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Kv 19.6: Kusalakathā – Sul Nibbāna come bene morale

Punto controverso: L’elemento del Nibbāna è buono.

Commentario: Tutti gli stati mentali “buoni” sono così chiamati, sia perché possono, in quanto privi di impurità, assicurare un risultato desiderabile nella sensibilità (vipaka), sia perché, in quanto privi di impurità, sono liberi dalle corruzioni. L’idea di assenza di impurità si applica a tutti gli stati, tranne che a quelli immorali. Il risultato auspicabile ha effetto in una rinascita futura, al momento del concepimento o successivamente. Il primo termine della triade: buono, cattivo, indifferente, si riferisce alla causa morale che produce tale risultato. Ma gli Andhaka non fanno questa distinzione e chiamano il Nibbana “buono” solo perché è uno stato privo di impurità.

Theravāda: Intendete dire che ha un oggetto mentale, che implica un processo mentale di avviso, riflessione, coordinamento, partecipazione, volontà, desiderio, scopo? Non è forse vero il contrario?
Queste cose possiamo predicare di tutti gli stati mentali moralmente buoni: disinteresse, amore, intelligenza, fede, energia, consapevolezza, concentrazione, conoscenza. Ma se non possiamo affermare queste cose del Nibbāna, allora l’elemento del Nibbāna non è giustamente chiamato moralmente buono.

Andhaka: Ma l’elemento del Nibbāna non è forse privo di impurità? Se è così – e voi siete d’accordo – allora esso, non essendo immorale, è morale.

The Points of Controversy, traduzione in inglese dalla versione pâli del Kathāvatthu dell’Abhidhamma di Shwe Zan Aung e C.A.F. Rhys Davids. Pubblicato per la prima volta dalla Pali Text Society, 1915. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoKathavatthu