Inverno 2022
Ci stiamo avvicinando alla fine del secondo anno di pandemia. È stata dinamica, con frequenti annunci di nuovi sviluppi nel processo della malattia e nuove misure di accompagnamento per gestire tali cambiamenti. Anche l’umore intorno a tutto questo sta cambiando e i pensieri ottimistici di “ritorno alla normalità” sono svaniti, per essere sostituiti dall’ansia di mettere semplicemente in atto qualcosa che possa essere efficace nel proteggere le persone e mantenere i servizi su cui facciamo affidamento. Tutto sembra piuttosto instabile.
Poi c’è il clima, brevemente eclissato dalla pandemia: potenti tempeste (Milntuim è rimasta senza corrente e senza connessione Wi-Fi per diversi giorni a causa della tempesta Arwen), incendi boschivi (diversi monasteri delle nostre Sorelle negli Stati Uniti e in Australia sono sfuggiti per poco alla distruzione totale), inondazioni e siccità. Questi eventi rendono quella che oggi viene definita “l’emergenza climatica” più difficile che mai da ignorare. La COP26 di Glasgow non sembra essere stata così efficace come alcuni avevano sperato nel sostenere gli interventi necessari per rallentare questi sviluppi catastrofici.
Tuttavia, molti saranno sollevati dal fatto che, almeno per il momento, potranno continuare a vivere secondo gli standard di cui godono abitualmente. Mi chiedo come ci si senta… Mi chiedo anche come si sentano le persone che per vivere devono essere coinvolte in industrie che notoriamente causano danni a lungo termine al fragile equilibrio ecologico del nostro pianeta… Non è così chiaro come avremmo voluto. Oltre a ciò, ci sono notizie quasi quotidiane di individui e famiglie che lasciano la loro patria e quasi tutto ciò che possiedono, per sfuggire al pericolo – imbarcandosi in un viaggio molto pericoloso alla ricerca di quello che sperano essere un posto migliore. Purtroppo, ci sono anche notizie di molti che muoiono durante il viaggio.
Ricordare tutto questo, insieme a molti altri problemi, può essere insopportabilmente angosciante. Il senso di impotenza e di disperazione può essere molto reale e talvolta difficile da sopportare. Naturalmente, potremmo decidere di seguire l’opzione di fuggire in un luogo “sicuro”: staccare il telefono, la TV e tutti i gadget mediatici e continuare a vivere le nostre giornate il più a lungo possibile, sperando che nulla vada storto.
Potremmo vergognarci o criticare questa risposta, ma forse, in realtà, ognuno di noi ha bisogno di prendersi del tempo per “fuggire” in questo modo, per accogliere queste impressioni disturbanti. A differenza del Buddha, con la sua “compassione simile a un oceano”, la nostra capacità di rimanere in sintonia è limitata; possiamo sopportare solo fino a un certo punto, prima di crollare o di esaurirci del tutto. Sembra più che mai importante per tutti noi sviluppare strategie per accedere e mantenere l’equilibrio e il benessere interiore, al fine di affrontare le sfide del nostro tempo, senza spegnerci o essere sopraffatti da tutto questo.
Quindi, teniamoci stretti al nostro cuscino di meditazione e passiamoci del tempo ogni giorno. Attraverso la pratica della consapevolezza onesta, aperta e del momento presente, i punti di vista fissi che abbiamo su noi stessi e sul mondo possono essere rivelati per quello che sono, e possiamo apprezzare come contribuiscono alla nostra sofferenza. Guidati dalla saggezza del Buddha, iniziamo a rinunciare a queste visioni distorte e i nostri orizzonti si allargano. Diventa chiaro che non c’è posto per il biasimo o la cattiva volontà – per quanto possiamo temere o disprezzare le opinioni o il comportamento di un familiare, di un vicino o di un politicante. Se ricordiamo che, come noi, tutti vorrebbero essere felici e non soffrire; se riflettiamo che tutti sono passati attraverso il processo della nascita – ora stanno invecchiando e a un certo punto moriranno – non possiamo più vedere nessuno come “altro”. Forse non è una visione piacevole, ma è importante. Possiamo continuare a ricordarlo mentre camminiamo insieme su questo straordinario pianeta, la nostra casa.
Time and the timeless, Ajahn Candasiri. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.
Testo: Times and the Timeless