Estate 2017
A volte rifletto su queste qualità, pensando a come ognuna di esse possa essere applicata alla nostra pratica del Dhamma nella vita quotidiana, mentre lavoriamo per liberare il cuore. Sembra che la “diligenza” riguardi l’applicazione, lo sforzo di intraprendere un compito particolare. La “vigilanza” sembra più interessata a mantenere le cose in ordine, assicurandosi che i nostri sforzi portino a risultati in linea con la nostra aspirazione originale. Sarò sempre grato di aver incontrato un sentiero di pratica che offre una guida così chiara – e semplice – per liberare il cuore da ciò che ci rende più infelici: il senso di “Io”, con le sue paure, desideri e cattiva volontà (che si manifestano con stati come la rabbia, l’indignazione, l’autodenigrazione – chiamateli come volete). Detto così, può sembrare un’impresa ardua: quasi che ci venga chiesto di distruggere il nostro stesso senso dell’essere e di mettere da parte tutti i valori che ci sono stati inculcati nel cuore per tutta la vita… Tuttavia, c’è un altro modo di porsi che, a me, sembra più fattibile.
È una questione di vigilanza: di sviluppare quella qualità naturale che ci permette di prestare attenzione in ogni momento e di liberare il cuore da ogni ostacolo, proprio qui e ora. Ma dobbiamo sapere cosa stiamo cercando. Mara è intelligente e può apparire sotto diverse spoglie. Possiamo scegliere di rendere un passatempo la conoscenza di questi aspetti. Invece di sentirci sopraffatti o scoraggiati dalla nostra apparente stupidità o inadeguatezza, possiamo arrivare ad apprezzare il potere tagliente della consapevolezza del momento presente, o presenza mentale. La vigilanza mentale permette di discernere la miriade di ostacoli lungo il cammino, come le radici degli alberi sul sentiero lungo il fiume, su cui potrei inciampare se c’è un momento di disattenzione mentre cammino verso il villaggio per l’elemosina.
Quando possiamo vivere pienamente nel Dhamma, c’è un senso di gioia interiore. È come essere a casa con noi stessi – completamente normale (è interessante notare che la parola “Dhamma” viene talvolta tradotta come “Norma”); posso osservarlo nella mia mente. Potrei essere tranquillamente impegnato in qualche compito particolare, e poi Mara arriva e dice: “Dovresti essere più diligente, meditando!” Allora mi siedo a meditare. Poi: “E che dire di quel lavoro che stavi facendo? Avresti dovuto essere diligente e finire prima quello!” Allora mi alzo per finire il lavoro… e così via… Oppure, come in un recente ritiro di fine settimana, quando le persone parlavano a voce alta fuori dalla sala di meditazione dove stavamo condividendo le benedizioni della nostra pratica per il benessere di tutti gli esseri. Ci è voluta una certa vigilanza per placare il pensiero automatico: “Non si rendono conto?
Ci sono tanti modi in cui può accadere: il sottile e, a volte, non così sottile bullismo interno nei confronti di noi stessi e degli altri; l’orgoglio che dice: “Sono molto più diligente di loro”; la paura: “Forse non sarò mai bravo in questo lavoro. Non sono abbastanza diligente!” – e così via…
Impariamo quindi a stare serenamente “a casa”. Invece di guardare fuori e confrontarci con gli altri, o con un’idea di cosa o come dovremmo essere, possiamo essere interiormente tranquilli, semplicemente attenti al momento: “Questo è come è adesso. Questo è ciò che serve.” Si può provare un senso di gentilezza e di rispetto interiore, mentre ci si riposa con la fonte di bontà e di gioia che è il nostro diritto di nascita. Questo possiamo fare per il beneficio duraturo di noi stessi e di tutti gli esseri.
Times and the timeless, Ajhan Candasiri. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.
Testo: Times and the Timeless