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Kv 20.1: Asañciccakathā – Sui crimini involontari

Punto controverso: I cinque crimini cardinali, anche se commessi involontariamente, comportano una pena immediatamente successiva alla morte.

Commentario: Poiché le ragioni per una pena immediata dopo la morte sono molto importanti e gravi, alcuni – per esempio gli Uttarapathaka – sostengono che anche l’inflizione non intenzionale di tali ferite lo richieda.

Theravāda: Ma voi affermate che se uccido involontariamente, sono un assassino, e allo stesso modo, per quanto riguarda le altre quattro azioni malvagie proibite dalla morale, che se rubo involontariamente sono un ladro… se dico involontariamente delle falsità, sono un bugiardo. Voi negate. Eppure volete fare delle eccezioni alla relativa innocenza di tali atti solo in questi cinque casi gravi… .
Potete citarmi un Sutta che giudichi un crimine involontario come quello che dice:
“Chi uccide intenzionalmente sua madre incorre in una pena immediata”?
Non è possibile. Né potete sostenere la vostra tesi.

Uttarāpathaka: Ma non rimane il fatto che la madre è stata uccisa? Sicuramente anche l’assassino involontario subisce una pena immediata. Allo stesso modo, anche chi uccide involontariamente il padre o l’arahant, o versa il sangue di un Buddha, incorre in un simile castigo.

Theravāda: Ora, per quanto riguarda il quinto di tali crimini: volete forse dire che tutti gli scismatici incorrono in tale destino? Negate. Ma ripensateci! Ora assentite. Ma uno scismatico che è consapevole di essere nel giusto incorre in questo destino? Negate. Ma ripensateci! Ora assentite. Ma non è stato detto dall’Eccelso che: “C’è un tipo di scismatico, Upāli, che incorre nella disgrazia, negli inferi, nella sofferenza per un’eternità, che è incurabile; c’è un tipo di scismatico, Upāli, che non incorre in tale destino, che non è incurabile”?
Quindi non è corretto dire che uno scismatico, consapevole di affermare ciò che è giusto, incorre in tale destino.

Uttarāpathaka: Ma non è stato detto dall’Eccelso che:

“Colui che disgrega il Sangha
è condannato a rimanere per un eone
in stati di sofferenza e sventura.

Chi si diletta nelle lotte di gruppo
e non aderisce al Dhamma,
non sarà mai un arahant.

Avendo disgregato il Sangha quando era in armonia,
rinascerà in eterno negli inferi.”?

Quindi sicuramente uno scismatico subisce il castigo subito dopo la morte.

The Points of Controversy, traduzione in inglese dalla versione pâli del Kathāvatthu dell’Abhidhamma di Shwe Zan Aung e C.A.F. Rhys Davids. Pubblicato per la prima volta dalla Pali Text Society, 1915. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoKathavatthu