Estate 2015
Essendo l’unica monaca che soggiorna qui a Milntuim, mi sono imposta di cercare di godere di tutto ciò che faccio. Questo comporta la necessità di vigilare sull’insorgere di stati non salutari, come la preoccupazione o la cattiva volontà. Per me le decisioni sono spesso difficili. Tendo a preoccuparmi, soprattutto quando le questioni in gioco sono offuscate da pregiudizi e preferenze personali. Mentre rifletto sulle diverse opzioni e sulle possibili risposte alle idee e alle proposte che vengono avanzate, ho trovato utile ricordare l’aspirazione di questo Eremo. Per esempio, mi chiedo: “Questa particolare linea d’azione sosterrà Milntuim come luogo per la pratica solitaria delle monache?” … “Sosterrà un senso di buona volontà all’interno della comunità locale?” … “Fornirà incoraggiamento e ispirazione per i laici che guardano a questo Eremo come a un luogo in cui possono venire per essere sostenuti nella loro pratica spirituale – e per coloro che trovano gioia e ispirazione semplicemente nel poter offrire sostegno, anche se non hanno mai la possibilità di visitarlo?”
L’Ottuplice Sentiero del Buddha è un sentiero di equilibrio. Il termine “samma”, che indica i diversi fattori, è una parola pali che viene spesso tradotta come “giusto” o “perfetto”. Tuttavia, queste parole possono implicare una stabilità che non sempre è utile, poiché la vita stessa non è affatto stabile. Le circostanze della nostra vita cambiano continuamente; nessuna formula fissa può coprire la miriade di scenari possibili. Mi sembra che considerare il Sentiero come una via di equilibrio sia più accurato. Siamo invitati a essere consapevoli: a svegliarci, a rimanere in contatto con qualsiasi cosa stia accadendo dentro e intorno a noi – e a trovare il nostro equilibrio con tutto questo. A volte possiamo tendere verso una direzione, altre verso l’estremo opposto, quindi abbiamo bisogno di osservare costantemente, di percepire le cose. Potrebbe sembrare una grande richiesta di tempo e attenzione, ma quando ci abituiamo a praticare in questo modo, scopriamo che è molto semplice: non è diverso dallo stare in piedi o dal camminare in linea retta. Semplicemente sentiamo, notiamo e modifichiamo il nostro approccio, ristabilendo l’equilibrio della via di mezzo.
Qui a Milntuim c’è un equilibrio tra attenta considerazione e preoccupazione. Da un lato, si tratta di preservare la quiete e l’isolamento dell’Eremo; dall’altro, di consentire alle persone che potrebbero trarne beneficio di essere informate e accolte. Devo anche considerare l’equilibrio tra il rimanere qui a Milntuim e il viaggiare – sia per insegnare, sia per mantenere i collegamenti di sostegno con gli altri monasteri. Ho notato che quest’ultima polarità sembra cambiare. Invecchiando, sono un po’ meno propensa a viaggiare! Tuttavia, ho scoperto che la determinazione a godermi la vita mi permette di mantenere una leggerezza e una sensibilità intorno a queste polarità. Se siamo troppo seri, diventiamo tesi; c’è un senso di pesantezza – di essere oppressi dalle preoccupazioni della vita – e perdiamo il contatto con il bello, il Dhamma. Le “Parole sulla gentilezza amorevole” del Buddha parlano di “non essere appesantiti dai doveri…” e di “non avere opinioni fisse…”. Trovo che queste parole siano utili per godere di questa danza della vita – un lasciar andare tutto ciò che non è di aiuto ad ogni respiro, in modo da essere liberi di rispondere in modo bello a qualsiasi cosa la vita ci offra…
Times and the timeless, Ajhan Candasiri. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.
Testo: Times and the Timeless