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Kv 13.4: Niyatassaniyāmakathā – Su colui la cui salvezza è moralmente certa (niyata)

Punto controverso: Chi è moralmente certo della salvezza è entrato nel Sentiero della Verità.

Commentario: Niyama è di due tipi, a seconda che sia nella direzione sbagliata o in quella giusta. La prima è una condotta che trova la punizione senza indugio, la seconda è il Sentiero Ariano. E non c’è altro. Tutti gli altri fenomeni mentali che avvengono nei tre piani dell’essere non sono di ordine invariabilmente fisso e chi ne gode non è sicuro di sé. I Buddha, con la forza della loro preveggenza, erano soliti profetizzare: “Un tale in futuro raggiungerà la Bodhi” (Buddhità). Questa persona è un Bodhisattva, che può essere chiamato predestinato (Niyata), a causa della crescita cumulativa dei meriti. Ora, i Pubbaseliya e gli Aparaseliya, prendendo il termine “predestinato” senza distinzione di direzione, presumevano che un Bodhisattva stesse diventando adatto a penetrare le Verità nella sua ultima nascita, e quindi ritenevano che fosse già “predestinato”.

Theravāda: Volete forse dire che il cosiddetto “predestinato” intraprende il Vero Sentiero della Verità quando ha la certezza di una punizione immediata, e il Falso Sentiero della Verità quando ha la certezza della salvezza finale? Che, avendo prima praticato il Sentiero, dopo entra nella Verità; che avendo prima praticato il Sentiero del sotapanna (colui-che-è-entrato-nella-corrente), dopo entra nella Verità del sotapanna, e così via… Che, infine, l’entrata nella Verità avviene dopo aver praticato le applicazioni della consapevolezza e il resto dei Fattori dell’Illuminazione?

Pubbaseliya, Aparaseliya: Ma contraddicendoci, voi insinuate che il Bodhisattva non era adatto, con l’ultima nascita, a penetrare le Verità.

Theravāda: No, non diciamo questo.

Pubbaseliya, Aparaseliya: Allora era già sicuro di intraprendere il Sentiero della Verità.

The Points of Controversy, traduzione in inglese dalla versione pâli del Kathāvatthu dell’Abhidhamma di Shwe Zan Aung e C.A.F. Rhys Davids. Pubblicato per la prima volta dalla Pali Text Society, 1915. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoKathavatthu