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Domande e risposte (i)

(Domande di monaci occidentali e risposte del Ven. Achaan Chah, uno dei massimi esponenti della tradizione buddhista theravada thailandese della foresta, morto nel gennaio del 92.)

D. Mi sto impegnando molto nella pratica, ma sembra che non porti da nessuna parte.
R. Questo e’ molto importante. Nella pratica, non cercare di arrivare da qualche parte. Lo stesso desiderio di essere libero o illuminato sara’ quello che ti impedisce di liberarti. Puoi sforzarti quanto vuoi, praticare ardentemente giorno e notte, ma se lo fai avendo ancora in mente questo desiderio di arrivare, non troverai mai la pace. L’energia di questo desiderio sara’ fonte di dubbio e irrequietezza. A prescindere dal tempo e dallo sforzo che dedichi alla pratica, la saggezza non nasce dal desiderio. Percio’, semplicemente, molla la presa. Osserva la mente e il corpo con attenzione senza cercare di ottenere nulla. Non attaccarti nemmeno alla pratica dell’illuminazione.
D. E riguardo al sonno? Quanto dovrei dormire?
R. Non chiederlo a me, non posso dirtelo io. Per alcuni quattro ore per notte e’ una buona media. La cosa importante, pero’, e’ osservarsi e conoscersi. Se ti abitui a dormire troppo poco, il corpo provera’ disagio e sara’ difficile conservare la presenza mentale. Troppo sonno produce una mente ottusa o irrequieta. Trova da solo il tuo equilibrio naturale. Osserva attentamente la mente e il corpo, e prendi nota delle tue esigenze in fatto di sonno finche’ scopri la quantita’ ottimale. Se quando ti svegli ti giri dall’altra parte per farti un altro sonnellino, e’ una contaminazione. Instaura la presenza mentale non appena apri gli occhi.

D. E per il cibo? Quanto dovrei mangiare?
R. Mangiare e’ come dormire. Devi conoscerti. Il cibo deve essere consumato per venire incontro ai bisogni del corpo. Considera il cibo che mangi come una medicina. Mangi tanto che ti viene sonno dopo il pasto, e diventi piu’ grasso ogni giorno che passa? Smetti! Esamina il tuo corpo e la tua mente. Non c’e’ bisogno di digiunare. Piuttosto, fai degli esperimenti sulle quantita’ di cibo che assumi. Trova l’equilibrio naturale per il tuo corpo. Metti tutto il tuo cibo nella ciotola, come prescrive la pratica ascetica. Cosi’ ti sara’ facile valutare quanto mangi. Osservati attentamente mentre mangi. Conosciti. L’essenza della nostra pratica si riduce a questo. Non devi fare niente di speciale. Solo osservare.
Esaminarti. Osservare la mente. Allora saprai qual e’ il giusto equilibrio naturale per la tua pratica.

[…]

D. E’ consigliabile leggere molto o studiare le scritture come parte della pratica?
R. Il Dhamma del Buddha non si trova nei libri. Se veramente vuoi renderti conto di persona di quello che diceva il Buddha,, non hai bisogno dei libri. Osserva la tua mente. Esaminala per renderti conto di come le sensazioni vanno e vengono, di come i pensieri vanno e vengono. Non nutrire attaccamento per nulla. Semplicemente sii mentalmente presente a tutto quello che c’e’ da vedere. Questa e’ la via alle verita’ del Buddha. Sii spontaneo. Tutto quello che fai nella tua vita e’ un’occasione per praticare. E’ tutto Dhamma. Quando sbrighi le faccende, cerca di farle con attenzione. Se vuoti una sputacchiera o pulisci il gabinetto, non viverlo come se stessi facendo un favore a qualcuno. Il Dhamma sta anche nel vuotare una sputacchiera. Non credere di star praticando solo quando sei seduto immobile a gambe incrociate. Alcuni di voi si sono lamentati di non avere tempo per praticare. Avete tempo per respirare? Ecco la tua meditazione: presenza mentale, naturalezza in tutto quello che fai.

[…]

D. A volte la disciplina monastica mi da’ dei problemi. Uccidere accidentalmente un insetto e’ male?
R. Sila, che significa disciplina e moralita’, e’ essenziale per la nostra pratica, ma non bisogna attenersi alle regole ciecamente. Nell’uccidere un animale o nell’infrangere una qualsiasi altra regola, cio’ che conta e’ l’intenzione. Cerca di conoscere la tua mente. Non preoccuparti eccessivamente della disciplina monastica. Se usata correttamente, e’ di sostegno alla pratica, ma certi monaci sono talmente ossessionati da ogni minima inezia da rovinarsi il sonno. La disciplina non deve essere un peso. Nella pratica che facciamo qui, la disciplina e’ la base, una buona disciplina arricchita dalle varie regole e pratiche ascetiche. Esercitare la presenza mentale e l’attenzione anche rispetto alle molte regole supplementari oltreche’ ai 227 precetti fondamentali, e’ di grande aiuto. Semplifica la vita. Non c’e’
bisogno di chiedersi come bisogna agire, cosi’ si puo’ evitare di pensarci e limitarsi a esercitare la presenza mentale.
La disciplina ci permette di vivere insieme in armonia, di fare andare d’accordo la comunita’. Esteriormente tutti appaiono e si comportano allo stesso modo. Disciplina e moralita’ sono il trampolino di lancio verso la concentrazione e la saggezza. Un uso corretto della disciplina monastica e dei precetti ascetici ci costringe a vivere semplicemente, a limitare i nostri possedimenti personali. Percio’, qui c’e’ tutta la pratica del Buddha: astenersi dal male e fare il bene, vivere semplicemente attenendosi ai bisogni elementari, purificare la mente. E questo significa fare attenzione alla mente e al corpo in tutte le posizioni; stando seduti, camminando, in piedi o distesi, cercare di conoscere se stessi.

[…]

D. Che si puo’ dire degli altri metodi di pratica? Di questi tempi sembra esserci una quantita’ di maestri e di sistemi di meditazione, e questo confonde le idee.
R. E’ come entrare in citta’. Si puo’ venire da nord, da sud-est, da molte vie. Spesso questi sistemi sono diversi solo esteriormente. Che cammini in una direzione o in un’altra, velocemente o lentamente, se lo fai con presenza mentale, non c’e’ nessuna differenza. C’e’ un unico punto essenziale a cui in un modo o in un altro tutte le pratiche valide devono arrivare, e cioe’ il non attaccamento. Alla fine, tutti i sistemi vanno abbandonati. Ne’ si puo’ continuare a dipendere dal maestro. Se un sistema porta alla rinucia, al non attaccamento, e’ una pratica corretta. Si puo’ avere il desiderio di viaggiare, di incontrare altri maestri e sperimentare altri sistemi. Alcuni di voi l’hanno gia’ fatto. E’ un desiderio naturale. Scoprirai che porre mille domande e conoscere molti sistemi non ti porta alla verita’. Alla fine ti annoierai. Capirai che solo fermandoti ed esaminando la tua mente scoprirai quello di cui parlava il Buddha. Senza bisogno di cercare fuori di te. Alla fine dovrai tornare a confrontarti con la tua vera natura. Ed e’ a quel punto che capirai il Dhamma.

[…]

D. Ho ancora tanti pensieri. La mia mente si distrae continuamente anche se mi sforzo di essere attento.
R. Non preoccuparti di questo. Cerca di trattenere la tua mente nel presente. Qualunque cosa emerga nella tua mente, osservala e basta. Lasciala andare. Non desiderare neppure di sbarazzarti dei pensieri. Allora la mente raggiungera’ il suo stato naturale. Nessuna discriminazione fra buono e cattivo, caldo e freddo, veloce e lento. Niente io e tu, nessun se’. Semplicemente quello che c’e’. Quando fai il giro per la questua, non devi fare niente di speciale. Solo camminare e vedere quello che c’e. Non serve attaccarsi all’isolamento e alla solitudine. Dovunque sei, conosciti attraverso la naturalezza e la vigilanza. Se sorgono dubbi, osservali venire e andare. E’ molto semplice. Non aggrapparti a nulla.
E’ come camminare lungo una strada. Di quando in quando si incontrano degli ostacoli. Quando incontri le contaminazioni, limitati a vederle e a superarle lasciandole andare. Non pensare agli ostacoli che hai gia superato. Non preoccuparti di quelli che ancora non hai incontrato. Resta nel presente. Non interessarti di quanto e’ lunga la strada, ne’ della destinazione. Tutto cambia. Qualunque cosa sperimenti, non ti attaccare. Alla fine la mente raggiungera’ un suo equilibrio naturale in cui la pratica diventa automatica. Tutto verra’ e passera’ da se’.