A Sāvatthī.
“Monaci, perché sorge, per attaccamento o per tendenza l’opinione: ‘Non c’è scopo nel donare, nel sacrificio o nelle offerte. Non c’è frutto o risultato di azioni buone e cattive. Non c’è una vita dopo la morte. Non ci sono doveri verso la madre e il padre. Non ci sono esseri che rinascono spontaneamente. E non c’è asceta o brahmano che sia esperto e virtuoso, e che descriva l’aldilà dopo averla realizzata con la propria visione profonda. Questa persona è composta da quattro elementi primari. Quando muore, la terra nel suo corpo si fonde e si confonde con la materia prima della terra. L’acqua nel suo corpo si fonde e si confonde con la materia prima dell’acqua. Il fuoco nel suo corpo si fonde e si confonde con la materia prima del fuoco. L’aria nel suo corpo si fonde e si confonde con la materia prima dell’aria. Le facoltà vengono trasposte nello spazio. Quattro uomini con una bara portano via il cadavere. Le loro impronte mostrano la strada per il cimitero. Le ossa si sbiancano. Le offerte dedicate agli dei finiscono in cenere. Il dono è una dottrina di stupidi. Quando qualcuno afferma un insegnamento positivo è solo una sciocchezza infondata e falsa. Sia gli sciocchi che i sapienti sono annientati e distrutti quando il loro corpo si dissolve, e non esistono dopo la morte’?”
“I nostri insegnamenti sono radicati nel Buddha. …”
“Quando esiste la forma, per attaccamento alla forma e per tendenza alla forma, sorge l’opinione: ‘Non c’è scopo nel donare, nel sacrificio o nelle offerte. … Sia gli sciocchi che i sapienti sono annientati e distrutti quando il loro corpo si dissolve, e non esistono dopo la morte’.
Quando la sensazione … la percezione … le formazioni mentali … la coscienza esiste, per attaccamento alla forma e per tendenza alla forma, sorge l’opinione: ‘Non c’è scopo nel donare, nel sacrificio o nelle offerte. … e non esistono dopo la morte’.
Cosa ne pensate, monaci? La forma è permanente o impermanente?”.
“Impermanente, signore”. …
“La sensazione … la percezione … le formazioni mentali … la coscienza è permanente o impermanente?”
“Impermanente, signore”. …
“Ciò che è visto, sentito, pensato, conosciuto, voluto ed esaminato dalla mente: è permanente o impermanente?”
“Impermanente, signore”. …
“Ma non cogliendo ciò che è impermanente, ciò che è sofferenza ed effimero, sorgerebbe una tale visione?”
“No, signore.”
“Quando un nobile discepolo abbandona il dubbio e non ha dubbi sulla sofferenza, sulla sua origine, sulla sua cessazione, e sul sentiero che conduce alla sua cessazione, viene chiamato un nobile discepolo ed è un “colui-che-è-entrato-nella-corrente“, non soggetto a rinascita negli inferi, ma destinato al risveglio.”
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