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Pc 80: Chandaṁadatvāgamana – Andarsene senza dare il consenso

… a Sāvatthī nel boschetto di Jeta, nel monastero di Anāthapiṇḍika. A quel tempo il Sangha si riuniva per una questione o un’altra. Alcuni monaci, dopo aver preparato le vesti, diedero il loro consenso a uno di loro. Allora il Sangha, pensando: “Porteremo a termine quell’atto (formale) per il quale siamo stati convocati.”, accantonò la mozione. Un monaco, pensando: “Stanno compiendo un atto (formale) contro qualcuno; contro chi eseguite l’atto (formale)?”, senza dare il consenso, si alzò dal suo posto e se ne andò. I monaci … lo criticarono, dicendo: “Come può questo monaco, quando il Sangha è impegnato in un discorso decisivo, non dare il consenso, alzarsi dal suo posto e andarsene?”…
“È vero, come si dice, che tu, monaco, quando il Sangha era impegnato in un discorso decisivo, non dando il consenso, ti sei alzato dal tuo posto, e te ne sei andato?”
“È vero, signore.”
L’illuminato, il signore, lo rimproverò dicendo: “Come puoi, stolto, quando il Sangha è impegnato in un discorso decisivo, senza dare il consenso, alzarti dal tuo posto, e andare via? Non è per soddisfare coloro che non sono (ancora) soddisfatti… E così, monaci, questa regola di pratica dovrebbe essere così enunciata:
“Se un monaco, quando l’Ordine è impegnato in un discorso decisivo, senza dare il consenso, si alza dal suo posto, e se ne va, c’è una colpa da espiare.”

Quando il Sangha è impegnato in un discorso decisivo significa: una questione viene annunciata (ma) non decisa, o una mozione viene accantonata, o una risoluzione è incompiuta.
Senza dare il consenso, si alza dal proprio posto e se ne va significa: se si allontana pensando: “Perché non portare a termine questo atto (formale) (anche se) potrebbe essere annullato, (anche se) potrebbe essere incompleto?”, c’è una colpa di cattiva condotta. Se si allontana dall’assemblea, c’è una colpa di cattiva condotta. Quando se ne è andato, c’è una colpa da espiare.

Se pensa che sia un atto legalmente valido quando è un atto legalmente valido (e) non avendo dato il consenso, alzandosi dal suo posto, se ne va, c’è una colpa da espiare. Se è in dubbio se si tratta di un atto legalmente valido… c’è una colpa da espiare. Se pensa che non sia un atto legalmente valido quando è un atto legalmente valido… non c’è colpa. Se pensa che sia un atto legalmente valido quando non lo è, c’è una colpa di cattiva condotta. Se ha il dubbio che non sia un atto legalmente valido, c’è una colpa di cattiva condotta. Se pensa che non sia un atto legalmente valido quando non lo è, non c’è colpa.

Non c’è colpa se se ne va pensando: “Ci sarà un litigio o una disputa o una lotta o una contesa nel Sangha”; se si allontana pensando: “Ci sarà uno scisma nel Sangha o un dissenso nel Sangha”; se si allontana pensando: “Compirà l’atto (formale) secondo ciò che non è regola, o da una riunione incompleta, o contro una persona non adatta a un atto (formale)”; se, essendo malato, se ne va; se se ne va perché c’è qualcosa da fare per uno che è malato; se se ne va per riposarsi; se, ansioso di non trovare difetti nell’atto (formale), se ne va pensando: “Tornerò di nuovo”; se è pazzo, se è la prima colpa.

Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di I.B. Horner, The Book of the Discipline.
Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

Testo: Pācittiya