Inverno 2017
Stare seduti su un treno che si dirige verso sud, sentendo il corpo stanco e inquieto, ascoltando i suoni del treno che scricchiola mentre si muove a velocità sostenuta – del motore e delle ruote di metallo sui binari di metallo – e delle persone che parlano, mentre guardo il sole che scivola via verso ovest.
Questo è lo stato del mondo come lo percepisco in questo momento. Il mio pensiero va ai giorni passati a Milntuim e al futuro: incontri, altri viaggi… il mio mondo.” Scorgo un titolo di giornale: Terrore in Europa a Natale. C’è un frammento di interesse, di paura e di preoccupazione. Poi torno al corpo: stanco e leggermente a disagio… “il mio mondo”. Ma sono una privilegiata. Non ho accesso regolare a giornali e TV. Per me, le notizie più importanti sono quelle di uno scoiattolo rosso sull’albero di mele, che si contorceva per raccogliere una grossa e succosa mela, e del piccolo cervo che abbiamo incrociato, morto sulla strada, mentre ci dirigevamo verso la stazione… “il mio mondo”.
I media hanno molto di cui rispondere e noi ci caschiamo di continuo, per poi chiederci perché siamo così stressati e infelici. Purtroppo, permettiamo troppo facilmente che le impressioni di invadere la mente dove fermentano, proliferano e disturbano quello che è il nostro diritto di nascita: la pace della mente. Permettiamo alla mente di esercitarsi, cercando soluzioni: “Ci dev’essere qualcosa che si può fare!”, temendo il peggio o sprofondando in uno stato di stanca indignazione. Questo non significa che dobbiamo ignorare ciò che vediamo o sentiamo nelle notizie del mondo, o che coloro che fanno uno sforzo sincero per influenzare le cose in meglio siano mal consigliati. Ciò che sembra mancare è il senso della prospettiva.
Dobbiamo rimanere in contatto con quella pace, nostro diritto di nascita da cui nascono la vera saggezza e la compassione. Quando riusciamo ad accettare pienamente la nostra paura, possiamo lasciarla andare. Non permettiamo più che ci faccia precipitare in uno stato di rabbia, indignazione o confusione, mentre lottiamo con quelle percezioni distorte che ci vengono trasmesse dai nostri dispositivi giorno dopo giorno, ora dopo ora. Per coloro che sono chiamati a rispondere attivamente al cambiamento climatico, al terrorismo, alla crisi dei rifugiati, alla povertà o a una qualsiasi delle miriadi di iniziative utili, la sfida consiste nel rimanere in contatto con la convinzione della bontà e della saggezza essenziali dell’umanità. Tale bontà e saggezza è presente nei nostri stessi cuori; è un potenziale dentro ognuno di noi. Così come ci sono i fuochi della brama, dell’odio e dell’illusione che la nostra pratica rivela (fortunatamente, ma anche con nostra costernazione!), c’è anche un’immensa bontà da vedere e da far emergere. Mi lascia perplessa il fatto che così tante persone scelgano ancora di correre all’infinito, come spiriti famelici, verso la ricchezza materiale e il potere – sempre con la paura che ci sfuggano – quando, a un solo respiro di distanza, c’è il potenziale per una pace e una felicità durature.
Times and the timeless, Ajhan Candasiri. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.
Testo: Times and the Timeless