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Kv 9.8: Vitakkavipphārasaddakathā – Sul suono come puramente mentale

Punto controverso: Il suono non è altro che una diffusione dell’applicazione mentale iniziale e prolungata.

Commentario: Questo può avvenire in due modi: per caduta sulla coscienza come oggetto, e per associazione, come concomitante della coscienza in cui opera. In assenza di una regola che ci consenta di affermare che una tale coscienza non può diventare oggetto di applicazione iniziale, potremmo dire che la tesi è vera. Ma poiché una certa coscienza si realizza indipendentemente da qualsiasi applicazione iniziale, questa non ricade (cioè non opera) su tutte le coscienze. [Coloro che sostengono la tesi – per esempio gli Uttarapathaka – non fanno questa distinzione. 

Theravāda: Se questo è vero, dovete affermare che i suoni derivanti dal contatto mentale sono solo un’irradiazione del contatto mentale; che quelli derivanti dalla sensazione sono solo un’irradiazione della sensazione. Così anche per quelli che derivano dalla percezione, dalla formazione mentale, dal pensiero in generale, dalla consapevolezza e dalla conoscenza. Questo non lo farete.
Non dovete forse affermare che anche un suono che è un’irradiazione dell’applicazione mentale può essere percepito con l’udito, che colpisce l’orecchio, che entra nella via uditiva? Questo lo negate; affermate che tale suono non è percepibile dall’udito, ecc. Come potete allora parlare di suono?

The Points of Controversy, traduzione in inglese dalla versione pâli del Kathāvatthu dell’Abhidhamma di Shwe Zan Aung e C.A.F. Rhys Davids. Pubblicato per la prima volta dalla Pali Text Society, 1915. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoKathavatthu