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Equanimità

Estate 2020

Che cosa rende l’equanimità, o upekkhā, così importante nella nostra vita? Secondo l’insegnamento buddhista, è il quarto (su quattro) Brahmavihāra o dimora divina, il settimo (su sette) fattore dell’illuminazione e la decima (su dieci) delle Perfezioni.
Come la pandemia ha dimostrato fin troppo chiaramente, in realtà abbiamo ben poco controllo sulle nostre vite. Le cose cambiano, che lo vogliamo o no: a volte in meglio, a volte in peggio. Possiamo sperimentare fama e vergogna, lode e biasimo, guadagno e perdita, felicità e dolore, in rapida successione. Ogni stato dà luogo a una reazione corrispondente: “Che bello!”, o “Oh cielo!” e questo è solo l’inizio. La mente inizia rapidamente a proliferare: crea un futuro meraviglioso o si guarda intorno alla ricerca di qualcuno da incolpare. Potremmo persino iniziare a incolpare noi stessi, cadendo in un senso di cupo pessimismo, quando ricordiamo i fallimenti del passato e prevediamo di ripetere le stesse cose, quando le cose non vanno come vorremmo.
Questo è ciò che accade quando abbiamo trascurato l’importanza dell’equanimità come parte della nostra pratica. Quando le cose sembrano fantastiche o meravigliose, perdiamo il contatto con la realtà. Quando le cose sembrano davvero terribili, perdiamo il contatto con la realtà. Non ci viene in mente di mettere in discussione la nostra convinzione che questa sia davvero la verità della situazione!
In realtà, non possiamo sapere come si svolgeranno le cose in futuro, ma possiamo sapere come stanno le cose adesso. Possiamo sintonizzarci con il corpo, così com’è, in questo momento. Possiamo essere consapevoli delle impressioni che riceviamo attraverso i sensi: vista, suoni, sapori, odori, tatto e, soprattutto, pensieri. Come percepiamo le cose? Come stiamo reagendo? Possiamo fare un passo indietro e semplicemente notare, invece di lasciarci convincere dalle nostre percezioni limitate? In verità, non lo sappiamo…
Questo può essere inquietante o addirittura allarmante. Con la consapevolezza la nostra visione della realtà, e di noi stessi come parte di quella realtà, viene gradualmente erosa. La nostra visione egocentrica inizia a cambiare e si apre a un insieme più grande, in cui la vita è vissuta come un flusso continuo di condizioni che si spostano e cambiano, in modo sottile o grossolano, momento per momento. Con il tempo, l’equanimità diventa l’unica risposta sensata. Ciò che può sembrare sfortunato può avere conseguenze benefiche, in una misura che va ben oltre ciò che la nostra visione più limitata avrebbe potuto prevedere. Può accadere anche il contrario.
Per molti questo periodo di blocco è stato e continua ad essere incredibilmente impegnativo. Anche quando verrà ripristinato un certo grado di “normalità”, ci vorrà molto tempo prima che tutti possano tornare ad avere un qualche tipo di equilibrio. Tuttavia, ci sono anche molte persone che (un po’ colpevolmente!) ammettono che, per loro, è stata una sorta di benedizione. Hanno apprezzato la solitudine, il tempo per fare un bilancio della propria vita. Abbiamo tutti imparato a conoscere Zoom e altre tecnologie che ci permettono di “incontrarci” senza viaggiare per migliaia di chilometri; e ci sono molte storie edificanti di eroismo e cooperazione. È chiaro che non è tutto “cattivo”. Non lo sappiamo… Possiamo essere pacifici con questo? Possiamo spostare la nostra intenzione e i nostri sforzi dal tentativo di risolvere le cose per un futuro immaginario alla sintonizzazione con l’Adesso?
È solo una domanda. Potreste fare un tentativo! Che tutti noi possiamo godere dell’equanimità e della facilità di essere, qualunque siano le circostanze esterne.

Time and the timeless, Ajahn Candasiri. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoTimes and the Timeless