Questo ho sentito. Una volta l’onorevole Mahâmoggallâno soggiornava nel territorio di Bhaggâ, presso la città Sumsumâragiram, nel parco da selvaggina della selva Bhesakalâ. E l’onorevole Mahâmoggallâno così si rivolse ai monaci:
“Se un monaco chiede di essere ammonito perché ne ha bisogno, e con lui ci si trova male, e gli trovano delle manchevolezze, gli si riconoscono dei difetti; ed egli diventa impaziente e non accetta la lezione correttamente, allora i fratelli dell’ordine possono ritenerlo a stento meritevole di ammonizione, di ammaestramento, possono considerarlo non degno d’essere trattato con familiarità.
Ma quali cose si dimostrano sfavorevoli? Un monaco è maligno ed è da ciò motivato, quella è una cosa sfavorevole. Oppure un monaco fa il superbo e ingiuria il prossimo; o è un collerico divorato dall’ira; o è iracondo e astioso; o iracondo e bestemmiatore; o si esprime con parole irose. Tutte queste sono cose sfavorevoli. E inoltre, fratelli: un monaco ammonito scatta contro l’ammonitore, o lo offende, o lo contraddice; oppure cambia discorso, si allontana dall’argomento e manifesta fastidio, avversione e sfiducia: ecco altre cose che sono sfavorevoli. E ancora: un monaco ad una ammonizione non riconosce d’aver errato; o è ipocrita e invidioso; o è geloso ed egoista; oppure è astuto e simulatore; o è ostinato e vano; o si interessa solo di ciò che ha davanti agli occhi, afferra con ambo le mani e difficilmente si fa distogliere: ecco ancora altre cose sfavorevoli. Se un monaco non chiede d’essere ammonito, ma con lui si sta bene, ci sono cose a lui favorevoli, è paziente ed accoglie la lezione in modo conveniente, allora i fratelli dell’ordine possono ben ritenerlo meritevole di ammonizione, di ammaestramento, possono stimare una tale persona degna di familiarità.
Ma quali cose, fratelli, sono favorevoli? Un monaco non è maligno, non è stimolato da cattivi motivi, questa è una cosa favorevole. Un monaco non fa il superbo, non ingiuria il prossimo; non è iracondo né divorato dall’ira; e ancora, non è iracondo né bestemmiatore; non fa sentire irose parole: queste sono cose favorevoli. E inoltre se è ammonito non scatta contro l’ammonitore; ammonito, non offende chi l’ammonisce e non lo contraddice; e non cambia discorso, non rivela fastidio, avversione e sfiducia: anche queste sono cose favorevoli. E ancora, ammonito non nega d’aver sbagliato; è libero da ipocrisia e invidia; è libero da gelosia ed egoismo; è libero da astuzia e simulazione; è privo di ostinazione e vanità; non prende in considerazione solo ciò che ha dinanzi agli occhi, non arraffa con ambo le mani e facilmente si fa distogliere: ecco altrettante cose favorevoli.
Ora, fratelli, un monaco deve esaminare se stesso in questo modo: ‘Una persona maligna che segue l’impulso di cattivi motivi, non mi è cara né gradita; ma se io fossi così, anch’io sarei malvisto e sgradito’. Avendo capito ciò, il monaco deve decidere di non voler essere maligno né seguire l ‘impulso di cattivi motivi. Lo stesso deve fare per l’insuperbirsi e l’ingiuriare il prossimo; per l’essere iracondo e divorato dall’ira. Deve decidere di non voler essere iracondo e bestemmiatore; né iracondo nel parlare. Deve decidere di non ribellarsi a chi lo ammonisce, di non offenderlo, di non contraddirlo; di non sviare il discorso saltando da una cosa all’altra, né mostrare fastidio, avversione e sfiducia. Deve impegnarsi, ad una ammonizione, di non negare d’aver sbagliato; di non essere ipocrita e invidioso; di non essere geloso ed egoista; astuto e simulatore; ostinato e vanesio, interessato solo a ciò che è davanti ai suoi occhi; arraffatore con ambo le mani e difficile da distogliere. Se non si comportasse così egli sa che si renderebbe antipatico e sgradito a tutti.
Ora, fratelli, un monaco ha da esaminare se stesso così: ‘Sono forse maligno e seguo l’impulso di cattivi motivi?’ Se riconosce di esserlo egli deve lottare per liberarsi da queste cose cattive e dannose. E altrettanto deve fare per liberarsi da tutte le altre cose dannose che sono già state più volte enumerate prima.
Ma, fratelli, se il monaco nel suo esame non può più trovare in sé nessuna di queste dannose, cattive cose, allora egli ha da curare giorno e notte questo beata, serena consapevolezza di salute per mantenersi tale. Così come quasi, fratelli, una donna o un uomo, giovane, fiorente, avvenente, prova a osservare in uno specchio o in una pura, limpida, lucida superficie d’acqua l’immagine del proprio volto, e, se in essa scorge macchia o sporcizia, cerca di eliminarle; ma se non vede alcuna macchia né sporcizia, se ne rallegra; or così appunto, fratelli, un monaco che nota in sé tutte queste dannose, cattive cose, lotta per liberarsene. Ma se il monaco nel suo esame non può trovare più in sé nessuna di tutte queste dannose, cattive cose, allora egli ha da curare giorno e notte questo beato, sereno esercizio di salute.
Così parlò l’onorevole Mahâmoggallâno. Contenti si rallegrarono quei monaci per le sue parole.
Riscrittura a partire dall’italiano di De Lorenzo, da Pier Antonio Morniroli ed Enrico Federici.
Per distribuzione gratuita esclusivamente.
Testo: Majjhima Nikaya