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Kv 16.9: Rūpaṁrūpāvacarārūpāvacarantikathā – Sulla materia come appartenente ai mondi celesti materiali e immateriali

Punto controverso: La materia appartiene (i.) ai mondi celesti materiali, (ii.) ai mondi celesti immateriali.

Commentario: Alcuni, come gli Andhaka, ritengono che, poiché la materia, che è il prodotto delle azioni compiute nel mondo [e nei mondi celesti] dei sensi, appartiene quindi a quel mondo, quindi, se è il prodotto delle azioni compiute nei mondi celesti materiali o immateriali, appartiene ugualmente a quei mondi celesti.

Theravāda: Allora dovete descrivere la materia in termini descrittivi di: (i.). ) come se cercasse il raggiungimento dei Jhāna, come se cercasse la rinascita su quei piani, come se vivesse felicemente nelle condizioni attuali, come se fosse accompagnata da una mente che cerca quel raggiungimento e quella rinascita, e che vive in quella felicità; come se fosse coesistente con tale mente, associata, congiunta con essa, una cosa sola con essa nella genesi, nella cessazione, nella base fisica, come se avesse gli stessi oggetti davanti a sé… e dovete descrivere la materia in termini descrittivi di: (ii. ), cioè negli stessi termini che applichiamo a (i.). Ma non è forse vero il contrario sia per (i.) che per (ii.)? …

Andhaka: Ma la materia che è dovuta alle azioni compiute nel mondo dei sensi-desideri non si chiama “appartenente” a quel mondo? Se è così, allora la materia dovuta alle azioni compiute in uno degli altri mondi dell’esistenza dovrebbe sicuramente essere chiamata “appartenente” ai mondi celesti materiali o ai mondi celesti immateriali.

The Points of Controversy, traduzione in inglese dalla versione pâli del Kathāvatthu dell’Abhidhamma di Shwe Zan Aung e C.A.F. Rhys Davids. Pubblicato per la prima volta dalla Pali Text Society, 1915. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoKathavatthu