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Kv 3.7: Dibbacakkhukathā – Sull’occhio celeste

Punto controverso: L’occhio carnale, quando è il vettore di un’idea, diventa l’occhio celeste.

Commentario: Questa è una tesi sostenuta dagli Andhaka e dai Sammitiya.

Theravāda: Se affermate questo, dovete anche dire che l’occhio carnale è l’occhio celeste e, viceversa, che i due sono simili, anzi sono identici, l’uno avendo la stessa portata, potenza e campo dell’altro. Questo lo negate.
Inoltre, se li mettete sullo stesso piano, state affermando che qualcosa che è stato catturato come effetto di un karma precedente diventa qualcosa che non è stato catturato, che l’esperienza nell’universo dei sensi è l’esperienza nell’universo di “Rūpa”, che l’esperienza, ragionando per analogia, nell’universo di Rūpa è l’esperienza nell’universo dei mondi celesti più remoti, che le cose incluse in questi universi sono “non incluse” – il che è assurdo.
Inoltre, con la vostra tesi ammettete anche che l’occhio celeste, quando è il vettore di un’idea sensuale nei Jhāna, diventa l’occhio carnale. E, ancora, che, quando è il vettore di un’idea spirituale, diventa l’occhio della conoscenza, cosa che dovete negare.
Inoltre, state anche ammettendo che ci sono solo due tipi di visione (o “occhio”). Se negate, la vostra tesi cade. Se invece confermate, vi chiedo se l’Eccelso non abbia parlato di tre tipi di visione – quella carnale, quella celeste e l’occhio della conoscenza – in questo modo:
“Tre, monaci, sono i modi della visione: quali sono? L’occhio carnale, l’occhio celeste, l’occhio della conoscenza”?

“L’occhio carnale, l’occhio celeste,
l’occhio della visione profonda, la visione suprema:
queste sono le visioni, le tre visioni rivelate dall’uomo supremo”.

“La genesi dell’occhio carnale,
il sentiero dell’occhio celeste,
come è nata la visione profonda:
L’occhio della insuperabile visione profonda.
Chi conosce quell’occhio,
è liberato da ogni male e sofferenza”.

The Points of Controversy, traduzione in inglese dalla versione pâli del Kathāvatthu dell’Abhidhamma di Shwe Zan Aung e C.A.F. Rhys Davids. Pubblicato per la prima volta dalla Pali Text Society, 1915. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoKathavatthu