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AN 6.29: Udāyī Sutta – Udāyī

Il Beato si rivolse al Venerabile Udāyī: “Udāyī, quanti soggetti del ricordo ci sono?”
Detto questo, il Venerabile Udāyī rimase in silenzio. Una seconda volta . . . Una terza volta il Beato si rivolse al Venerabile Udāyī: “Udāyī, quanti soggetti del ricordo ci sono?” E per la terza volta il Venerabile Udāyī rimase in silenzio.

Allora il venerabile Ānanda disse al venerabile Udāyī: “Il Maestro si sta rivolgendo a te, amico Udāyī”.

“Ho sentito, amico Ānanda. In questo caso, Bhante, un monaco ricorda le sue molteplici vite passate, cioè una nascita, due nascite . . . [come in AN 6.2] . . . Così egli ricorda le sue molteplici vite passate nei loro aspetti e dettagli. Questo, Bhante, è un soggetto del ricordo.”

Allora il Beato si rivolse al Venerabile Ānanda: “Sapevo, Ānanda, che questo uomo vuoto Udāyī non si dedicasse alla mente superiore. Quanti soggetti del ricordo ci sono, Ānanda?”
“Ci sono, Bhante, cinque soggetti del ricordo. Quali cinque?

(1) In questo caso, Bhante, un monaco – distaccato dalla sensualità, distaccato dalle nocive qualità mentali – entra e dimora nel primo jhana: estasi e gioia nate dal distacco, accompagnate dall’idea razionale e dal pensiero discorsivo; (ii) dopo l’acquietarsi dell’idea razionale e del pensiero discorsivo, entra e dimora nel secondo jhana: estasi e gioia nate dalla concentrazione, libero dall’idea razionale e dal pensiero discorsivo; (iii) dopo lo svanire dell’estasi dimora nell’equanimità, mentalmente presente e chiaramente consapevole, fisicamente sensibile al piacere. Entra e dimora nel terzo jhana del quale i Nobili dichiarano: ‘Felice colui che dimora nell’Equanimità.’ Questo soggetto del ricordo, sviluppato e coltivato in questo modo, porta a una dimora felice in questa stessa vita.

(2) Di nuovo, Bhante, un monaco presta attenzione alla percezione della luce; si concentra sulla percezione del giorno in questo modo: ‘Come di giorno, così di notte; come di notte, così di giorno’. Così, con una mente aperta e spoglia, sviluppa una mente intrisa di luminosità. Questo soggetto del ricordo, sviluppato e coltivato in questo modo, porta al raggiungimento della conoscenza e della visione.

(3) Di nuovo, Bhante, un monaco esamina questo stesso corpo nella sua interezza, dalla pianta dei piedi fino alla punta dei capelli, racchiuso nella pelle, pieno di molti tipi di impurità: ‘Ci sono in questo corpo capelli, peli, unghie, denti, pelle, carne, tendini, ossa, midollo osseo, reni, cuore, fegato, pleura, milza, polmoni, intestino, vescica, stomaco, escrementi, bile, flemma, pus, sangue, sudore, grasso, lacrime, grumi, saliva, muco, liquido delle articolazioni, urina’. Questo soggetto del ricordo, sviluppato e coltivato in questo modo, porta ad abbandonare la brama sensuale.

(4) Ancora, Bhante, supponiamo che un monaco veda un cadavere in un ossario, morto da uno, due, o tre giorni, gonfio, livido e in putrefazione. Egli confronta il proprio corpo con quello in questo modo: ‘Anche questo corpo è della stessa natura; sarà come quello; non sarà diverso da quello.’ Oppure supponiamo che veda un cadavere in un ossario, divorato da corvi, falchi, avvoltoi, cani, sciacalli, o vari tipi di esseri viventi. Egli paragona il proprio corpo con quello in questo modo: ‘Anche questo corpo è della stessa natura; sarà come quello; non sarà diverso da quello’. O supponiamo che veda un cadavere in un ossario, uno scheletro con carne e sangue, tenuto insieme da tendini… uno scheletro senza carne, imbrattato di sangue, tenuto insieme da tendini… uno scheletro senza carne e sangue, tenuto insieme da tendini… ossa disgiunte sparse in tutte le parti: qui un osso della mano, lì un osso del piede, qui una tibia, lì un femore, qui un osso dell’anca, lì una spina dorsale e lì il cranio. Egli confronta il proprio corpo con quello in questo modo: ‘Anche questo corpo è della stessa natura; sarà come quello; non sarà diverso da quello’. Oppure supponiamo che veda un cadavere in un ossario, con le ossa sbiancate, del colore delle conchiglie… ossa ammucchiate, vecchie di più di un anno… ossa marce, sbriciolate in polvere. Egli paragona il proprio corpo con quello, in questo modo: ‘Anche questo corpo è della stessa natura; sarà come quello; non sarà diverso da quello’. Questo soggetto del ricordo, sviluppato e coltivato in questo modo, porta allo sradicamento della presunzione ‘io sono’.

(5) Ancora, Bhante, con l’abbandono del piacere e del dolore – con l’anteriore scomparsa di gioia ed angoscia – entra e dimora nel quarto jhana: purezza dell’equanimità e della presenza mentale, al di là del piacere e del dolore. Questo soggetto del ricordo, sviluppato e coltivato in questo modo, porta alla penetrazione di numerosi elementi. Questi, Bhante, sono i cinque soggetti del ricordo.”
“Bene, bene, Ānanda! Ora, Ānanda, ricorda anche questo sesto soggetto del ricordo.

(6) In questo caso, sempre consapevole un monaco va avanti, sempre consapevole va indietro, sempre consapevole sta in piedi, sempre consapevole siede, sempre consapevole si corica per dormire, sempre consapevole intraprende il lavoro. Questo soggetto del ricordo, sviluppato e coltivato in questo modo, porta alla consapevolezza e alla chiara comprensione.”

Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di © Bhikkhu Bodhi, The Numerical Discourses of the Buddha (Wisdom Publications, 2012). Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoAnguttara Nikaya