi, io soggiogherò vittoriosamente la sorta malinconia; voglio essere padrone dello spavento e del terrore, essi non devono padroneggiarmi, io li soggiogherò vittoriosamente; che io possa raggiungere, nella loro pienezza e ampiezza le quattro contemplazioni, intime, già in vita beatificanti; quelle sante redenzioni, alte sopra ogni forma, senza forma, io voglio corporalmente riviverle in me; che io possa, dopo l’annientamento dei tre vincoli, giungere alla percezione e, sfuggito al danno, conscio dello scopo, possa affrettarmi verso il pieno risveglio; vorrei, dopo l’annientamento dei tre vincoli, alleggerito di brama, avversione ed errore, quasi già purificato, ritornare solo una volta e, solo una volta ancora a questo mondo venuto, porre fine al dolore; che io possa, dopo l’annientamento dei cinque vincoli, ascendere in alto, per poi di la’ estinguermi, non più tornare a questo mondo”; allora egli deve solo esercitare perfetta virtù, conquistare intima tranquillità di spirito, non riluttare alla contemplazione, guadagnare penetrante sguardo, essere amico di vuoti eremi.’
‘Se un monaco, o monaci, desidera: “oh, se mi riuscisse di operare magicamente in varia guisa: essendo uno divenire molteplice, e molteplice tornare ad essere uno; apparire e sparire; attraverso muri, bastioni e rupi librarmi come per l’aria; sulla terra emergere e sommergermi come nell’acqua; sull’acqua camminare senza affondare come sulla terra; per l’aria sedendo allontanarmi come l’uccello coi suoi piccoli; questa luna e questo sole, cosi’ possenti, cosi’ gagliardi, sentire e toccare con mano; anche fino ai mondi di Brahma avere il corpo in mio potere; oh, se con l’orecchio celeste, rischiarato, ultraterreno, io sentissi le due specie di suoni, i celesti ed i terreni, i lontani ed i vicini; oh, se mi fosse concesso di scrutare fino in fondo al cuore e nell’animo degli altri esseri, delle altre persone, e potessi riconoscere il cuore bramoso come bramoso, ed il cuore senza brama come senza brama, il cuore astioso come astioso, ed il cuore senz’astio come senz’astio, il cuore errante come errante, ed il cuore senza errore come tale, il cuore raccolto e quello distratto, il cuore inclinato in alto e quello inclinato in basso, il cuore nobile e quello volgare, il cuore calmo e quello inquieto, il cuore redento e quello avvinto”; se desidera ciò, o monaci, allora egli deve solo esercitare perfetta virtù, conquistare intima tranquillità di spirito, non riluttare alla contemplazione, guadagnare penetrante sguardo, essere amico di vuoti eremi.’
‘Se un monaco, o monaci, desidera: “oh, se io fossi in grado di ricordarmi di molte, diverse anteriori forme di esistenza, come di una vita, due vite, tre vite, cinque, dieci, venti, trenta, quaranta, cinquanta, cento, mille vite, centomila vite, poi delle epoche durante parecchie formazioni e trasformazioni di mondi (la’ ero io, avevo quel nome, appartenevo a quella famiglia, quello era il mio stato, quello il mio lavoro, provai tale bene e male, e cosi’ fu la fine di mia vita; di la’ trapassato entrai io di nuovo in esistenza); se io pur fossi in grado di ricordarmi di molte diverse anteriori forme di esistenza, ognuna con i propri contrassegni e relazioni”; se desidera ciò, o monaci, allora egli deve solo esercitare perfetta virtù, conquistare intima tranquillità di spirito, non riluttare alla contemplazione, guadagnare penetrante sguardo, essere amico di vuoti eremi.’
‘Se un monaco, o monaci, desidera: “Avessi pur io l’occhio celeste, rischiarato, ultraterreno, per vedere come gli esseri scompaiono e riappaiono, volgari e nobili, belli e non, felici ed infelici, e come sempre secondo le azioni riappaiono ( questi cari esseri certo non sono retti in azioni, parole, pensieri, biasimano ciò che e’ salutare, stimano e fanno ciò che e’ dannoso; con la dissoluzione del corpo, dopo la morte, essi pervengono su falsa via, su cattivi sentieri, alla perdizione, in mondo infernale; quei cari esseri, pero’, sono retti in azioni, parole, pensieri, non biasimano ciò che e’ salutare, stimano ciò che e’ salutare, fanno ciò che e’ retto; con la dissoluzione del corpo, dopo la morte, essi pervengono su buoni cammini, in mondo celeste); potessi pur io con l’occhio celeste, rischiarato, ultraterreno, riconoscere come gli esseri scompaiono e riappaiono, volgari e nobili, belli e non, felici e infelici, vedessi io come gli esseri riappaiono sempre secondo le azioni”; se desidera ciò, o monaci, allora egli deve solo esercitare perfetta virtù, conquistare intima tranquillità di spirito, non riluttare alla contemplazione, guadagnare penetrante sguardo, essere amico di vuoti eremi.’
‘Se un monaco, o monaci, desidera: “oh, potessi io estinguere la mania, ed ancora durante la vita rendere a me palese, realizzare e conquistare la redenzione dell’animo senza mania, redenzione di saggezza”; allora deve egli solo esercitare perfetta virtù, conquistare intima tranquillità di spirito, non riluttare alla contemplazione, guadagnare penetrante sguardo, essere amico di vuoti eremi. Serbate virtù, o monaci, serbate purezza; coltivando e curando purezza, serbatevi forti nell’agire e nel vivere; in guardia sul minimo fallo procedete con costanza oltre, passo per passo: se questo fu detto, perciò fu detto.’
Cosi’ parlo’ il Sublime: contenti si rallegrarono quei monaci della Sua parola.
Riscrittura a partire dall’italiano di De Lorenzo, da Pier Antonio Morniroli ed Enrico Federici.
Per distribuzione gratuita esclusivamente.
Testo: Majjhima Nikaya