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Kv 4.2: Upapattikathā – Sulla condizione di arahant conferita dalla sola nascita

Punto controverso: Si può diventare arahant al momento della nascita.

Commentario: La questione viene sollevata per suscitare l’opinione degli Uttarapathaka. Essi, cioè, erano giunti alla conclusione che all’inizio della coscienza di rinascita si potesse essere arahant, convertendo la parola “upahacca” in “uppajja” e cambiando il significato, “esistenza completata durante la seconda metà dell’esistenza”, in “esistenza completata quando si rinasce”.

Theravāda: Voi affermate questa tesi, ma negate che si possa diventare alla nascita un colui-che-è-entrato-nella-corrente, un colui-che-non-ritorna o un colui-che-non-ritorna.
E non riuscite a nominare nessuno, nemmeno i più grandi, che fossero arahant fin dalla nascita: Sāriputta, o i grandi Thera: Moggallāna, Kassapa, Kaccāyana, Koṭṭhika o Panthaka. Lo negate di fatto a tutti loro.
Consideriamo la nostra coscienza al momento della rinascita: essa sorge perché la rinascita è stata desiderata. Ora una tale coscienza è mondana, impura… corrotta. Può realizzare la condizione di arahant? È del tipo che conduce verso l’estinzione, l’illuminazione ed è libera da influssi impuri… e corruzioni? Si può eliminare la brama, l’odio, l’ignoranza? È il Sentiero Ariano, le applicazioni della consapevolezza e il resto dei trentasette fattori dell’illuminazione? È in grado di comprendere la sofferenza, di eliminare la sua origine, di realizzare la sua cessazione e di sviluppare il sentiero per raggiungerla? Tutto questo, ovviamente, dovete negarlo.
Oppure l’ultimo atto di coscienza alla morte è la realizzazione del Sentiero supremo (della condizione di arahant) e il successivo atto di coscienza alla rinascita è il frutto di quel Sentiero (o la piena realizzazione della condizione di arahant)? Negate di nuovo. Allora la vostra tesi si dimostra falsa.

The Points of Controversy, traduzione in inglese dalla versione pâli del Kathāvatthu dell’Abhidhamma di Shwe Zan Aung e C.A.F. Rhys Davids. Pubblicato per la prima volta dalla Pali Text Society, 1915. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoKathavatthu