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Theragatha: Cap. 14 — Canti di quattordici strofe

Theragatha 14.1: L’addio di Revata {vv. 645-658}

Da quando ho intrapreso
la pratica,
non ho mai avuto
ignobili ed avversi pensieri.
“Possano questi esseri
essere distrutti,
massacrati,
divorati dal dolore” –
Non ho mai conosciuto tali pensieri
in questo lungo tempo.
Ma ho conosciuto l’amore universale,
illimitato,
ben sviluppato,
nutrito a poco a poco,
come insegnato dal
Risvegliato:
di tutti, amico
di tutti, compagno;
verso tutti gli esseri, compassionevole.
In questo modo sviluppo una mente colma di buona volontà,
deliziandomi nell’amore universale – sempre.
Invitta, non scossa,
allieto la mente.
Sviluppo la sublime permanenza,
non coltivata
dal misero.

Raggiungendo il non-pensiero,
il discepolo del Perfettamente
Risvegliato
è dotato del nobile silenzio
immediatamente.

Come una montagna rocciosa
è inamovibile,
fermamente salda,
così un monaco, con la distruzione dell’illusione,
come una montagna, non trema.

Ad una persona pura,
sempre alla ricerca di ciò che è puro,
una cattiveria infinitesimale
sembra una nuvola di tempesta.

Come un confine ben fortificato
da dentro e da fuori,
così dovete sorvegliare voi stessi.
Non lasciate che il tempo
passi invano.

Non mi delizia la morte,
non mi delizia la vita.
Attendo la mia ora
come un lavoratore la sua paga.
Non mi delizia la morte,
non mi delizia la vita.
Attendo la mia ora
vigile e con piena presenza mentale.

Il Maestro che ho servito;
il Risvegliato,
il compiuto;
il pesante fardello deposto;
la guida del divenire [cioè la brama] sradicata.
La meta per cui ho lasciato
la casa per l’ascetismo
è stata raggiunta:
la fine
di ogni legame.
Esercitatevi per raggiungere la meta finale attraverso la presenza mentale:
ecco il mio consiglio.
Dopo di che, raggiungerò
la Liberazione.
Liberato
ovunque.

Theragatha 14.2: Godatta {vv. 659-672}

Come un magnifico toro ben allevato
traina un carico,
sopporta il suo peso,
schiacciato
dal suo pesante fardello,
non abbandona il suo giogo;
così anche coloro colmi di conoscenza
come l’oceano d’acqua –
non guardano con disprezzo gli altri.
Questa è la nobiltà fra gli esseri.

In balia
del tempo
e delle continue rinascite
le persone sono afflitte dal dolore
e dalla sofferenza.

Esaltati da ciò che procura piacere,
ed angustiati da ciò che procura dolore,
gli stolti sono da entrambi divorati,
non vedendo come realmente sono.
Mentre coloro che, a metà
fra piacere e dolore,
sono andati oltre la catena della brama,
saldi
come una muraglia,
non sono esaltati né angustiati.

Né guadagni né perdite
né condizione sociale né onore,
né lodi né biasimo,
né piacere né dolore:
ovunque
sono privi di attaccamento –
come una goccia d’acqua
su un loto.
Ovunque
sono felici, illuminati,
ovunque
invitti.

Non importa se
un guadagno sia illecito
o una perdita sia giusta,
una giusta perdita
è meglio
di un illecito guadagno.
Non importa
la condizione sociale dello stolto
o l’umiltà dei saggi,
l’umiltà dei saggi
è meglio
della condizione sociale degli stolti.
Non importa se
si è lodati dagli stolti
o biasimati dai saggi,
il biasimo dei saggi
è meglio
della lode degli stolti.
Così tra il piacere
dei sensi
e il disagio della vita solitaria,
il disagio della vita solitaria
è meglio
del piacere dei sensi.
Così tra il vivere fra gli ingiusti
ed il morire fra i saggi,
il morire fra i saggi
è meglio
del vivere fra gli ingiusti.

Coloro che hanno abbandonato
la rabbia e la sensualità,
le cui mente non è coinvolta
dal divenire e dal non-divenire,
frequentano il mondo
privi di attaccamento.
Per loro non esiste nulla
da amare o da odiare.
Sviluppando
i fattori del Risveglio,
le facoltà
e le forze,
raggiungendo la suprema pace,
privi di influssi impuri,
sono interamente
Liberati.

Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di Thanissaro Bhikkhu. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.