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MN 136: Mahâkammavibhanga Sutta – Determinazione dell’azione (2)

Questo ho sentito. Una volta il Sublime dimorava presso Râjagaham, nella selva di bambù, nel sito degli scoiattoli. Mentre l’on. Samiddhi dimorava in una capanna della foresta.

Potaliputto il pellegrino, andandosene in giro, capitò dov’era l’on. Samiddhi, lo salutò, si sedette accanto e disse: “Dalla stessa bocca del Sublime ho appreso questo: “Vana è l’azione in opere e in parole: solo l’azione in pensieri è vera; e vi è quella concentrazione, per cui chi si concentra non sente più alcunché.’ “

“Non dire così, amico Potaliputto; non calunniare il Sublime; non è bene farlo; il Sublime non può aver detto così.”

“Quanto tempo è che hai rinunziato al mondo, amico Samiddhi?”

“Non molto, amico: tre anni.”

“Ora che diremo noi dunque ai monaci anziani, se già un novizio pensa di difendere il Maestro? Facendo un’azione intenzionale in opere, parole e pensieri, che cosa si sente?”

“Facendo una tale azione, si sente dolore.”

Quindi il pellegrino Potaliputto, senza approvare né riprovare ciò che aveva detto l’on. Samiddhi, s’alzò e se ne andò. L’on. Samiddhi, non molto dopo, si recò dall’on. Ânando e gli riferì per intero il colloquio avuto col pellegrino.

L’on. Ânando disse: “Andiamo a visitare il Sublime, e riferiamogli il colloquio; come Lui ce lo spiegherà, così lo riterremo.” E così fecero, e il Sublime disse: “Non conosco Potaliputto neanche di vista: tanto meno ho tenuto con lui un tale discorso. Ma da questo sciocco di Samiddhi però, la questione di Potaliputto, che era da spiegarsi distinguendo, è stata spiegata unilateralmente.”

A queste parole l’on. Udâyi disse: “Se però, Signore, questo fosse stato detto dall’on. Samiddhi nel senso che qualunque cosa si senta, essa è dolorosa?”

E il Sublime si rivolse all’on. Ânando: “Vedi tu ora, Ânando, il fraintendimento di questo sciocco di Udâyi. Già lo sapevo che questo sciocco sarebbe intervenuto a sproposito. Fin da principio erano state postulate dal pellegrino tre specie di sensazioni. Se Samiddhi avesse risposto: “Facendo in opera, parola e pensiero, un’azione intenzionale sentita come piacevole, si sente piacere; facendone una sentita come dolorosa, si sente dolore; facendone una non piacevole né dolorosa, non si sente piacere né dolore’. Come potranno, Ânando, i pellegrini d’altra credenza, ignoranti ed inesperti, conoscere la grande determinazione dell’azione esposta dal Compiuto, se non la esponete voi che l’avete sentita dl Compiuto?”

“È tempo, Benvenuto, che il Sublime precisi la grande determinazione dell’azione. I monaci serberanno ciò che avranno sentito.”

“Allora ascoltate con attenzione. Vi sono nel mondo quattro tipi di uomini: vi è l’uomo uccisore, ladro, lussurioso, menzognero, calunniatore, maldicente, ciarliero, astioso, malvolente, di falsa dottrina: costui finisce all’inferno. Ecco però che uno stesso uomo con gli stessi difetti, finisce in un mondo celeste. Ed ecco un uomo che si astiene da tutte quelle attività negative, e finisce in un mondo celeste. Ma uno stesso uomo con le stesse qualità, finisce all’inferno.

Ora, Ânando, un asceta o un sacerdote, in conseguenza del suo esercizio, del suo zelo, dello sforzo, della vigilanza e concentrazione della mente, raggiunge un tale raccoglimento dell’animo per cui con l’occhio celeste, rischiarato, sovrumano, vede quell’uomo, uccisore, ladro, lussurioso, menzognero, calunniatore, maldicente, ciarliero, astioso, malvolente, di falsa dottrina, finire all’inferno. Ed egli dice: “Vi sono dunque cattive azioni, vi è la conseguenza della cattiva condotta. Ho visto quell’uomo, dopo le sue cattive azioni, fare una cattiva riuscita dopo la morte. E ognuno che si comporta così fa la stessa cattiva riuscita. Quelli che riconoscono così, lo fanno correttamente, gli altri che non lo riconoscono, hanno falsa conoscenza.’ Così egli afferma: “Questo solo è verità, stoltezza il resto.’

Ora però un asceta o un sacerdote, in conseguenza del suo esercizio, del suo zelo, dello sforzo, della vigilanza e concentrazione della mente, raggiunge un tale raccoglimento dell’animo per cui con l’occhio celeste, rischiarato, sovrumano, vede quell’uomo, uccisore, ladro, lussurioso, menzognero, calunniatore, maldicente, ciarliero, astioso, malvolente, di falsa dottrina, finire in un mondo celeste. Ed egli dice: “Non vi sono dunque cattive azioni, né vi è la conseguenza della cattiva condotta. Ho visto quell’uomo, dopo le sue cattive azioni, fare una buona riuscita dopo la morte. E ognuno che si comporta così fa la stessa buona riuscita. Quelli che riconoscono così, lo fanno correttamente, gli altri che non lo riconoscono, hanno falsa conoscenza.’ Così egli afferma: “Questo solo è verità, stoltezza il resto.’

Ora però un asceta o un sacerdote, in conseguenza del suo esercizio, del suo zelo, dello sforzo, della vigilanza e concentrazione della mente, raggiunge un tale raccoglimento dell’animo per cui con l’occhio celeste, rischiarato, sovrumano, vede quell’uomo, che si astiene da tutte quelle attività negative, e finisce in un mondo celeste. Ed egli dice: “Vi sono dunque buone azioni, vi è la conseguenza della buona condotta. Ho visto quell’uomo, dopo le sue buone azioni, fare una buona riuscita dopo la morte. E ognuno che si comporta così fa la stessa buona riuscita. Quelli che riconoscono così, lo fanno correttamente, gli altri che non lo riconoscono, hanno falsa conoscenza.’ Così egli afferma: “Questo solo è verità, stoltezza il resto.’

Ora però un asceta o un sacerdote, in conseguenza del suo esercizio, del suo zelo, dello sforzo, della vigilanza e concentrazione della mente, raggiunge un tale raccoglimento dell’animo per cui con l’occhio celeste, rischiarato, sovrumano, vede quell’uomo, che si astiene da tutte quelle attività negative, e finisce all’inferno. Ed egli dice: “Non vi sono dunque cattive azioni, né vi è la conseguenza della cattiva condotta. Ho visto quell’uomo, dopo le sue buone azioni, fare una buona riuscita dopo la morte. E ognuno che si comporta così fa la stessa buona riuscita. Quelli che riconoscono così, lo fanno correttamente, gli altri che non lo riconoscono, hanno falsa conoscenza.’ Così egli afferma: “Questo solo è verità, stoltezza il resto.’

Quando ora, Ânando, quell’asceta o sacerdote dice: “Vi sono dunque cattive azioni, vi è la conseguenza delle cattive azioni’: in questo consento con lui. E quando dice: “Ho visto quell’uomo, dopo le sue cattive azioni, fare una cattiva riuscita dopo la morte’: anche in questo consento con lui. Ma quando poi egli dice: “Ognuno che faccia così in vita cattive azioni, dopo la morte fa ugualmente una cattiva riuscita’: non consento con lui. E quando dice: “Quelli che riconoscono così, lo fanno rettamente: quelli che riconoscono altrimenti, hanno falsa conoscenza’: anche in questo non consento con lui. Se poi, in base a ciò che egli ha in tale modo conosciuto, visto, compreso, egli afferma: “Questo solo è verità, stoltezza, il resto’: anche in ciò non consento con lui. Perché altra, Ânando, è la conoscenza, nella grande determinazione dell’azione esposta dal Compiuto.

Quando ora, Ânando, quell’asceta o sacerdote dice: “Non vi sono cattive azioni, non vi è conseguenza di cattive azioni’: in questo non consento con lui. Ma quando poi egli dice: “Io ho visto quell’uomo, dopo le sue cattive azioni, dopo la morte, fare una buona riuscita’: in questo consento con lui. Quando poi egli dice: “Ognuno, che faccia in vita cattive azioni, dopo la morte, fa ugualmente una buona riuscita’: in questo non consento con lui. E quando poi egli dice: “Quelli, che riconoscono cosi, conoscono rettamente: quelli, che riconoscono altrimenti, hanno falsa conoscenza’: anche in questo non consento con lui. Se poi, in base a ciò che egli ha in tale modo conosciuto, visto, compreso, egli afferma: “Questo solo è verità, stoltezza, il resto’: anche in ciò non consento con lui. Perché altra, Ânando, è la conoscenza, nella grande determinazione dell’azione esposta dal Compiuto.

Quando ora quell’asceta o sacerdote dice: “Vi sono dunque buone azioni, vi è la conseguenza delle buone azioni’: in questo consento con lui. Quando poi egli dice: “Io ho visto quell’uomo, dopo le sue buone azioni, dopo la morte, fare buona riuscita’: anche in questo consento con lui. Ma quando poi egli dice: “Ognuno, che faccia in vita buone azioni, con la dissoluzione del corpo, dopo la morte, fa ugualmente una buona riuscita’: in questo non consento con lui. E quando poi egli dice: “Quelli, che riconoscono cosi, conoscono rettamente: quelli, che riconoscono altrimenti, hanno falsa conoscenza’: anche in questo non consento con lui. Se poi, in base a ciò che egli ha in tale modo conosciuto, visto, compreso, egli afferma: “Questo solo è verità, stoltezza, il resto’: anche in ciò non consento con lui. Perché altra, è la conoscenza, nella grande determinazione dell’azione esposta dal Compiuto.

Quando ora, quell’asceta o sacerdote dice: “Non vi sono dunque buone azioni, non vi è conseguenza delle buone azioni’: in questo non consento con lui. Ma quando poi egli dice: “Io ho visto quell’uomo, dopo le sue buone azioni, dopo la morte, fare una cattiva riuscita’: in questo consento con lui. E quando poi egli dice: “Ognuno, che faccia cosi in vita buone azioni, dopo la morte, fa ugualmente una cattiva riuscita’: in questo non consento con lui. E quando poi egli dice: “Quelli, che riconoscono cosi, conoscono rettamente: quelli, che riconoscono altrimenti, hanno falsa conoscenza’: anche in ciò non consento con lui. Se poi, in base a ciò che egli ha in tale modo conosciuto, visto, compreso, egli afferma: “Questo solo è verità, stoltezza, il resto’: anche in ciò non consento con lui. Perché altra, è la conoscenza, nella grande determinazione dell’azione esposta dal Compiuto.

In quanto ora, a quell’uomo che, essendo stato uccisore, ladro, lussurioso, menzognero, calunniatore, maldicente, ciarliero, astioso, malevolo, di falsa dottrina, dopo la morte, riesce all’inferno: o egli ha [anche] fatto prima [dell’attuale esistenza] cattiva azione, sentita come dolorosa; o l’ha fatta dopo [durante l’attuale esistenza]; o in punto di morte ha concepito ed assunto una falsa dottrina: per ciò egli, dopo la morte, riesce all’inferno. E siccome egli ora qui ha male agito, ne prova la conseguenza: già durante la vita, o nella prossima resurrezione, o in un’ulteriore successione.

In quanto ora, a quell’uomo che, essendo stato uccisore, ladro, lussurioso, menzognero, calunniatore, maldicente, ciarliero, astioso, malevolo, di falsa dottrina, dopo la morte, riesce in mondo celeste: o egli ha fatto prima buona azione, sentita come piacevole; o l’ha fatta dopo; o in punto di morte ha concepito ed assunto una retta dottrina: perciò egli, dopo la morte, riesce in un mondo celeste. Se però egli ora qui ha male agito, ne prova pure la conseguenza: o già durante la vita, o nella prossima resurrezione, o in un ulteriore successione.

In quanto ora, a quell’uomo che, essendosi astenuto da uccisione, da furto, da lussuria, da menzogna, da calunnia, da maldicenza, da ciarle, da odio, da malevolenza, da falsa dottrina, dopo la morte, riesce in mondo celeste: o egli ha fatto prima buona azione, sentita come piacevole; o l’ha fatta dopo; o in punto di morte ha concepito ed assunto una retta dottrina: perciò egli dopo la morte, riesce in mondo celeste. E siccome egli ora qui ha bene agito, ne prova la conseguenza: o già durante la vita, o nella prossima resurrezione, o in un’ulteriore successione.

In quanto ora a quell’uomo che, essendosi astenuto da uccisione, da furto, da lussuria, da menzogna, da calunnia, da maldicenza, da ciarle, da odio, da malevolenza, da falsa dottrina, con la dissoluzione del corpo, dopo la morte, riesce all’inferno: o egli ha fatto prima cattiva azione, sentita come dolorosa; o l’ha fatta dopo; o in punto di morte ha concepito ed assunto una falsa dottrina: perciò egli dopo la morte, riesce all’inferno. Se però egli ora qui ha bene agito, ne prova pure la conseguenza: o già durante la vita, o nella prossima resurrezione, od in un’ulteriore successione.

Così dunque, Ânando, v’è un fatto impossibile, che appare impossibile; v’è un fatto impossibile, che appare possibile; v’è un fatto possibile, che appare possibile; v’è un fatto possibile, che appare impossibile.

Questo disse il Sublime. Contento l’on. Ânando approvò le sue parole.

Riscrittura a partire dall’italiano di De Lorenzo, da Pier Antonio Morniroli ed Enrico Federici.
Per distribuzione gratuita esclusivamente.

Testo: Majjhima Nikaya