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AN 11.7: Saññā Sutta – La percezione

Il venerabile Ananda si avvicinò al Beato, gli rese omaggio, si sedette a lato e chiese: “Bhante, potrebbe un monaco ottenere un tale stato di concentrazione che (1) non sarebbe percipiente della terra in relazione alla terra; (2) dell’acqua in relazione all’acqua; (3) del fuoco in relazione al fuoco; (4) dell’aria in relazione all’aria; (5) della sfera dello spazio infinito in relazione alla sfera dello spazio infinito; (6) della sfera della coscienza infinita in relazione alla sfera della coscienza infinita; (7) della sfera della vacuità in relazione alla sfera della vacuità. (8) della sfera della né-percezione-né-non-percezione in relazione alla sfera della né-percezione-né-non-percezione; (9) di questo mondo in relazione a questo mondo; (10) dell’altro mondo in relazione all’altro mondo; (11) di qualsiasi realtà vista, udita, percepita, conosciuta, raggiunta, cercata ed esaminata dalla mente, ed essere ancora percipiente?” 
“Potrebbe, Ananda.” 
“E in che modo, Bhante, potrebbe ottenere un tale stato di concentrazione?”
“In questo caso, Ananda, un monaco è percipiente in questo modo: ‘Ciò è pacifico, ciò è sublime, cioè la quiete di tutte le azioni, la cessazione di tutte le acquisizioni, la distruzione della brama, il distacco, la cessazione, il nibbana’. In questo modo, Ananda, un monaco potrebbe ottenere uno stato di concentrazione tale da non essere percipiente della terra in relazione alla terra; dell’acqua in relazione all’acqua; del fuoco in relazione al fuoco; dell’aria in relazione all’aria; della sfera dello spazio infinito in relazione alla sfera dello spazio infinito; della sfera della coscienza infinita in relazione alla sfera della coscienza infinita; della sfera della vacuità in relazione alla sfera della vacuità; della sfera della nè-percezione-né-non-percezione in relazione alla sfera della nè-percezione-né-non-percezione; di questo mondo in relazione a questo mondo; dell’altro mondo in relazione all’altro mondo; di qualsiasi realtà vista, udita, percepita, conosciuta, raggiunta, cercata ed esaminata dalla mente, ed essere comunque percipiente.”
Quindi il venerabile Ananda, dopo essersi compiaciuto e rallegrato della dichiarazione del Beato, si alzò dal suo posto, rese omaggio al Beato, e si avvicinò al venerabile Sariputta. Dopo aver scambiato dei cortesi saluti con lui si sedette a lato e gli disse: “Amico Sariputta, potrebbe un monaco ottenere uno stato di concentrazione tale da non essere percipiente della terra in relazione alla terra… di qualsiasi realtà vista, udita, percepita, conosciuta, raggiunta, cercata ed esaminata dalla mente, ed essere comunque percipiente?” 
“Potrebbe, amico Ananda.” 
“E in che modo, amico Sariputta, potrebbe ottenere un tale stato di concentrazione?”
“In questo caso, amico Ananda, un monaco è percipiente in questo modo: ‘Ciò è pacifico, ciò è sublime, cioè la quiete di tutte le azioni, la cessazione di tutte le acquisizioni, la distruzione della brama, il distacco, la cessazione, il nibbana’. In questo modo, Ananda, un monaco potrebbe ottenere uno stato di concentrazione tale da non essere percipiente della terra in relazione alla terra… ed essere comunque percipiente di qualsiasi realtà vista, udita, percepita, conosciuta, raggiunta, cercata, esaminata dalla mente.” . . . 
“È stupefacente e sorprendente, amico, che il significato e le parole del maestro e del discepolo coincidano e concordino l’uno con l’altro e non divergano riguardo allo stato supremo. Proprio ora, amico, mi sono avvicinato al Beato e gli ho chiesto di questo argomento. Il Beato mi ha risposto esattamente con gli stessi termini e le stesse frasi usate dal Venerabile Sariputta. È stupefacente e sorprendente, amico, che il significato e le frasi del maestro e del discepolo coincidano e concordino l’uno con l’altro e non divergano riguardo allo stato supremo.”

Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di © Bhikkhu Bodhi, The Numerical Discourses of the Buddha (Wisdom Publications, 2012). 
Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoAnguttara Nikaya