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SN 1.35: Ujjhanasanni Sutta – Le colpe

1. Così ho sentito. Una volta il Benedetto soggiornava presso Savatthi nel Boschetto di Jeta nel convento di Anathapindika.

2. Al finir della notte molte divinità della schiera dei Satullana, dopo aver illuminato l’intero boschetto di Jeta, si avvicinarono al Benedetto, lo riverirono e stettero da parte.

3. Una di quelle divinità recitò questa solenne strofa in presenza del Benedetto:
“La propria natura è una cosa non essere se stessi è un’altra,
è un inganno e una frode, come mangiare un pasto rubato.
Fai ciò che dici e non dire ciò che non fai,
il saggio conosce chi dice ciò che non fa.”
[Il Benedetto:]
“Solo col dire o con l’ascoltare è impossibile
avanzare e seguire questa difficile pratica,
il saggio tramite la concentrazione trova la liberazione dalle reti della morte.
Conoscere semplicemente il mondo è impossibile,
i saggi conoscono come superare l’attaccamento al mondo.”

4. Allora quelle divinità scesero a terra, inchinatosi ai piedi del Benedetto,
dissero: “Venerabile signore, ci perdoni, abbiamo recato offesa a causa della nostra stoltezza
e della nostra ignoranza. Inconsapevolmente abbiamo offeso il Benedetto.
Possa il Benedetto perdonarci adesso ed in futuro.”

5. Il Benedetto sorrise.

6. Allora quelle divinità alquanto offese ascesero al cielo.

7. Una di quelle divinità declamò questa stanza in presenza del Benedetto:
“Se si chiede perdono e non viene accolto
dal maestro, costui è in balìa della collera.
La bontà non sostituisce la collera.
Come bisogna agire in modo saggio?
In chi non si trova collera?
Quale saggio è sempre mentalmente presente?
L’illuminato, il Buddha è compassionevole verso tutte le creature
nel chiedere a lui perdono, non vi è collera.
In lui non vi è colpa. E’ sempre mentalmente presente.”
[Il Benedetto:]
“Se si chiede perdono e non viene accolto
si è in balìa della collera e delle sue catene,
io da ciò sono libero, perciò vi perdono.”

Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di Bhikkhuni Uppalavanna. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoSamyutta Nikaya