Il brahmano Ujjaya si recò dal Beato e scambiò con lui dei cortesi saluti. Conclusi i saluti e i convenevoli, egli si sedette a lato e chiese al Beato:
“Il Maestro Gotama loda il sacrificio?”
“Io non lodo tutti i sacrifici, brahmano, né rifiuto di lodare tutti i sacrifici.
(1) Non lodo un sacrificio violento dove si uccidono bovini, capre, montoni, polli e maiali, in cui varie creature vengono condotte al macello.
(2) Per quale motivo? Perché gli Arahant e coloro che sono entrati nel sentiero della santità non partecipano a un sacrificio violento.
(3) Ma io lodo un sacrificio non violento in cui non si uccidono bovini, capre, montoni, polli e maiali, in cui non si macellano varie creature, cioè una offerta regolare, un sacrificio offerto per usanza familiare.
(4) Per quale motivo? Perché gli arahant e coloro che sono entrati nel sentiero della santità partecipano a un sacrificio non violento.
Il sacrificio di cavalli, il sacrificio umano,
sammāpāsa, vājapeyya, niraggaḷa:
questi grandi sacrifici, carichi di violenza,
non portano grandi frutti.
I grandi saggi dalla retta condotta
non assistono a un sacrificio
dove capre, montoni, bestiame,
e varie creature vengono uccise.
Quando si offre regolarmente per usanza familiare
sacrifici privi di violenza,
dove capre, pecore e bestiame
o creature varie non vengono uccise.
Quello è il sacrificio dove i grandi saggi
dalla retta condotta assistono.
La persona saggia questo dovrebbe offrire;
tale sacrificio è molto fruttuoso.
Per uno che compie tale sacrificio
è realmente migliore, mai peggiore.
Un tale sacrificio è davvero grande
e anche i deva sono contenti.