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SN 35.116: Loka Sutta – Cosmo

“Monaci, non dico che si possa conoscere, vedere o raggiungere la fine del cosmo viaggiando. Ma non dico nemmeno che si possa porre fine alla sofferenza senza raggiungere la fine del cosmo.”
Detto questo, il Beato si alzò dal suo posto e rientrò nella sua dimora.

Poi, non molto tempo dopo che il Beato si era ritirato, ai monaci venne in mente questo pensiero: “Questa breve affermazione il Beato ha esposto, dopodiché si è ritirato nella sua dimora senza analizzarne il significato dettagliato – cioè: ‘Monaci, non dico che uno possa conoscere, vedere o raggiungere la fine del cosmo viaggiando. Ma non dico nemmeno che si possa porre fine alla sofferenza senza raggiungere la fine del cosmo’: ora chi potrebbe analizzare il significato dettagliato non analizzato di questa breve affermazione?” Poi venne loro in mente: “Il Ven. Ānanda è lodato dal Maestro e stimato dai suoi compagni nella vita santa. Egli è in grado di analizzare il significato dettagliato non analizzato di questa breve affermazione. Andiamo da lui e, una volta giunti, interroghiamolo su questo argomento.”

Così i monaci si recarono dal Ven. Ānanda e, al loro arrivo, scambiarono con lui cortesi saluti. Dopo uno scambio di cortesi saluti, si sedettero a lato. Lì seduti, [gli raccontarono quello che era successo, e aggiunsero:] “Analizza il significato, Ven. Ānanda!”

[Egli rispose:] “Amici, è come se un uomo che ha bisogno di durame, che cerca il durame, che vaga alla ricerca del durame – passando sopra la radice e il tronco di un albero che abbia il durame – immaginasse che il durame debba essere cercato tra i suoi rami e le sue foglie. Così è con voi, che – avendo eluso il Beato quando eravate innanzi a Lui, il Maestro – volete interrogarmi su questo argomento. Conoscendo, il Beato conosce; vedendo, egli vede. Egli è l’Occhio, è la Conoscenza, è il Dhamma, è Brahmā. Egli è l’oratore, il proclamatore, il chiarificatore del significato, il donatore dell’immortale, il signore del Dhamma, il Tathāgata. Quello era il momento in cui avreste dovuto interrogarlo su questo argomento. Qualunque fosse la sua risposta, avreste dovuto ricordarla.”

“Sì, amico Ānanda: Conoscendo, il Beato conosce; vedendo, egli vede. Egli è l’Occhio, è la Conoscenza, è il Dhamma, è Brahmā. Egli è l’oratore, il proclamatore, il chiarificatore del significato, il donatore dell’immortale, il signore del Dhamma, il Tathāgata. Quello era il momento in cui avremmo dovuto interrogarlo su questo argomento. Qualunque fosse stata la sua risposta, avremmo dovuto ricordarla. Ma tu sei lodato dal Maestro e stimato dai tuoi compagni nella vita santa. Sei capace di analizzare il significato dettagliato non analizzato di questa breve dichiarazione. Analizza il significato, Ven. Ānanda senza renderlo difficile!”

“Allora, amici miei, ascoltate e prestate molta attenzione. Io parlerò.”
“Come desideri, amico.” – gli risposero i monaci.

Il Ven. Ānanda così disse: “Amici, riguardo alla breve dichiarazione che il Beato ha esposto, dopo la quale si è ritirato nella sua dimora senza analizzarne il significato dettagliato – cioè: ‘Monaci, non dico che uno possa conoscere, vedere o raggiungere la fine del cosmo viaggiando. Ma non dico nemmeno che si possa porre fine alla sofferenza senza raggiungere la fine del cosmo’ – io capisco che il significato dettagliato è questo: ‘Riguardo al cosmo, si è un percepente di un cosmo, un concepente di un cosmo, ciò che, nella disciplina dei nobili è chiamato ‘il cosmo’.

E per mezzo di cosa, riguardo al cosmo, si percepisce un cosmo, si concepisce un cosmo? Per mezzo dell’occhio si è, riguardo al cosmo, un percepente di un cosmo, un concepente di un cosmo. Per mezzo dell’orecchio… del naso… della lingua… del corpo… della mente si è, rispetto al cosmo, un percepente di un cosmo, un concepente di un cosmo. Ciò per mezzo del quale, riguardo al cosmo, si è un percepente di un cosmo, un concepente di un cosmo, ciò, nella disciplina dei nobili è chiamato ‘il cosmo’.

Così, riguardo alla breve dichiarazione che il Beato ha esposto, dopo la quale si è ritirato nella sua dimora senza analizzarne il significato dettagliato – cioè: ‘Monaci, non dico che uno possa conoscere, vedere o raggiungere la fine del cosmo viaggiando. Ma non dico nemmeno che si possa porre fine alla sofferenza senza raggiungere la fine del cosmo’ – ecco come capisco il significato dettagliato. Ora, amici, se volete, andate dal Beato, interrogatelo su questo argomento e memorizzate la sua risposta.”

Allora i monaci, deliziandosi e approvando le parole del Ven. Ānanda, si alzarono dai loro posti e andarono dal Beato. Una volta arrivati, dopo averlo salutato con rispetto, si sedettero a lato. Lì seduti, [gli raccontarono ciò che era successo dopo che era rientrato nella sua dimora, e aggiunsero:] “Allora il Ven. Ānanda ha analizzato il significato usando queste parole, queste affermazioni, queste frasi.”

“Ānanda è saggio, monaci. Ānanda è una persona di grande discernimento. Se mi aveste chiesto di questo argomento, anch’io avrei risposto come lui. Questo è il suo significato, ed è così che dovete ricordarlo.”

Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di Ṭhānissaro Bhikkhu, Handful of leaves: an Anthology from the Saṁyutta Nikāya © 2014-2021. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoSamyutta Nikaya