“Quando mi trovavo a Indapatta, la capitale
Indapatta, la moderna Delhi,
ero un bambino amato e benvoluto
conosciuto come Vissuta.
Ero pieno di morale, di buone qualità,
di un linguaggio fine ed eloquente,
onoravo gli anziani, coscienzioso
ed esperto nei metodi di accoglienza.
C’era un asceta ciarlatano, (secondo il commentario, un asceta aveva predetto
la nascita di un principe. Si guadagnò il favore del re mentendo sulla sua predizione.)
che fu favorito dal re.
Si guadagnava da vivere coltivando
frutteti e piante da fiore.
Vedendo che era un ciarlatano,
come un mucchio di pula senza grano,
come un albero vuoto,
come un frutto senza nocciolo, pensai:
‘Non c’è nulla di buono in lui,
si è allontanato dall’ascetismo.
Ha lasciato le qualità positive della coscienza
solo per guadagnarsi da vivere.
Poi i confini furono violati
da feroci barbari.
Prima di andare a porvi fine,
mio padre mi istruì:
‘Mio caro, non trascurare
l’asceta dai capelli ispidi e dalla severa penitenza.
Egli esaudisce i nostri desideri,
dagli tutto ciò che desidera.’
Andai allora a servirlo,
e gli dissi quanto segue: ‘Spero che stiate bene, signore.
C’è qualcosa che posso portarvi?’
A quel punto si arrabbiò con me,
quel ciarlatano orgoglioso.
‘Ti farò uccidere subito!
O esiliare dal regno!’
Dopo aver posto fine alla guerra di confine,
il re disse al ciarlatano,
‘Spero che stiate bene, signore.
Gli onori vi sono stati fatti?’
Quel malvagio gli disse
come il principe meritasse il patibolo.
Quando udì queste parole,
il Signore della Terra ordinò:
‘Tagliategli la testa!
Mutilate il suo cadavere in quattro pezzi!
E poi mostratelo di strada in strada:
questa è la sorte di chi offende l’asceta.’
Subito partirono i carnefici.
feroci, violenti e spietati.
Mi trascinarono dal grembo di mia madre
e mi condussero via.
Dissi loro
mentre mi legavano con strette corde:
‘Portatemi subito dal re,
Devo parlare al re!’
Mi portarono dal re,
seguace del malvagio e delle sue cattiverie.
Quando mi vide, l’ho convinsi
ad accettare la mia verità.
Allora mi chiese perdono
e mi offrì il regno.
Ma dopo aver squarciato le tenebre,
ho intrapreso la vita ascetica.
Non mi dispiaceva la grande regalità,
né il godimento sensuale.
Ma poiché l’onniscienza è per me preziosa,
ho rinunciato alla regalità.”
Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di Bhikkhu Sujato, The Conduct Leading to Buddhahood.
Tradotto in italiano da Enzo Alfano.
Testo: Cariyapitaka