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Theragatha: Cap. 18 — Canti di quaranta strofe

Theragatha 18: Maha Kassapa {vv. 1051-1090}

Non bisogna andare in giro
seguiti ed onorati
da molte persone:
ci si distrae;
difficile ottenere
la concentrazione.
La compagnia di molte persone
è gravosa.
Così considerando,
non bisogna pavoneggiarsi dinanzi
alla folla.

Un saggio non dovrebbe far visita alle famiglie:
ci si distrae;
difficile ottenere
la concentrazione.
E’ avido e bramoso di piaceri,
chi si allontana dalla meta
che conduce alla beatitudine.
E’ una palude –
essere riveriti e venerati
dalle famiglie –
una sottile freccia, difficile da estrarre.
E’ difficile rifiutare le offerte
per l’indegno.

***

Lasciando la mia dimora,
sono entrato in città per la questua,
mi sono fermato accanto ad un lebbroso
che consumava il suo pasto.

Costui, con la sua putrida mano,
mi gettò un po’ di cibo,
e mentre me lo gettava,
un dito gli si ruppe
e cadde.

Appoggiato ad un muro,
mangiai quel boccone di cibo,
e né mentre lo mangiavo,
né dopo averlo mangiato
provai disgusto.

Chi si alimenta
con i resti di cibo,
si cura con urina puzzolente,
dimora ai piedi di un albero,
si veste con stracci:
costui è un uomo
delle quattro direzioni.

***

Laddove alcuni si stancano
salendo la montagna,

l’erede del Risvegliato
mentalmente presente, vigile,
sostenuto dai poteri psichici –
Kassapa sale.

Ritornando dalla questua,
sale la vetta,
Kassapa dimora nei jhana
senza attaccamento,
avendo abbandonato terrore
e paura.

Ritornando dalla questua,
sale la vetta,
Kassapa dimora nei jhana
senza attaccamento,
liberato
fra coloro che bruciano.

Ritornando dalla questua,
sale la vetta,
Kassapa dimora nei jhana
senza attaccamento,
libero da influssi impuri,
la sua opera
compiuta.

Distese di piante rampicanti,
luoghi di delizia per la mente,
il barrire degli elefanti,
recano piacere:
queste rocce
mi rianimano.

Il blu scuro delle nuvole,
scintillanti,
le rinfrescanti acque
delle trasparenti correnti,
piene di coccinelle:
queste rocce
mi rianimano.

Simili alle nuvole le cime,
come eminenti castelli,
il barrire degli elefanti,
recano piacere:
queste rocce
mi rianimano.

Le piacevoli pendici bagnate dalla pioggia,
montagne abitate da veggenti
e dai versi dei pavoni:
queste rocce
mi rianimano.

Questo è abbastanza per me –
che desidero dimorare nei jhana,
risolute, mentalmente presente;
abbastanza per me –
che desidero la meta,
risoluto,
un monaco;
abbastanza per me –
che desidero essere sereno,
risoluto,
nella pratica;
abbastanza per me –
che desidero compiere il mio dovere,
risoluto,
Equanime.

Il blu intenso,
del cielo
coperto da nuvole;
pieni di stormi
di variegati uccelli:
queste rocce
mi rianimano.

Non popolate
da capifamiglia,
ma da cervi
e stormi di uccelli:
queste rocce
mi rianimano.

Con trasparenti acque e
imponenti rocce,
scimmie e
cervi,
coperte da muschio
ed erbe:
queste rocce
mi rianimano.

Non trovo piacere
in nessuna musica
quando la mente
è serena,
nel vedere il Dhamma
rettamente.

***

Non bisogna fare troppe cose,
evitare la folla,
ed essere troppo occupati.
E’ avido e bramoso di piaceri,
chi si allontana dalla meta
che conduce alla beatitudine.

Non bisogna fare troppe cose,
evitare
ciò che non conduce alla meta.
Il corpo troppo affaticato,
soffre,
e non riesce a
ritrovare la pace.

***

Nel muovere semplicemente la bocca
non si vede
se stessi.
Non si cammini
a testa alta
pensando, ‘ Sono migliore di loro.’

Chi crede di essere
il migliore in realtà
è uno stolto:
il saggio non si loda,
il vanitoso sì.

Colui che non crede
di essere ‘il migliore’
o essere ‘il peggiore’
o di essere ‘uguale’;
e possiede la conoscenza,
la verità, la concentrazione,
e la presenza mentale, costui
è lodato
dal saggio.

Chi non è rispettato
dai suoi discepoli nella santa vita,
è lontano dal vero Dhamma
come la terra
dal cielo.

Ma coloro che la cui coscienza
e paura del male
sono sempre rettamente stabiliti:
prosperano nella santa vita.
Per costoro
non vi saranno altre rinascite.

Un monaco presuntuoso e vanitoso,
anche se indossa
la veste gialla,
è come una scimmia con la pelle di un leone,
perciò non ottiene gloria.

Ma un monaco umile ed equilibrato
imperioso,
le sue facoltà controllate, brilla
nella sua veste gialla,
come un leone
in una grotta di montagna.

Questi numerosi deva,
potenti e gloriosi
10,000 deva –
tutti del seguito di Brahma,
riveriscono ed onorano Sariputta,
il venerabile del Dhamma,
illuminato,
concentrato,
sommo maestro dei jhana,
(dicendo:)

‘Omaggio a te, O supremo.
Omaggio a te, O sommo –
la cui conoscenza
non possediamo.

‘Come è meraviglioso:
il risvegliato
di antica stirpe –
la cui conoscenza
non possediamo
pur essendo esperti arcieri.’

Vedendo Sariputta
un uomo degno di adorazione,
anche dai deva,
Kappina
sorrise.

***

Per quanto sia esteso il campo dei Buddha
eccetto lo stesso grande saggio –
possedevo le migliori
qualità ascetiche.
Non vi erano altri
eguali.

Il Maestro che ho servito;
gli insegnamenti Risvegliato
compiuti;
il pesante fardello, riposto;
la causa di continue rinascite, distrutta.

Né vestiti,
nè dimore,
né cibo
egli prova attaccamento:
Gotama,
come un loto non macchiato
dall’acqua,
è distaccato dai tre piani del divenire ( cioè quello dei sensi, della forma e del senza forma).

Egli,
il sommo sapiente,
possiede i fondamenti della presenza mentale
come collo,
la fede
come mani,
la conoscenza
come testa.
Il grande maestro dei jhana
è sempre e totalmente liberato.

Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di Thanissaro Bhikkhu. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.