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Kv 17.11: Dakkhiṇāvisuddhikathā – Sulla santificazione del dono

Punto controverso: Un dono è santificato solo da chi lo fa, non da chi lo riceve.

Commentario: Alcuni, come gli Uttaiapathaka, sostengono questa opinione: se un dono fosse santificato da chi lo riceve, diventerebbe una grande benedizione. Ora, se il donatore dona e il donatario produce il risultato, ciò significherebbe che il primo fa sì che il secondo agisca per lui, la sua felicità o la sua infelicità sarebbero opera di un altro. In altre parole, uno semina e un altro raccoglie. [Questa è un’eresia.]

Theravāda: Ora, alcuni che ricevono doni non sono forse “degni di offerte, attenzioni, doni, omaggi, saluti, il supremo campo di merito del mondo”? E l’Eccelso non ha forse dichiarato degni di doni le quattro coppie di uomini, gli otto tipi di individui? E non ci sono forse coloro che, dopo aver offerto un dono a un Sotapanna, a un Sakadagami, a un Anagami o a un Arahant, lo rendono effettivo? Come potete quindi mantenere la vostra tesi?

Uttarāpathaka: Ma se un dono può essere santificato da chi lo riceve, non diventa forse l’agente di un’altra persona? Una persona non opera forse la felicità o l’infelicità di un’altra? Non è forse vero che uno semina e un altro raccoglie?

Theravāda: Non è stato forse detto dall’Eccelso che: “Ci sono quattro modi, Ānanda, di santificare un dono. Quali quattro? Un dono può essere santificato da chi lo fa, non da chi lo riceve; un dono può essere santificato da chi lo riceve, non da chi lo fa; oppure può essere santificato da entrambi; o, ancora, da nessuno dei due”?
Quindi è sicuramente sbagliato dire che: “Un dono è santificato solo da chi lo fa, non da chi lo riceve.”

The Points of Controversy, traduzione in inglese dalla versione pâli del Kathāvatthu dell’Abhidhamma di Shwe Zan Aung e C.A.F. Rhys Davids. Pubblicato per la prima volta dalla Pali Text Society, 1915. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoKathavatthu