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Cp 31: Kaṇhadīpāyanacariya – La condotta di Kaṇhadīpāyana

“Quando ero
il veggente Luce Oscura 
(un “asceta oscuro” paragonabile ad Asita Kaṇhasiri o Kāladevala in Snp 3.11, Asita Devala in MN 93 e Kaṇha in DN 3.)
per oltre cinquant’anni
ho vissuto insoddisfatto.

Nessuno sapeva di questa
mia insoddisfazione,
perché non ne parlavo con nessuno,
era solo nella mia mente.

Maṇḍabya, un mio compagno spirituale 
e amico, era un grande veggente.
Legato a un’azione in una vita passata,
fu impalato su un palo.

L’ho curato
e l’ho riportato in salute.
Chiedendo il permesso, tornai
al mio eremo.

Un mio amico brahmano,
con moglie e figlio,
vennero da me, tutti e tre
come miei ospiti.

Mentre li salutavo,
seduto nel mio eremo,
il ragazzo lanciò una palla
e fece arrabbiare una vipera.

Poi il ragazzo, guardando da che parte
la palla era andata,
toccò la testa della vipera
con la mano.

In collera per il suo tocco,
il serpente, con il suo potente veleno,
molto infuriato,
morse subito il ragazzo.

Appena morso dalla vipera,
il ragazzo svenne e cadde a terra.
Questo mi ha sconvolto,
il dolore divenne mio.

Consolando i genitori,
nella loro sofferenza e nel loro dolore,
ho compiuto il primo atto,
l’originale, suprema dichiarazione di verità:

‘Per soli sette giorni con una mente di fede
ho condotto una vita spirituale alla ricerca del merito.
Da allora la mia vita,
per cinquanta anni o più,
è stata vissuta controvoglia.

In base a questa verità, che possa stare bene!
Che il veleno possa svanire! Che Yaññadatta possa vivere!’
Mentre dichiaravo questa verità,
il ragazzo tremante per il veleno,
si svegliò e si alzò,
il giovane brahmano stava bene.

Nessuno può eguagliare la mia verità:
questa è la mia perfezione della verità.”

Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di Bhikkhu Sujato, The Conduct Leading to Buddhahood. 
Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoCariyapitaka