A Savatthī. “Monaci, desidero entrare in ritiro per quindici giorni. Non voglio essere disturbato da nessuno, se non da chi mi porta il cibo elemosinato.”
“Sì, venerabile signore.” – risposero quei monaci, e nessuno disturbò il Beato tranne chi gli portava il cibo.
Trascorsi i quindici giorni, il Beato emerse dal ritiro e si rivolse ai monaci in questo modo:
“Monaci, ho dimorato nel luogo dove sono stato subito dopo aver raggiunto il risveglio. Ho compreso quanto segue: ‘C’è la sensazione con la falsa visione come condizione, e anche la sensazione con la retta visione come condizione. C’è la sensazione con la falsa concentrazione come condizione, c’è anche la sensazione con la retta concentrazione come condizione. C’è la sensazione con il desiderio come condizione, con il pensiero come condizione, con la percezione come condizione.
Quando il desiderio non è placato, il pensiero non è placato e la percezione non è placata, c’è la sensazione con quella condizione. Quando il desiderio è placato, i pensieri non sono placati e le percezioni non sono placate, c’è anche la sensazione con quella condizione. Quando il desiderio è placato, i pensieri sono placati e le percezioni non sono placate, c’è anche la sensazione con quella condizione. Quando il desiderio è placato, il pensiero è placato e la percezione è placata, c’è anche la sensazione con quella condizione. C’è uno sforzo per raggiungere ciò che ancora non è stato raggiunto. Quando questo stadio è stato raggiunto, c’è anche la sensazione con quella condizione.”
Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di © Bhikkhu Bodhi, The Numerical Discourses of the Buddha (Wisdom Publications, 2012). Tradotto in italiano da Enzo Alfano.
Testo: Samyutta Nikaya