Storia
Un tempo, quando il Buddha soggiornava nella sala con il tetto a pinnacolo nella Grande Foresta presso Vesālī, il Sangha aveva abbondanza di cibo fresco. Il venerabile Ānanda lo disse al Buddha, che rispose: “Allora, Ānanda, dai dei dolci a coloro che prendono gli avanzi.”
“Sì, signore.” Ānanda li fece sedere in fila e diede loro un dolce ciascuno, finché non ne diede per sbaglio due a una asceta errante. Le ascete erranti sedute accanto a lei le dissero: “Questo monaco è il tuo amante.”
“Non lo è. Me ne ha dati due, pensando che fosse uno.”
E una seconda volta… E una terza volta Ānanda diede loro un dolce ciascuno, finché per sbaglio ne diede due alla stessa asceta errante. Ancora una volta l’asceta errante seduta accanto a lei le disse: “Questo monaco è il tuo amante.”
“Non lo è. Me ne ha dati due, pensando che fosse uno.”
E cominciarono a discutere se fossero o meno amanti.
Anche un asceta Ājīvaka si recò a quella distribuzione di cibo. Un monaco mescolò del riso con una grande quantità di ghee e gli diede una grossa quantità. Egli lo prese e se ne andò. Un altro Ājīvaka gli chiese: “Dove hai preso quel riso?”
“Dalla distribuzione di cibo dell’asceta Gotama, il capofamiglia dalla testa rasata.”
Alcuni seguaci laici ascoltarono la conversazione tra quegli asceti Ājīvaka. Si recarono quindi dal Buddha, si inchinarono, si sedettero e dissero: “Venerabile Signore, questi asceti di altre dottrine vogliono denigrare il Buddha, il Dhamma e il Sangha. Sarebbe bene che i monaci non dessero personalmente nulla ai monaci di altre dottrine.”
Dopo che il Buddha ebbe istruito, ispirato e allietato quei seguaci laici con un insegnamento, essi si alzarono dai loro posti, si inchinarono, lo salutarono con profondo rispetto e se ne andarono. Poco dopo il Buddha impartì un insegnamento e si rivolse ai monaci: “Allora, monaci, stabilirò una regola di pratica per le seguenti dieci ragioni: per il benessere del Sangha, per la tranquillità del Sangha, per il controllo delle persone cattive, per la felicità dei monaci ben istruiti, per il controllo delle corruzioni relative alla vita presente, per il controllo delle corruzioni relative alle vite future, per far nascere la fede in coloro che non ce l’hanno, per aumentare la fede in coloro che ce l’hanno, per la longevità del vero Dhamma e per sostenere la pratica. E, monaci, questa regola di pratica dovrebbe essere così recitata:
Giudizio finale
“Se un monaco offre personalmente cibo fresco o cotto a un asceta nudo, a un asceta errante maschio o femmina commette una colpa che comporta la confessione.”
Definizioni
A:
chiunque …
Monaco:
… Il monaco che ha ricevuto l’ordinazione completa da un Sangha unanime attraverso una procedura legale che consiste in una mozione e tre avvisi, che è irreversibile e adatta a rimanere – questo tipo di monaco è inteso in questo caso.
Un asceta nudo:
qualsiasi asceta che sia nudo.
Un aspetta errante maschio:
qualsiasi asceta errante maschio, a parte i monaci buddhisti e i monaci novizi.
Una asceta errante:
qualsiasi donna asceta errante, ad eccezione delle monache buddhiste, delle monache tirocinanti e delle monache novizie.
Cibo fresco:
a parte i cinque cibi cotti, l’acqua e i prodotti per pulire i denti, il resto è chiamato “cibo fresco”.
Cibo cotto:
Ci sono cinque tipi di cibo cotto: cereali cotti, zuppe, prodotti a base di farina, pesce e carne.
Offrire:
se offre con il corpo o con ciò che è collegato al corpo commette una colpa che comporta la confessione.
Permutazioni
Se si tratta di un asceta di un’altra dottrina, e lui lo percepisce come tale, e gli offre personalmente del cibo fresco o cotto, commette una colpa che comporta la confessione.
Se si tratta di un asceta di un’altra dottrina, ma non ne è sicuro, e gli offre personalmente del cibo fresco o cotto, commette una colpa che comporta la confessione.
Se si tratta di un asceta di un’altra dottrina, ma non lo percepisce come tale, e gli offre personalmente del cibo fresco o cotto, commette una colpa che comporta la confessione.
Se offre acqua o un prodotto per pulire i denti, commette una colpa di cattiva condotta.
Se non è un asceta di un’altra dottrina, ma lo percepisce come tale, commette una colpa di cattiva condotta.
Se non è un asceta di un’altra dottrina, ma non ne è sicuro, commette una colpa di cattiva condotta.
Se non è un asceta di un’altra dottrina e non lo percepisce come tale, non c’è colpa.
Nessuna colpa
Non c’è colpa: se non offre, ma si fa offrire; se offre mettendolo vicino alla persona; se offre unguenti per uso esterno; se è pazzo; se è la prima colpa.
La regola di pratica sugli asceti nudi, la prima, è terminata.
Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di Bhikkhu Brahmali. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.
Testo: Pācittiya