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Kv 22.2: Kusalacittakathā – Sulla coscienza morale

Punto controverso: L’Arahant è eticamente consapevole quando completa l’esistenza al momento della morte.

Commentario: Alcuni, come gli Andhaka, sostengono questa opinione sulla base del fatto che l’Arahant è sempre chiaramente cosciente, anche nel momento del trapasso definitivo. La critica sottolinea che la coscienza morale (etica o buona) comporta inevitabilmente un karma meritorio [che ha effetto nella rinascita]. La dottrina citata dall’oppositore è inconcludente. Si limita a indicare la chiarezza e la consapevolezza dell’arahant mentre sta morendo, la sua presenza mentale e la sua concentrazione eticamente neutra e quindi inoperosa negli ultimi istanti del suo processo cognitivo [javana].

Theravāda: State affermando che un Arahant sta ottenendo un karma meritorio o un karma di carattere imperturbabile; che sta operando un karma che influisce sul destino e sulla rinascita, favorendo l’autorità e l’influenza mondana, la ricchezza e la reputazione, la bellezza celeste o umana … .
State affermando che l’arahant, quando trapassa, accumula o distrugge, elimina o sviluppa, disperde o lega, dissipa o raccoglie. Non è forse vero che, in quanto arahant, non accumula né distrugge, come colui che ha accumulato? Non è forse vero che egli, in quanto arahant, né elimina né sviluppa, come chi rinuncia? Che non disperde né lega, come chi ha disperso? Non dissipa né raccoglie, come chi ha disperso?

Andhaka: Ma un arahant non trapassa del tutto con una chiara presenza mentale, consapevole e cosciente? Voi siete d’accordo. Quindi questa è una “buona” coscienza.

The Points of Controversy, traduzione in inglese dalla versione pâli del Kathāvatthu dell’Abhidhamma di Shwe Zan Aung e C.A.F. Rhys Davids. Pubblicato per la prima volta dalla Pali Text Society, 1915. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoKathavatthu