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Pv 2.7: Dhanapāla Sutta – Dhanapāla

Un gruppo di mercanti vede uno spettro e lo interroga.

Mercante:
Sei nudo e orrendo, ti scoppiano le vene. Tu, persona magra, con le costole che spuntano, chi sei?

Dhanapāla (spettro):
Sono uno spirito, signore. Sto soffrendo nel mondo di Yama. Ho compiuto un’azione malvagia da umano e sono rinato nel mondo degli spiriti.

Mercante:
Quale azione malvagia hai compiuto con il corpo, la parola o la mente per essere rinato nel mondo degli spiriti?

Dhanapāla:
Ero un ricco mercante di nome Dhanapāla che viveva nella città di Erakaccha, uno dei Dasannā. Possedevo ottanta carri d’oro e molti altri di perle e pietre preziose.
Anche se ero molto ricco, non donavo assolutamente nulla a nessuno. Quando mangiavo, chiudevo le porte della mia casa per paura che i mendicanti venissero da me. Ero scortese, avido e insultavo gli altri. Non credevo nel Buddha Supremo.
Spesso cercavo di ostacolare le persone che facevano l’elemosina dicendo: “Non c’è alcun risultato nel donare. Non c’è niente di buono nel seguire i precetti.” Ho distrutto stagni di loto, vasi d’acqua, giardini e ponti che erano destinati al pubblico.
Le uniche azioni che ho compiuto sono state quelle malvagie. Dopo la mia morte, sono rinato nel mondo degli spiriti, soffrendo la fame e la sete. Sono passati quarantacinque anni da quando ho lasciato il mondo umano. Non ricordo di aver mai mangiato cibo o bevuto acqua. Questo è il risultato della mia avidità.
In passato sono stato molto sciocco. Non ho donato nulla anche se ero ricco, anche se c’erano molte opportunità di donare. Non ho raccolto meriti per proteggere le mie vite future. Ora mi pento delle mie precedenti azioni malvagie.
Tra quattro mesi morirò e rinascerò in un mondo infernale spaventoso e terribile. Quel mondo infernale ha quattro angoli e quattro porte. È diviso in sezioni, circondato da un muro di ferro e coperto da un tetto di ferro. Il pavimento di ferro è incandescente. Le fiamme coprono l’area per centinaia di chilometri. Lì proverò dolore per molto tempo come risultato delle mie azioni malvagie. Per questo sono molto triste.
Perciò vi avverto: non commettete azioni malvagie né apertamente né in segreto, perché non potete sfuggire ai loro risultati, anche se volate via e scappate.
Siate rispettosi di vostra madre, di vostro padre, degli anziani della famiglia, dei monaci e degli asceti. In questo modo rinascerete in un mondo celeste.

Traduzione in Inglese dalla versione Pâli del Ven. Kiribathgoda Gnanananda Thera.
Stories of Ghosts from the Petavatthu © 2018 Mahamegha Publications. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoPetavatthu