Così ho sentito. Un tempo il Beato soggiornava a Vesali, nel boschetto di Ambapali. Lì il Beato si rivolse ai monaci: “Monaci!”
“Venerabile signore!” risposero i monaci. Il Beato così disse:
“Monaci, questo è il sentiero per la purificazione degli esseri, per il superamento della sofferenza e del lamento, per la scomparsa del dolore e del dispiacere, per il conseguimento del metodo, per la realizzazione del Nibbāna, cioè i quattro fondamenti della presenza mentale. Quali quattro?
Ecco, monaci, un monaco dimora contemplando il corpo sul corpo, instancabile, attento e consapevole, avendo rimosso la cupidigia e l’angoscia nei riguardi del mondo. Dimora contemplando le sensazioni sulle sensazioni, instancabile, attento e consapevole, avendo rimosso la cupidigia e l’angoscia nei riguardi del mondo. Dimora contemplando la mente sulla mente, instancabile , attento e consapevole, avendo rimosso la cupidigia e l’angoscia nei riguardi del mondo. Dimora contemplando gli oggetti mentali sugli oggetti mentali, instancabile, attento e consapevole, avendo rimosso la cupidigia e l’angoscia nei riguardi del mondo.
Questo, monaci, è il sentiero per la purificazione degli esseri, per il superamento della sofferenza e del lamento, per la scomparsa del dolore e del dispiacere, per il conseguimento del metodo, per la realizzazione del Nibbāna, cioè i quattro fondamenti della presenza mentale.”
Così disse il Beato. I monaci furono felici delle parole del Beato.
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