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Cosa fare…?

Inverno 2014

Questa domanda viene posta spesso quando ci avviciniamo al periodo di ritiro invernale, che va da gennaio a fine marzo. La risposta: In realtà, è più una questione di ciò che non facciamo. Tutto ciò che non è necessario o che possiamo rimandare, non lo facciamo o lo rimandiamo. In questo modo eliminiamo l’elenco infinito di “cose da fare, ora” e ci concentriamo più esclusivamente sul lavoro interiore che potremmo chiamare “lavoro del cuore”. Più che un “fare”, questo lavoro è un osservare, un testimoniare gli eventi e le risposte interne. È un po’ come quelle persone che all’aeroporto osservano le immagini a raggi X del nostro bagaglio, per individuare tutto ciò che potrebbe essere dannoso per noi stessi o per gli altri e prendere le misure appropriate. La differenza è che per loro, sebbene sia necessario un certo sforzo per mantenere l’attenzione e l’interesse per ciò a cui assistono, è improbabile che si identifichino con ciò che osservano: è chiaramente “altro”. Per noi non è così. Sia nella vita quotidiana che nel ritiro, siamo fin troppo pronti a identificarci con il nostro corpo, con le emozioni e gli stati d’animo, con le idee e i pensieri che compongono il nostro paesaggio mentale.
Quante volte commentiamo: “Sono una persona grassa/magra/in salute o malata” oppure “Sono una persona buona/cattiva/gelosa/brutta/semplice/intelligente o fantastica”…? Quando riusciamo a fare un passo indietro per un po’ di tempo e a rinunciare alle nostre abituali attività di distrazione – le telefonate, le e-mail o le conversazioni amichevoli – la mente, dopo un’iniziale ribellione, comincia a calmarsi. Allora possiamo osservare il flusso della vita come lo sperimentiamo attraverso i sensi: gli occhi, le orecchie, il naso, la lingua, il corpo e la mente stessa. Possiamo notare la tensione che nasce quando ciò che percepiamo è in contrasto con come pensiamo che le cose dovrebbero essere o come vorremmo che fossero, e possiamo calmare le voci di dissenso con un semplice mantra: “Ma così è…”. Se si riesce a tranquillizzare la mente in questo modo, si può permettere che le cose cambino in modo naturale. Non dobbiamo più cedere alla convinzione che seguire il desiderio di manipolare o controllare produrrà alla fine uno stato di soddisfazione duraturo. I metodi impiegati dal Buddha per guidare i suoi discepoli erano pratici. Egli puntava direttamente e ripetutamente su ciò che può essere osservato – da chiunque sia disposto a vedere. Concentrarsi sulla nostra mortalità e sull’insoddisfazione della vita può non essere un modo particolarmente confortevole di passare il tempo.
Tuttavia, è così che impariamo e, per alcuni di noi, la lezione deve essere ripetuta molte volte! Allora conosciamo davvero noi stessi e siamo pronti a lasciare andare ciò che ci è familiare, mentre iniziamo a esplorare modi diversi di rapportarci alla vita in questo regno umano. È un modo che si basa sull’accettazione dei limiti dei nostri corpi in carne e ossa e delle nostre menti misteriose e volubili.
Non chiediamo più alla vita più di quanto essa possa offrire o fornire; al contrario, ne traiamo il meglio così com’è. Ecco cosa facciamo quando andiamo in giro tranquilli, seduti per lunghe ore o camminando avanti e indietro. Stiamo solo osservando – come quelle persone all’aeroporto – facendo lo sforzo di mantenere la concentrazione, in modo da apprezzare appieno che nulla di ciò che osserviamo ci appartiene. Guardiamo il dramma della vita mentre si svolge, indipendentemente dai nostri desideri di mantenere ciò che ci piace o di sbarazzarci di ciò che non ci piace, scoprendo che cambia comunque. Solo allora, dopo aver visto con i nostri occhi, possiamo parlare con autorità di queste semplici ma sottili verità. Sì. Possono sembrare idee ragionevoli, di buon senso, ma è l’applicazione di queste idee alla nostra vita che permette alla vera conoscenza di attecchire. Tutti possiamo farlo, momento per momento. Ogni volta che c’è una sofferenza, ci stabiliamo nel presente facendo un respiro profondo e, con l’espirazione, ci rilassiamo e riconosciamo: “Così è…!”.
Questo è ciò che facciamo.

Times and the timelessAjhan Candasiri. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoTimes and the Timeless