Theragatha 8.1: Maha-Kaccana {vv. 494-501}
Non si dovrebbe lavorare troppo
si dovrebbero evitare le persone,
Non si dovrebbe insistere (per ottenere offerte).
Colui che è ansioso e avido
perde la meta che apporta la felicità.
Si conosca come palude gli omaggi e le venerazioni
ottenuti da famiglie devote.
Come una sottile freccia è difficile da estrarre,
così disfarsi della stima è difficile per un uomo vile.
Non è il giudizio degli altri
che il kamma di un mortale diventa negativo.
Spontaneamente non bisogna ricorrere al male,
poiché per ogni mortale il kamma è il suo giudice.
Non si è ladri per le parole degli altri,
né si è saggi per le parole degli altri;
come ci si conosce
anche gli dèi così ci conoscono.
Gli altri non capiscono
che in questo mondo tutti noi arriveremo ad una fine.
Ma quei saggi che questa verità hanno compreso
in questo modo placano le loro liti.
Infatti il saggio vive
nonostante la perdita di ogni suo avere.
Ma se non si ottiene saggezza,
anche se si è ricchi, non si vive.
Tutto si ascolta con l’orecchio,
tutto si vede con l’occhio,
il saggio non dovrebbe respingere
tutto ciò che è visto e sentito.
Colui che vede sia come se fosse cieco,
colui che ascolta sia come se fosse sordo,
colui che è saggio sia come se fosse muto,
colui che è forte sia come se fosse debole.
Poi, dopo aver raggiunto la meta,
si può mentire sul letto di morte.