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Le tre radici del male

Lobha, dosa e moha sono le tre radici del male. I loro opposti sono le radici del bene. Lobha dalla radice lubh, aggrapparsi, o attaccarsi ad un sé, è tradotto in genere come attaccamento / appropriazione. Alcuni la traducono con la parola avidità.

L’attaccamento / appropriazione nasce, di regola, col contatto di un oggetto dei sensi desiderabile. Nel caso opposto, il contatto di un oggetto dei sensi non desiderabile, in genere nasce l’avversione. In pali questa avversione è detta dosa o patugha. Dosa deriva dalla radice dus, essere sgradevole. Patugha deriva da pati, contro e da gha, colpire, aver contatto. Parole equivalenti di patugha sono cattiva volontà e odio. Moha deriva da muh, illudere. E’ illusione, stupidità, ignoranza, confusione. E’ moha che oscura ed acceca la mente. Secondo l’Abhidhamma moha è comune a tutti i mali. Lobha e dosa non sorgono da sole, ma spesso in combinazione con moha.

Opposte a queste radici maligne o nocive sono le radici del bene, kusala. Esse non indicano l’assenza della condizione di un certo male, ma stanno a significare la presenza di condizioni benefiche e positive. Aloha non significa solo non-attaccamento, ma anche generosità. Così adosa non vuol dire solo non rabbia, non odio, ma anche buona volontà, benevolenza, amore universale o gentilezza amorevole (metta). La stessa amoha non significa solo non-ignoranza, ma anche saggezza o conoscenza (pañña).