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DN 26: Cakkavatti Sutta – Il ruggito del leone sulla messa in moto della Ruota del Dhamma

1. Così ho sentito. Una volta il Sublime soggiornava presso i Magadha a Matula. Lì disse: “Monaci!” “Signore.” – risposero i monaci. Il Sublime disse: “Monaci, siate la vostra isola, siate il vostro rifugio, non accettate alcun altro rifugio. Sia il Dhamma la vostra isola, il Dhamma il vostro rifugio, non accettate alcun altro rifugio. E in che modo un monaco assume se stesso come isola, se stesso come rifugio, e null’altro come suo rifugio; il Dhamma come sua isola, il Dhamma come suo rifugio, e null’altro come suo rifugio? Quando un monaco dimora praticando la contemplazione del corpo sul corpo — ardente, vigile e con piena presenza mentale — avendo vinto l’avidità e l’angoscia verso il mondo. Egli dimora praticando la contemplazione delle sensazioni sulle sensazioni… della mente sulla mente… degli oggetti mentali sugli oggetti mentali — ardente, vigile e con piena presenza mentale — avendo vinto l’avidità e l’angoscia verso il mondo. Mantenete le vostre dimore, monaci, i vostri rifugi ancestrali. Se fate in questo modo, allora Mara non troverà appiglio, non troverà sostegno. Solo sviluppando gli stati salutari che si acquista merito.

2. Un tempo, monaci, c’era un monarca della messa in moto della ruota del Dhamma di nome Dalhanemi, un retto monarca del Dhamma, conquistatore dei quattro punti cardinali, che aveva reso il suo regno sicuro e possessore dei sette tesori. Questi sono: il Tesoro della Ruota, il Tesoro dell’Elefante, il Tesoro del Cavallo, il Tesoro della Perla, il Tesoro della Donna, il Tesoro del Capofamiglia, e, come settimo, il Tesoro del Consigliere. Aveva più di un migliaio di figli, i quali erano eroi, di statura eroica, conquistatori degli eserciti nemici. Governava questa terra cinta dal mare senza usare armi, solo con la legge.

3. Dopo molte centinaia di migliaia di anni, il Re Dalhanemi disse ad un certo uomo: “Brav’uomo, se noti che il sacro Tesoro della Ruota scivoli dalla sua posizione, riferisci tutto a me.” “Va bene, maestà.” – rispose l’uomo. E dopo molte centinaia di migliaia di anni l’uomo vide che il sacro Tesoro della Ruota era scivolato dalla sua posizione. Notando ciò, riferì l’accaduto al Re. Allora il Re Dalhanemi convocò suo figlio primogenito, erede al trono, e disse: “Figlio mio, il sacro Tesoro della Ruota è scivolato dalla sua posizione. Ed io ho sentito dire che quando ciò accade ad un monarca della messa in moto della ruota del Dhamma, non gli rimane molto tempo da vivere. Ho vissuto i piaceri terreni, ed ora è tempo di vivere quelli celesti. Quindi, tu figlio mio, governerai questa terra cinta dal mare. Io raderò capelli e barba, indosserò la veste gialla e lascerò la vita mondana per quella ascetica.” Così dopo aver abdicato in favore del figlio, il Re Dalhanemi tagliò capelli e barba, indossò la veste gialla ed abbandonò la vita mondana per quella ascetica. E dopo sette giorni dalla partenza del saggio re, il Tesoro della Ruota scomparve.

4. Quindi un uomo giunse dal Re unto dai Khattiya e disse: “Maestà, il sacro tesoro della Ruota è scomparso.” A queste parole il Re fu addolorato e triste. Si recò dal saggio re e riferì la notizia. E il saggio re gli disse: “Figlio mio, non devi addolorarti o essere triste per la scomparsa del Tesoro della Ruota. Il Tesoro della Ruota non è un cimelio di famiglia. Ma ora, figlio mio, devi diventare un Ariya che mette in moto la Ruota. Poiché se così agisci, se realizzi i doveri di un Ariya che mette in moto la Ruota, nel quindicesimo giorno di digiuno, quando avrai lavato la testa e sarai salito sulla terrazza del palazzo per il digiuno, il sacro Tesoro della Ruota ti apparirà, completo in ogni sua parte.”

5. Ma, maestà, qual è il compito di un monarca Ariya della messa in moto della ruota del Dhamma?” “E’ questo, figlio mio: dipendere dal Dhamma, onorarlo, riverirlo, coltivarlo e venerarlo, avere il Dhamma come tuo emblema e stendardo, riconoscere il Dhamma come tuo maestro, proteggerlo, con cura ed attenzione, assieme alla tua famiglia, al tuo esercito, ai nobili e vassalli, brahmani e capifamiglia, città e paesi, asceti e brahmani, e ad ogni specie di animale. Non lasciare che il crimine prevalga nel tuo regno, e dona ricchezza ai bisognosi. Ogni tanto, nel bisogno, recati da quegli asceti e brahmani del tuo regno che hanno rinunciato ai piaceri sensuali e sono devoti alla pazienza e alla gentilezza, che si controllano, che sono sereni ed hanno distrutto ogni tipo di desiderio, per consultarli su ciò che è salutare e su ciò che non è salutare, su ciò che è degno e su ciò che è biasimevole, su cosa seguire e su cosa non seguire, su quale azione conduce nel tempo al dolore ed alla sofferenza e su quale, invece, conduce al benessere e alla felicità. Dopo averli ascoltati, dovresti evitare il male e fare ciò che è bene. Questo, figlio mio, è il compito di un monarca Ariya della messa in moto della ruota del Dhamma.”
“Bene, maestà.” – disse il Re e conseguì il compito di un monarca Ariya della messa in moto della ruota del Dhamma. E così fece, ed al quindicesimo giorno di digiuno, dopo aver lavato la testa, salì sulla terrazza del palazzo per il digiuno, ed il sacro Tesoro della Ruota apparve, completo in ogni sua parte.” Poi il Re pensò: “Ho sentito dire che quando un Re unto dai Khattiya vede una simile ruota nel quindicesimo giorno di digiuno diventerà un monarca della messa in moto della ruota del Dhamma. Che io sia un monarca!”

6. Allora il Re, alzatosi dal suo posto, si coprì una spalla con la veste e prese un vaso con la mano sinistra, poi irrorò la Ruota con la mano destra e disse: “Che il nobile Tesoro della Ruota giri, che il nobile Tesoro della Ruota possa conquistare!” La Ruota girò ad oriente, e il Re la seguì con l’esercito. E nella regione in cui la Ruota si fermava, là il Re soggiornava con il suo esercito. E gli abitanti di quelle regioni orientali gli vennero incontro e gli dissero: “Benvenuto, Maestà! Noi vi apparteniamo, Maestà! Felici di essere da voi governati, Maestà!” Il Re disse: “Non uccidete. Non prendete ciò che non vi è dato. Non vivete una condotta sessuale illecita. Non mentite. Non bevete bevande alcoliche. Moderatevi con il cibo.” E quegli abitanti divennero suoi sudditi.

7. Poi la Ruota girò verso sud, verso occidente, verso nord … (come v. 6). Poi il Tesoro della Ruota, dopo aver conquistato tutte le terre emerse, ritornò nella capitale reale fermandosi davanti al palazzo del re, come per adornare il palazzo reale.

8. Per la seconda volta il monarca della messa in moto della ruota del Dhamma fece lo stesso, così una terza, una quarta, una quinta, una sesta ed una settima il Re … disse ad un uomo di controllare se la Ruota dovesse scivolare dalla sua posizione (come v. 3). E sette giorni dopo che il saggio re ebbe abbandonato la vita mondana per quella ascetica la Ruota scomparve.

9. Quindi un uomo giunse dal Re e disse: “Maestà, il sacro tesoro della Ruota è scomparso.” A queste parole il Re fu addolorato e triste. Ma non si recò dal saggio re per conoscere i doveri di un monarca della messa in moto della ruota del Dhamma. Invece, governò il popolo secondo i propri principi, ma il popolo, così governato, non prosperò come nei governi di precedenti re che regnavano secondo i doveri di un monarca della messa in moto della ruota del Dhamma. Allora i ministri, consiglieri, funzionari del tesoro, guardie e esperti dei mantra andarono dal Re e dissero: “Maestà, fino a quando governerete il popolo secondo i vostri principi, il popolo non prospererà come nei governi di precedenti re che regnavano secondo i doveri di un monarca della messa in moto della ruota del Dhamma. Maestà, vi sono ministri … nel vostro regno, noi compresi, che hanno custodito la conoscenza di come dovrebbe regnare un monarca della messa in moto della ruota del Dhamma. Chiedete e noi vi risponderemo, Maestà!”

10. Allora il Re radunò i ministri e tutti gli altri e li consultò. E loro gli spiegarono i doveri di un monarca della messa in moto della ruota del Dhamma. Così, dopo averli ascoltati, il Re aumentò la protezione e la sicurezza, ma non donò ricchezza ai bisognosi, tanto che la povertà aumentò. A causa della povertà, un uomo prese ciò che non gli era stato dato e commise la colpa detta ladrocinio. Fu arrestato e portato dinanzi al Re: “Maestà, quest’uomo ha rubato. E’ un ladro!” Il Re gli chiese: “E’ vero che hai preso ciò che non ti è stato dato? Che sei un ladro?” “Sì, Maestà.” “Perché?” “Maestà, perché non avevo da mangiare.” Allora il Re offrì all’uomo dei beni, dicendo: “Con questi beni, buon uomo, puoi mantenere te, tua madre e tuo padre, tua moglie e i tuoi figli, guadagnarti da vivere e offrire doni ad asceti e Brahmani, che si occuperanno della tua crescita spirituale e condurti verso una felice rinascita nelle sfere celesti.” “Grazie, Maestà.” – rispose l’uomo.

11. Esattamente la stessa cosa accadde ad un altro uomo.

12. Quindi la gente seppe che il Re aveva dato dei beni a chi aveva preso ciò che non gli era stato dato e pensò: “Facciamo lo stesso!” E quindi un altro uomo prese ciò che non gli era stato dato, e fu condotto dinanzi al Re. Il Re gli chiese il motivo del suo comportamento e lui rispose: “Perché non avevo da vivere.” Allora il Re pensò: “Se donassi dei beni a coloro che prendono ciò che non gli è dato, questo ladro ne approfitterà ancor di più. Meglio porre fine a tutto questo, meglio dare un esempio a tutti, con condannarlo a morte.” Così ordinò ai suoi uomini: “Legate quest’uomo con una robusta corda, mostratelo a tutti nelle strade e nelle piazze, e poi decapitatelo.” E così fu fatto.

13. Saputa la notizia, la gente pensò: “Armiamoci con delle spade affilate, in modo da prendere ciò che non ci è dato, cioè fare dei furti, altrimenti faremo tutti la stessa fine, saremo catturati e decapitati.” Così si procurarono delle spade affilate ed iniziarono a rapinare interi villaggi e città, uccidendo le loro vittime tagliando loro la testa.
14. Così, non dando dei beni ai bisognosi, la povertà si diffuse velocemente, con la crescita della povertà, il prendere ciò che non è dato aumentò, con l’aumento del furto aumentò anche l’uso delle armi, e di conseguenza aumentarono gli omicidi – e con l’aumento degli omicidi, l’aspettativa di vita delle persone diminuì, così la loro bellezza, e il risultato di tutto ciò fu che la vita dei figli di coloro che vivevano fino a 80.000 anni durava soltanto 40.000 anni.
Ed un uomo della generazione che viveva sino a 40.000 anni prese ciò che non gli era stato dato. Così fu condotto dinanzi al Re, il quale chiese: “E’ vero che hai preso ciò che non ti è stato dato? Hai commesso ciò che si chiama furto?” “No, Maestà.” – replicò l’uomo, dicendo volontariamente una bugia.

15. Così, non donando dei beni ai bisognosi, … aumentarono gli omicidi, e dagli omicidi il mentire, dal mentire l’aspettativa di vita diminuì, e come risultato di tutto ciò fu che la vita dei figli di coloro che vivevano fino a 40.000 anni durava soltanto 20.000 anni.
Ed un uomo della generazione che viveva sino a 20.000 anni prese ciò che non gli era stato dato. Un altro lo denunciò al Re, dicendo: “Maestà, il tal dei tali ha preso ciò che non gli è stato dato.”, in questo modo malignò su un altro.

16. Così, non donando dei beni ai bisognosi, … aumentarono gli omicidi, e dagli omicidi il malignare, di conseguenza l’aspettativa di vita diminuì, e come risultato di tutto ciò fu che la vita dei figli di coloro che vivevano fino a 20.000 anni durava soltanto 10.000 anni.
Ora della generazione che viveva fino a 10.000 anni, alcuni erano belli, mentre altri erano brutti. Coloro che erano brutti, essendo invidiosi di coloro che erano belli, commisero adulterio con le mogli degli altri.

17. Così, non donando dei beni ai bisognosi, … aumentò l’illecita condotta sessuale, di conseguenza l’aspettativa di vita diminuì, e come risultato di tutto ciò fu che la vita dei figli di coloro che vivevano fino a 10.000 anni durava soltanto 5.000 anni.
E fra la generazione di coloro che vivevano fino a 5.000 anni, due cose aumentarono: i discorsi scorretti e le chiacchiere vane, di conseguenza l’aspettativa di vita diminuì, la loro bellezza diminuì, e come risultato di tutto ciò fu che la vita dei figli di coloro che vivevano fino a 5.000 anni ad alcuni durava soltanto 2.500 anni, mentre ad altri fino a 2.000 anni.
E fra la generazione di coloro che vivevano fino a 2.500 anni, aumentò avidità ed odio, di conseguenza l’aspettativa di vita diminuì, la loro bellezza diminuì, e come risultato di tutto ciò fu che la vita dei figli di coloro che vivevano fino a 2.500 anni durava soltanto 1.000 anni.
E fra la generazione di coloro che vivevano fino a 2.500 anni, aumentarono i falsi credi … e come risultato di tutto ciò fu che la vita dei figli di coloro che vivevano fino a 1.000 anni durava soltanto 500 anni.
E fra la generazione di coloro che vivevano fino a 500 anni, tre cose aumentarono: l’incesto, il desiderio bramoso e le pratiche aberranti … e come risultato di tutto ciò fu che la vita dei figli di coloro che vivevano fino a 500 anni ad alcuni durava soltanto 250 anni, mentre ad altri fino a 200 anni.
E fra la generazione di coloro che vivevano fino a 200 anni, tali cose aumentarono: la mancanza di rispetto per la madre, per il padre, per gli asceti, per i Brahmani e per i capi dei clan.

18. Così, non donando dei beni ai bisognosi … aumentò la mancanza di rispetto per la madre, per il padre, per gli asceti, per i Brahmani e per i capi dei clan, di conseguenza l’aspettativa di vita diminuì, la loro bellezza diminuì, e come risultato di tutto ciò fu che la vita dei figli di coloro che vivevano fino a 250 anni durava soltanto 100 anni.

19. Monaci, verrà il tempo in cui i figli di questa gente vivranno 10 anni e le ragazze si sposeranno a cinque anni. Inoltre scompariranno questi sapori: ghee, burro, olio di sesamo, melassa e sale. Il grano kudrusa sarà il cibo principale, come lo sono oggi il riso ed il curry. Inoltre i 10 percorsi di condotta morale scompariranno completamente e prevarranno quelli molto maligni: perciò coloro che vivranno 10 anni non avranno nessuna “morale”. Quelle persone che non hanno rispetto per la madre, per il padre, per gli asceti, per i Brahmani e per i capi dei clan, saranno i soli che godranno onore e prestigio. Saranno l’opposto delle persone che oggi mostrano rispetto per la madre, per il padre, per gli asceti, per i Brahmani e per i capi dei clan.

20. Fra coloro la cui vita dura 10 anni non ci sarà stima per la madre o i parenti, per il maestro ed i suoi familiari e così via – tutto sarà promiscuo nel mondo come fra capre e pecore, polli e maiali, cani e sciacalli. Inoltre, una feroce avversione prevarrà fra loro, un feroce odio, una feroce ira ed intenzione di uccidere, madri contro figli e figli contro madri, padri contro figli e figli contro padri, fratelli contro fratelli, fratelli contro sorelle, proprio come il cacciatore prova odio per le bestie che caccia.

21. E per coloro la cui vita dura 10 anni ci sarà un “intervallo della spada” di sette giorni, durante il quale si confonderanno tra loro credendosi delle bestie selvagge. Spade affilate compariranno nelle loro mani e, pensando: “C’è una bestia feroce!” si uccideranno l’un l’altro. Ma ci saranno alcuni esseri che penseranno: “Cerchiamo di non uccidere e di non farci uccidere! Rifugiamoci nell’erba alta o nei meandri della giungla o fra gli alberi, in fiumi o montagne difficili da raggiungere vivendo solo di radici e di frutti della foresta.” E così faranno per sette giorni. Poi, sul finire dei sette giorni, usciranno allo scoperto dai loro nascondigli e si riconosceranno, dicendosi: “Esseri benevoli, grazie agli dèi siete vivi!” Poi penseranno: “E’ colpa dei cattivi sentieri che abbiamo sofferto la perdita dei nostri cari, perciò facciamo del bene! Quali azioni benevoli possiamo fare? Non uccidiamo – questa è un’ottima pratica.” Così si asterranno dall’uccidere, iniziando questa retta pratica. E dopo aver intrapreso tale pratica salutare, la loro durata di vita aumenterà così come la loro bellezza. Quindi i figli di coloro che vivevano 10 anni vivranno 20 anni.

22. Poi quegli esseri penseranno: “Avendo intrapreso tali salutari pratiche la nostra vita e la nostra bellezza sono aumentate, perciò esercitiamo ancor di più queste pratiche salutari. Asteniamoci dal rubare, dall’avere una illecita condotta sessuale, dal mentire, dal calunniare, da scorretti discorsi, da vane chiacchiere, da avidità, da cattiva volontà, da falsi credi; asteniamoci da queste tre cose: incesto, desideri bramosi e pratiche aberranti; rispettiamo le nostre madri ed i nostri padri, gli asceti ed i Brahmani, ed i capi dei clan, e perseveriamo in queste azioni salutari.”
E così agiranno, e grazie a ciò la durata e la bellezza della loro vita aumenterà. I figli di coloro che vivevano 20 anni vivranno 40 anni, i loro figli vivranno 80 anni, i loro figli 160 anni, i loro figli 320 anni, i loro figli 340 anni, i loro figli 2.000 anni, i loro figli 4.000 anni, i loro figli 8.000 anni … i loro figli 80.000 anni.

23. Fra la gente con una durata di vita di 80.000 anni, le ragazze si sposeranno all’età di 500 anni. E questa gente conoscerà solo tre tipi di malattia: avidità, digiuno e vecchiaia. Al tempo di quella gente questo continente di Jambudipa sarà prospero e potente, così i villaggi e le città. Jambudipa, come Avici, sarà molto popolato come la giungla piena di canne e di giunchi. A quel tempo l’odierna Varanasi sarà una città reale chiamata Ketumati, prospera e potente, ricca e piena di gente. A Jambudipa ci saranno 84.000 città e Ketumati sarà la loro capitale.

24. E al tempo della gente con una durata di vita di 80.000 anni, nascerà nella capitale Ketumati un re di nome Sakha, un monarca della messa in moto della ruota del Dhamma, un retto monarca della legge, … (come verso 2).

25. E al tempo della gente con una durata di vita di 80.000 anni, nascerà nel mondo un Beato, un Arahat, un Buddha pienamente illuminato di nome Metteyya, con perfetta conoscenza e condotta, Glorioso, conoscitore del cosmo, maestro insuperabile di coloro che vogliono essere istruiti, maestro di esseri umani e divini, Risvegliato e Beato, proprio come lo sono io adesso. Egli insegnerà il Dhamma ammirevole all’inizio, nel mezzo e alla fine. Egli proclamerà la vita santa nella sua completezza ed essenza, interamente perfetta, colma di purezza, proprio come me adesso. Avrà un Sangha composto da migliaia di monaci, proprio come l’odierno Sangha composto da centinaia di monaci.

26. Quindi il Re Sankha farà ricostruire il palazzo già realizzato dal Re Maha-Panada e, dopo averlo abitato, lo abbandonerà e lo donerà ad asceti e Brahmani, a mendicanti, a viandanti, agli indigenti. Poi, dopo aver rasato capelli e barba, indosserà la veste gialla e vivrà la vita ascetica sotto il Buddha supremo Metteyya. Praticando l’ascetismo, rimarrà solo, in meditazione, ardente, vigile e risoluto, e dopo non molto raggiungerà in questa vita, tramite la propria suprema conoscenza ed energia, quella ambita meta della vita santa, per cui giovani di buona famiglia intraprendono il sentiero dell’ascetismo.

27. “Monaci, siate la vostra un’isola, siate il vostro rifugio, non accettate alcun altro rifugio. Sia il Dhamma la vostra isola, il Dhamma il vostro rifugio, non accettate alcun altro rifugio. E in che modo un monaco assume se stesso come isola, se stesso come rifugio, e null’altro come rifugio; il Dhamma come sua isola, il Dhamma come suo rifugio, e null’altro come suo rifugio? In questo caso, un monaco dimora praticando la contemplazione del corpo sul corpo — ardente, vigile e con piena presenza mentale — avendo vinto l’avidità e l’angoscia verso il mondo. Egli dimora praticando la contemplazione delle sensazioni sulle sensazioni… della mente sulla mente… degli oggetti mentali sugli oggetti mentali — ardente, vigile e con piena presenza mentale — avendo vinto l’avidità e l’angoscia verso il mondo.

28. Mantenete le vostre dimore, monaci, i vostri rifugi ancestrali. Se fate in questo modo, la durata della vostra vita aumenterà, la vostra felicità aumenterà, la vostra ricchezza aumenterà, il vostro potere aumenterà.
E qual è la durata di vita di un monaco? Qui, un monaco sviluppa il sentiero verso il potere della concentrazione dell’intenzione accompagnata dallo sforzo della volontà, il sentiero verso il potere della concentrazione dell’energia … il sentiero verso il potere della concentrazione penetrativa accompagnata dallo sforzo della volontà. Praticando assiduamente questi quattro sentieri verso il potere egli può, se lo desidera, vivere un intero secolo o la rimanente parte di un secolo. Questa è la durata di vita di un monaco.
E qual è la bellezza per un monaco? Qui, un monaco pratica la retta condotta, attenendosi alla disciplina, perfetto nei modi e nei comportamenti, vedendo il pericolo nelle colpe più sottili e rispettando le regole della pratica che ha intrapreso. Questa è la bellezza per un monaco.
E qual è la felicità per un monaco? Qui, un monaco distaccato dai desideri sensuali … entra nel primo jhana … (come DN 22, v. 21), … Questa è la felicità per un monaco.
E qual è la ricchezza per un monaco? Qui, un monaco, con la mente colma di gentilezza amorevole, dimora riversando tutto l’amore all’intero mondo, senza odio o avversione alcuna. Poi, con la mente colma di compassione … con la mente colma di equanimità … dimora riversando tutto l’amore all’intero mondo, senza odio o avversione alcuna. Questa è la ricchezza per un monaco.
E qual è il potere per un monaco? Qui, un monaco, con la distruzione degli influssi impuri, entra e dimora in quella pura liberazione della mente e nella liberazione tramite la saggezza che ha ottenuto, in questa stessa esistenza, grazie alla sua suprema conoscenza e liberazione. Questo è il potere per un monaco.
Monaci, nessun potere è difficile da vincere come quello di Mara. Solo sviluppando gli stati salutari che si acquista merito.
Così parlò il Sublime ed i monaci si deliziarono con tali parole.

Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di T.W. Rhys Davids. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

Testo: Digha Nikaya