“La vecchiaia e la morte sono sofferenza;
eppure una persona ordinaria non istruita è legata ad esse.”
Quando una persona saggia comprende pienamente tutto questo, ed è consapevole, e pratica i jhana:
non c’è piacere più grande.
Quando l’attaccamento, vettore della sofferenza,
e la brama, portatrice di questa dolorosa massa di proliferazione,
sono distrutti, e si è consapevoli, e si praticano i jhana:
non c’è piacere più grande.
Quando l’ottuplice sentiero, così pieno di virtù,
il sentiero supremo, purificatore di tutte le impurità,
è visto con saggezza; e si è consapevoli, e si praticano i jhana:
non c’è piacere più grande.
Quando si sviluppa quello stato di pace,
senza sofferenza, incontaminato, incondizionato,
purificatore di tutte le impurità, che spezza le catene e i legami:
non c’è piacere più grande.
Quando l’impetuosa tempesta tuona nella nebbia,
e fiumi di pioggia riempiono le rotte degli uccelli,
annidato in una grotta di montagna, il monaco pratica i jhana:
non c’è piacere più grande.
Quando lungo i fiumi il germogliare dei fiori
avvolge il paesaggio di verde,
seduto sulla riva, con mente lieta, egli pratica i jhana:
non c’è piacere più grande.
Quando nel profondo della notte, in una solitaria foresta,
la pioggia cade e si odono rumori di bestie feroci,
annidato in una grotta di montagna, egli pratica i jhana:
non c’è piacere più grande.
Quando controllando se stesso e il suo pensiero discorsivo,
(dimorando in una caverna tra le montagne),
privo di paura e di angosce, egli pratica i jhana:
non c’è piacere più grande.
Quando felice – puro, privo di veleni e sofferenza,
non impedito, libero, senza legami —
avendo distrutto tutti gli influssi impuri, egli pratica i jhana:
non c’è piacere più grande.
Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di Bhikkhu Sujato e Jessica Walton, 2019. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.
Testo: Theragatha