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Kv 13.5: Nivutakathā – Sugli ostacoli

Punto controverso: Un ostacolo viene eliminato da colui che vi è intrappolato.

Commentario: Gli Uttarapafchaka sono tra coloro che sostengono che, come non c’è nessuna opera di purificazione per i puri, così deve essere colui che è intrappolato, ostacolato, ammantato dagli ostacoli ad abbandonarli.

Theravāda: Allo stesso modo, chi è infatuato abbandona la brama; chi è maligno, stupido, corrotto, abbandona rispettivamente l’odio, il torpore, la corruzione. Ora, abbandona forse la brama con la brama, l’odio con l’odio, e così via?

Uttarāpathaka: Se non è così, state suggerendo che gli ostacoli sono eliminati dal Sentiero. Ora, voi ammettete che la brama, per esempio, e il Sentiero siano entrambi esperienze coscienti. Ma con ciò non implica forse una combinazione di due procedure mentali rivali? La brama è immorale, il Sentiero è morale: la vostra tesi non implica forse che gli stati mentali buoni e cattivi, morali e immorali, radiosi e sinistri si confrontano nella mente? E non è stato detto dall’Eccelso che: “Queste quattro realtà sono molto distanti tra loro: il cielo e la terra, la riva dell’oceano e la sua costa, il punto in cui il sole sorge e quello in cui tramonta… Perciò la norma del bene è molto lontana da quella del male”? Quindi è sbagliato anche dire che gli stati buoni e cattivi si confrontino nella mente nello stesso momento.

Theravāda: Ma non è stato detto dall’Eccelso che: “Con la coscienza così concentrata, pura, trasparente, limpida, priva di contaminazione, duttile, flessibile, ferma, imperturbabile, egli applica e piega la mente alla visione profonda della distruzione degli influssi impuri”?

Uttarāpathaka: Ma non è stato detto anche dall’Eccelso che: “Colui che così conosce, così vede, la sua mente è liberata dagli influssi impuri – i desideri dei sensi, la brama del divenire, l’errore e la nescienza”? Quindi è sicuramente colui che è imprigionato dagli ostacoli che li elimina.

The Points of Controversy, traduzione in inglese dalla versione pâli del Kathāvatthu dell’Abhidhamma di Shwe Zan Aung e C.A.F. Rhys Davids. Pubblicato per la prima volta dalla Pali Text Society, 1915. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoKathavatthu