Storia
Prima sotto-storia
Un tempo il Buddha soggiornava a Sāvatthī nel boschetto di Jeta, nel monastero di Anāthapiṇḍika. A quel tempo i monaci si facevano realizzare delle coltri ogni anno. Continuavano a supplicare e a chiedere: “Per favore, date la lana! Abbiamo bisogno di lana!” La gente si lamentava e li criticava: “Come possono i monaci sakya farsi realizzare delle coltri ogni anno, implorando e chiedendo: “Per favore, date la lana! Abbiamo bisogno di lana!”? Noi realizziamo delle coltri per noi stessi solo ogni cinque o sei anni, anche se i nostri figli ci defecano e urinano sopra e vengono mangiate dai topi.”
I monaci ascoltarono le lamentele di quelle persone e si lamentarono e criticarono quei monaci: “Come possono quei monaci fare questo?”
Dopo averli rimproverati in molti modi, ne parlarono al Buddha. Poco dopo egli riunì il Sangha e interrogò i monaci: “È vero, monaci, che ci sono monaci che fanno questo?”
“È vero, signore.”
Il Buddha li rimproverò: “Come possono questi uomini stolti fare questo? Questo influenzerà la fede delle persone…” … “E, monaci, questa regola di pratica dovrebbe essere così recitata:
Giudizio preliminare
“Se un monaco ha fatto realizzare una nuova coltre, deve conservarla per sei anni. Sia che quella coltre sia stata ceduta o meno, se si fa realizzare un’altra coltre nuova in meno di sei anni, commette una colpa che comporta la rinuncia e la confessione.”
In questo modo il Buddha stabilì questa regola di pratica per i monaci.
Seconda sotto-storia
Un tempo un monaco di Kosambī era malato. I suoi parenti gli mandarono un messaggio dicendo: “Vieni, venerabile, ti cureremo.” I monaci lo esortarono ad andare, ma lui rispose: “Il Buddha ha stabilito una regola di pratica secondo la quale un monaco che si fa realizzare una nuova coltre deve tenerla per sei anni. Ora, poiché sono malato, non posso viaggiare con la mia coltre. E poiché non mi sento a mio agio senza, non posso partire.”
Lo dissero al Buddha.
Poco dopo egli diede un insegnamento e si rivolse ai monaci:
“Monaci, vi permetto di dare il permesso di una coltre a un monaco malato.
E dovrebbe essere dato in questo modo. Dopo essersi avvicinato al Sangha, il monaco malato deve mettersi la veste superiore su una spalla e portare rispetto ai monaci anziani. Poi deve accovacciarsi sui talloni, e a mani giunte dire: “Venerabili, sono malato. Non posso viaggiare con la mia coltre. Chiedo al Sangha il permesso di portare una coltre.” E dovrebbe chiedere una seconda e una terza volta. Un monaco competente e capace dovrebbe poi informare il Sangha: “Vi prego, venerabili, chiedo al Sangha di ascoltare. Il monaco tal dei tali è malato. Non può viaggiare senza la sua coltre. Chiede al Sangha il permesso di portare con sé una coltre. Se al Sangha sembra appropriato, il Sangha dovrebbe dare un permesso generale al monaco tal dei tali. Questa è la mozione: “Per favore, venerabili, chiedo al Sangha di ascoltare. Il monaco tal dei tali è malato. Non può viaggiare senza la sua coltre. Chiede al Sangha il permesso di portare la coltre. Il Sangha dà un permesso di una coltre al monaco tal dei tali. I monaci che approvano la concessione del permesso della coltre al monaco tal dei tali devono rimanere in silenzio. I monaci che non approvano dovrebbero parlare.
Il Sangha ha dato un permesso generale al monaco tal dei tali. Il Sangha approva e quindi tace. Lo ricorderò così.”
E così, monaci, questa regola di pratica dovrebbe essere così recitata:
Giudizio finale
“Se un monaco ha fatto realizzare una nuova coltre, deve conservarla per sei anni. Sia che quella coltre sia stata ceduta o meno, se si fa realizzare un’altra coltre nuova in meno di sei anni, a meno che i monaci non siano d’accordo, commette una colpa che comporta la rinuncia e la confessione.”
Definizioni
Nuova:
si intende una coltre di nuova fabbricazione.
Una coltre:
è fatta per stendere, non per tessere.
Ha realizzato:
ha fatto o ha fatto fare.
Dovrebbe tenerla per sei anni:
dovrebbe tenerla per sei anni al massimo. È curioso che la spiegazione qui sia formulata come un massimo, quando la regola stabilisce un limite minimo. Il punto potrebbe essere che la coltre può essere ceduta prima dei sei anni. Da questo punto di vista il limite può forse essere considerato un massimo.
In meno di sei anni:
meno di sei anni.
La coltre è stata ceduta:
è stata data ad altri.
Non:
non è stata data a nessuno.
se i monaci non sono d’accordo:
Se realizza o fa realizzare un’altra coltre nuova, a meno che i monaci non siano d’accordo, allora lo sforzo è un atto di cattiva condotta. Quando ottiene la coltre, questa diventa soggetta a rinuncia.
La coltre dovrebbe essere ceduta a un sangha, a un gruppo o a un individuo. “E, monaci, dovrebbe essere ceduta in questo modo: “Venerabili, questa coltre, che ho fatto realizzare dopo meno di sei anni senza il consenso dei monaci, deve essere ceduta. La cedo al Sangha. … il Sangha dovrebbe dare… voi dovreste dare… ‘Vi restituisco questa coltre.”
Permutazioni
Se finisce ciò che ha iniziato da solo, commette una colpa che comporta la rinuncia e la confessione. Se fa finire ad altri ciò che ha iniziato da solo, commette una colpa che comporta la rinuncia e la confessione. Se finisce lui stesso ciò che è stato iniziato da altri, commette una colpa che comporta la rinuncia e la confessione. Se fa finire ad altri ciò che è stato iniziato da altri, commette una colpa che comporta la rinuncia e la confessione.
Nessuna colpa
Non c’è colpa: se ne realizza una dopo sei anni; se ne realizza una dopo più di sei anni; se ne realizza o ne fa realizzare una per conto di un altro; se ottiene ciò che è stata realizzata da un altro e poi la utilizza; se realizza un copriletto, una copertura per il pavimento, un paravento di stoffa, un materasso o un cuscino; se ha il permesso dei monaci; se è pazzo; se è la prima colpa.
La regola di pratica sui sei anni, la quarta, è terminata.
Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di Bhikkhu Brahmali. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.
Testo: Nissaggiya Pācittiya