Buddha Supremo:
C’era una volta una città chiamata Savatti, situata vicino alla montagna dell’Himalaya. Ho sentito dire che c’erano due principi che vivevano in quella città. Essi godevano troppo dei piaceri sensuali e pensavano solo alla felicità della vita presente e non a quella futura.
Quando morirono, rinacquero nel mondo degli spettri. Sperimentando i risultati delle azioni malvagie che avevano compiuto, con corpi invisibili, nella stessa città, piangevano di rimorso.
Spettro:
Ahimè, avevamo cibo e ricchezza in abbondanza. C’erano anche molti monaci virtuosi che vivevano in città. Ma non gli abbiamo donato nulla. Non abbiamo raccolto alcun merito che ci portasse alla felicità.
Prima eravamo i figli di una famiglia reale. Ma ora stiamo soffrendo nel mondo degli spettri per la fame e la sete. Quale disgrazia più grande può esserci di questa? Quando eravamo nel mondo umano eravamo dei sovrani, ma nel mondo degli spettri non lo siamo. Essendo caduti da una condizione superiore a una inferiore, stiamo soffrendo. Vaghiamo in cerca di cibo, sopraffatti dalla fame e dalla sete.
Buddha Supremo:
Troppi piaceri hanno causato questa disgrazia. Avendo compreso questo pericolo, non bisogna lasciarsi inebriare dai piaceri e non essere arroganti. La persona saggia, dopo la morte, rinascerà in mondi celesti.
Traduzione in Inglese dalla versione Pâli del Ven. Kiribathgoda Gnanananda Thera.
Stories of Ghosts from the Petavatthu © 2018 Mahamegha Publications. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.
Testo: Petavatthu